Confessione di primavera

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I GIORNI

Confessione di primavera

Nel bel sole che anticipa la primavera, la gitarella al mare sospinge i due fidanzati conviventi a una chiesa dove chiedono di confessarsi. È inevitabile domandare come mai due bravi ragazzi di parrocchia abbiano tranquillamente scavalcato la celebrazione del sacramento del matrimonio. Il motivo primo questa volta non è la questione economica, ma l’intento di mettersi alla prova prima di una decisione definitiva. Con quel che si vede in giro – dicono -, amici che si lasciano appena sposati, impreviste difficoltà a intendersi, eccetera. Gli si replica: come se prima di nascere e di vivere, uno dovesse fare un periodo di prova per valutare se gli conviene. Siamo impauriti dalla debolezza nostra e altrui, e ci strugge un sentimento di precarietà. Scivoliamo sul pelo dell’acqua senza immergerci nel mare della vita, evitando un’esperienza che coinvolga corpo e anima: condizione ottimale per non vivere veramente. Si crede di sperimentare la realtà di una vita insieme, ma spesso ci si limita ad alcune funzioni della cucina di casa e della camera da letto. Ad ogni giornata – o almeno ad ogni occasione di inciampo – incombe la minaccia per la possibile rovina della casa, con la valigia pronta all’angolo della porta d’uscita.

Nel dialogo con lui e in replica con lei, emerge chiaro che la vera questione è ancora un’altra. I due fidanzati-conviventi riconoscono candidamente di giocare la partita senza il capitano. Cristiani-cristiani, e tuttavia pensano di bastarsi da soli, lasciando fuori casa la grazia di Cristo. Ad amarci e a odiarci bastiamo noi.

A questo punto, l’educazione cristiana ricevuta provoca un sussulto in ciascuno dei due. Si accorgono di avere deciso da soli. Non hanno invitato Cristo ma piuttosto hanno preferito la compagnia degli amici che si dichiarano senza fede, lasciandosi trascinare dai luoghi comuni. La preghiera rarefatta e la messa sfiorita non hanno imbarcato Gesù nella vita. Sono soli anche rispetto alla comunità cristiana, lasciandosi scivolare sull’onda quieta e abbondante delle nuove regole suggerite dall’andamento della società. Avanti di questo passo, crescerà il sentimento di autosufficienza – o scoppierà l’esperienza di una reale insufficienza. Persino l’eventuale prossimo matrimonio potrebbe accelerare la deriva, lasciando di fatto Cristo ai margini. “Ci pensiamo”, concludono l’uno e l’altra. Non so cosa accadrà a questi fidanzati, e chissà se il sole dell’estate donerà una nuova occasione di incontro. Intanto la buona semente è gettata. La grazia dello Spirito santo può far maturare una felicità più vera e più grande. Non ci sono stati donati per questo la fede cristiana e i suoi sacramenti?

don Angelo

Nuova Scintilla n.12 – 26 marzo 2017