Antropocene

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SGUARDO PASTORALE

Antropocene

Da un decennio circa è entrato nel vocabolario scientifico il termine antropocene. Il termine indica l’era geologica attuale nella quale all’essere umano e alla sua attività sono attribuite le cause principali delle modifiche territoriali, strutturali e climatiche. Serve ad indicare l’impatto che l’homo sapiens ha sull’equilibrio del pianeta. Nel libro della Genesi due sono i mandati che l’uomo riceve da Dio per il suo rapporto con la natura: nel primo racconto della creazione viene chiesto ai progenitori di dominare la natura, nel secondo Dio chiede che il creato venga coltivato e custodito dall’uomo. Siamo entrati nell’Antropocene, un’era nella quale l’impeto del dominio sulla creazione deve cedere il posto alla presa di coscienza della responsabilità che abbiamo su di essa. Non è bastato il grido della casa comune che papa Francesco ha fatto risuonare a livello mondiale con l’enciclica Laudato si’ per ridestare questa coscienza.

Il tema della custodia del creato è purtroppo molto vicino a quello del dramma della guerra e della potenza del denaro. I nostri amici missionari in Africa pregano sempre il Signore a che nella terra in cui stanno spendendo la vita per l’annuncio del Vangelo non venga mai trovata né una stilla di petrolio né un grammo d’oro. Perché, appena questo avvenisse, e negli ultimi tempi l’Africa sta rivelando le sue immense ricchezze, tutto precipiterebbe nell’avidità e nella rapina di cui sono responsabili i grandi paesi dell’occidente del mondo e la Cina. Quest’ultima sta comperando in Africa grandi estensioni di terreno agricolo e i primi ingenti raccolti presto salperanno dall’Africa verso le coste cinesi. Per uscire da questo grande dramma è urgente che la formazione delle nuove generazioni punti a questo grande cambiamento di mentalità e di cultura, il passaggio dal dominio sulla natura alla custodia di essa. Il discorso è di grande attualità e trova una sua felice sintesi nel concetto di ecologia integrale, relativa cioè all’ambiente, all’economia, alla società ma anche e soprattutto all’umano. Papa Benedetto XVI affermava che esiste una “ecologia dell’uomo” perché “anche l’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere”. Citando questa affermazione papa Francesco conclude: “Bisogna riconoscere che il nostro corpo ci pone in una relazione diretta con l’ambiente e con gli stessi esseri viventi. L’accettazione del proprio corpo come dono di Dio è necessaria per accogliere e accettare il mondo intero come dono del Padre e casa comune; invece una logica di dominio sul proprio corpo si trasforma in una logica a volte sottile di dominio sul creato. Imparare ad accogliere il proprio corpo, ad averne cura e rispettare i suoi significati è essenziale per una vera ecologia umana”. È una riflessione che risponde a molte problematiche emerse in questi ultimi anni, in particolare la teoria del gender e il dibattito sul fine vita. Siamo chiamati ad appassionarci di tutto ciò che rende la vita umana degna di essere vissuta, in ogni sua fase e in ogni condizione, contestando quel falso concetto di diritto che fa asservire la vita stessa ai capricci del singolo e alle mode della cultura: vita nascente, vita giovane, vita adulta, vita anziana, vita sfruttata, vita malata, vita discriminata, vita morente, vita migrante è dono e responsabilità. Solo questo approccio può rendere il mondo più giusto e l’Antropocene un’epoca di autentico sviluppo.

don Francesco Zenna

Nuova Scintilla n.11 – 19 marzo 2017