L’eleganza dei gigli di campo

Facebooktwitterpinterestmail

I GIORNI

L’eleganza dei gigli di campo

Un’amica mi avverte della sfilata di moda in corso a Milano dal 22 al 28 febbraio. Non aspettavo altro. La considerazione per l’ingegno degli stilisti, la soddisfazione per il lavoro delle persone, l’ammirazione per la raffinatezza delle modelle, sospingono a considerare con simpatia – mista a un filo di ironia – il bel mondo della moda. Mi sorprende di botto la perfetta coincidenza di tempo con il Vangelo della domenica corrispondente, dove Gesù dice: “E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro…”. Dio che non dimentica gigli e uccelli dimenticherà noi, lasciandoci nudi e senza cibo? E allora, dovremo buttare le sfilate, le mode, i vestiti? Non sia mai. Non siamo nel paradiso terrestre, dove Adamo e Eva passeggiano davanti a Dio ‘vestiti’ così come Dio li ha fatti. La cura del vestito è cosa bella; indica civiltà, cultura, arte. Il vestito protegge dal freddo e dal caldo, distingue le varie mansioni del lavoro, serve per la pace e anche per la guerra (purtroppo!). Un bel vestito esalta la persona e affascina lo sguardo.

Ma qual è il vero bene della vita? La vera protezione della persona, da dove viene? Il vestito, il mangiare e il bere, tutto è utile perché “tutto è vostro, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro, ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio” (1 Cor 3, 22). Guardando questa origine e considerando questa appartenenza, ogni cosa prende la giusta misura. Non siamo una realtà evanescente, non siamo solo anima spirituale. Ciascuno, anima e corpo, tende a un di più di bellezza e di verità. Come cambia il mondo quando gli uomini sono coscienti di questa origine e tendono a questa pienezza? Come si proporzionano le ore della giornata e le energie della vita; come si impostano i rapporti con il prossimo e l’uso di cose, denaro, vestiti, possedimenti?

Si può condividere un pranzo con chi non ha da mangiare, si può comprare un vestito bello per una persona in difficoltà o per un regalo a una persona amica, fidandosi del Dio che ci ama e soccorre alle nostre necessità. Invece di affannarci, conviene dunque imparare a domandare. Dio è molto più di un bravo stilista. Ad ognuno il suo lavoro: lo stilista fa il vestito bello e Dio fa l’uomo santo. Mentre i giorni del carnevale scivolano sul crinale della Quaresima, possiamo affidarci a Dio che – come ad Adamo ed Eva nel paradiso terrestre – prepara un vestito nuovo all’uomo peccatore.

don Angelo