Le parole dell’Amore

zenna
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SGUARDO PASTORALE

Le parole dell’Amore

Abbiamo proprio gustato la lettura del 4° capitolo dell’Amoris Laetitia. Siamo dai trenta ai quaranta, ci raduniamo in Seminario al lunedì per le 20.45, ci diamo un’ora di tempo, poco più, leggiamo il testo e lo commentiamo insieme. Già nelle sere precedenti abbiamo condiviso delle riflessioni entusiastiche, e ci siamo chiesti quanti si fanno il regalo di leggere questo testo nella sua interezza, piuttosto che accontentarsi di qualche commento apparso sulla stampa. Ma lunedì scorso abbiamo toccato il vertice del messaggio di papa Francesco accostando il tema dell’amore nel matrimonio. Le parole dell’amore sono tratte dall’inno di san Paolo: l’amore è vero quando è paziente, benevolo, umile. L’amore ha il sapore delle cose piccole e quotidiane, praticate giorno dopo giorno con tenacia e costanza. Di esse si nutre e diventa grande e robusto. Per questo la famiglia è la palestra dell’amore. Nel praticarlo infatti si sperimenta e se ne gusta il buon sapore: quando si capisce che non vince chi ha ragione ma si vince quando si costruisce qualcosa insieme; quando si può contare su qualcuno e la casa diventa il luogo degli affetti con cui ricaricare le energie. Una volta sperimentato, l’amore “non verrà mai meno” e sarà la moneta con cui valutare ciò che nella vita conta.

Ma il pensiero del papa non finisce qui, scala le vette vertiginose della teologia per dire che “quando un uomo e una donna celebrano il sacramento del matrimonio, Dio, per così dire, si «rispecchia» in essi, imprime in loro i propri lineamenti e il carattere indelebile del suo amore. Altro che sentimento passeggero, qui si mette in gioco il mistero stesso della Trinità: “Dio fa dei due sposi una sola esistenza”. Nessuno scoraggiamento, ovviamente, per le difficoltà che si incontrano, gli arresti e le cadute. Si tratta di un percorso graduale dove hanno grande importanza innanzitutto “il dono della grazia”, che inserisce nel grande mistero dell’amore di Dio; ma poi anche la scoperta e l’apprezzamento “dell’alto valore che ha l’altro”, dello scambio, della condivisione, dove gioia e tenerezza sono frutto di uno sguardo che non si ferma agli aspetti esteriori ma coglie “l’essere personale del coniuge, che esiste al di là dei miei bisogni”, e dove anche il dolore affrontato e superato insieme diventa scuola di vita e sorgente di soddisfazioni. Proprio per questo il papa invita i giovani a non temere che l’istituzione del matrimonio spenga questa esperienza, perché, al contrario “l’unione trova in tale istituzione il modo di incanalare la sua stabilità e la sua crescita reale e concreta”, essa infatti “mostra la serietà dell’identificazione con l’altro, indica un superamento dell’individualismo adolescenziale, ed esprime la ferma decisione di appartenersi l’un l’altro”. Guardarsi negli occhi, ascoltarsi con pazienza, dialogare con attenzione, rispettarsi nella diversità sono le pietre miliari del cammino verso la gioia vera. Non vanno trascurate neppure le emozioni. Siamo stati abituati a leggere le passioni unicamente nel loro aspetto negativo di tendenza alla soddisfazione egoistica di sé. “In realtà si può compiere un bel cammino con le passioni, il che significa orientarle sempre più in un progetto di autodonazione e di piena realizzazione di sé che arricchisce le relazioni interpersonali in seno alla famiglia”. Anche le relazioni sessuali. Scrive il Papa: “In nessun modo possiamo intendere la dimensione erotica dell’amore come un male permesso o come un peso da sopportare per il bene della famiglia, bensì come dono di Dio che abbellisce l’incontro tra gli sposi”.

don Francesco Zenna

Nuova Scintilla n.10 – 12 marzo 2017