Fedeli alla via intrapresa dell’obbedienza a Dio?

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PAROLA DI DIO – 1ª domenica di Quaresima – anno A

LETTURE: Is 49, 14-15; Dal Salmo 61; 1 Cor 4, 1-5; Mt 6, 24-34.

Fedeli alla via intrapresa dell’obbedienza a Dio?

Gen 2,7-9;3,1-7: “Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare…ma…”

La terra nella quale viviamo è un giardino in cui crescono tante specie di piante. All’uomo è affidato il  compito di custodirle e anche di cibarsene. Ma ce n’è qualcuna di velenosa e mortale per l’uomo. Bisogna quindi riconoscerla ed evitarla. Per riconoscerla abbiamo due mezzi: o qualcuno che le conosce ci mette in guardia oppure impariamo per esperienza perché mangiandone ne subiamo le conseguenze deleterie o anche mortali, come capita talvolta con i funghi velenosi. Da questa pagina della bibbia impariamo che la Parola di Dio ci mostra anzitutto quanto di bello e di buono Dio ha messo a nostra disposizione (“Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare”) ma ci ammonisce anche su quanto dobbiamo evitare per andare incontro a scelte dannose per noi (“Non dovete mangiare e non dovete toccare, altrimenti morirete”). Tentazione dunque significa l’inganno di farci vedere bene ciò che invece in realtà è un male per noi: “Non morirete affatto…anzi, sareste come Dio…”. Inganno circa la Parola di Dio e circa Dio stesso, cosicché la parola di Dio ci apparirebbe come ‘limitante la libertà’ e non invece qual è, ‘parola di vita e di verità’, e Dio stesso apparirebbe come padrone geloso e dominatore e non come invece è, creatore e padre che ci consegna il creato perché lo custodiamo e ne godiamo i frutti. Non prestare fiducia a Dio e alla sua parola per dare credito al tentatore ha conseguenze rovinose: “si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi”. Con tale espressione si prende atto che ‘provare’ (mangiare) ciò che sembrava promettere qualcosa di grande, come suggerito dall’astuto tentatore, rivelò invece tutta la loro fragilità e insipienza, così che poi dovranno confessare: “Il serpente ci ha ingannati”! Inganno in cui non sarebbero caduti se solo avessero seguito la Parola di Dio.

Dal Salmo 50: “Perdonaci, Signore, abbiamo peccato”. 

Il Salmo 50 è il più noto del salmi penitenziali. Salmo penitenziale significa preghiera di invocazione di perdono a Dio pietoso e misericordioso e riconoscimento del proprio peccato: “Pietà di me, o Dio, per il tuo amore e la tua grande misericordia (invocazione)…riconosco il mio peccato…” (confessione).  Ma insieme, come un solo atto, in ogni preghiera penitenziale si esprime anche il desiderio di ritornare a vivere in obbedienza alla sua parola e si invoca per questo  il suo intervento ricreatore: “Crea in me, o Dio, un cuore puro… rinnova uno spirito forte, rendimi la gioia, sostienimi…”. Dio misericordioso concede perdono e rinnova la sua grazia, cosicché ora può riprendere nuovamente la preghiera-dialogo con Dio che diventa canto di lode: “Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode”. 

Rm 5,12-19: “Per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti”.

Meglio usare la lettura breve, dalla quale si ricava ugualmente il pensiero dell’apostolo. L’annuncio fondamentale di Paolo è che Cristo con la sua opera di salvezza (incarnazione, missione, passione, morte e risurrezione) ha riversato su tutti la grazia di Dio. Se la solidarietà umana è stata tale che il peccato di Adamo ha coinvolto tutti nelle sue conseguenze, come abbiamo letto nella prima lettura, tanto più grande è l’effetto di quanto Cristo ha fatto per noi. Tutti siamo coinvolti nella sua azione di salvezza, tutti “riceviamo l’abbondanza della sua grazia e tutti siamo costituiti giusti”. La Grazia di Cristo è superiore al peccato dell’uomo.

Mt 4,1-11: “Dopo aver digiunato… ebbe fame”.

Gesù sta per iniziare la sua missione pubblica che vivrà fedelmente fino al dono totale di sé. Come accadrà anche al Getsemani, prima di affrontare la sua passione e croce, Gesù si dispone con un lungo tempo di preghiera e un prolungato ascolto della parola di Dio cui intende servire fino infondo. Ma l’obbedienza a Dio richiede di non cedere ad ogni genere di tentazione che allontana da quell’obbedienza e di non lasciarsi ingannare dai desideri umani mossi dall’orgoglio o dagli abbagli del seduttore. Il digiuno unito alla preghiera e all’ascolto della parola di Dio, rappresenta e riassume la lotta per il dominio di quei desideri umani, primo fra tutti l’orgoglio, che possono distogliere dall’obbedienza a Dio e che sono riassunti nella triplice tentazione affrontata da Gesù. Il primo ambito della tentazione riguarda lo smodato desiderio di possedere (che tutti questi sassi diventino pane) che è idolatria, come se la vita dipendesse dalla quantità di beni posseduti; l’uomo vive anche di ben altro! Il secondo grande ambito tocca il desiderio di dominare Dio piuttosto che servirlo, porre la sua potenza a proprio servizio (ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo). Infine il terzo grande ambito della tentazione è il desiderio del potere sugli uomini ottenuto vendendosi ad ogni schiavitù e a ogni male, impersonato da satana (gettandoti ai miei piedi mi adorerai). La tentazione viene dall’esterno, ma trova alleati anche all’interno, nell’orgoglio e nell’inclinazione alla disobbedienza. Solo la luce e l’autorevolezza della parola di Dio meditata e accolta, il sostegno della sua grazia invocata nella preghiera e il dominio dell’orgoglio attraverso la rinuncia ad ogni vizio espressa dal digiuno, possono assicurare la fedeltà a Dio. Così ha fatto Gesù e, come Gesù, anche il battezzato rimarrà fedele a Dio se come lui ispira le sue scelte alla Parola di Dio meditata e accolta, invoca l’aiuto nella preghiera e accetta l’impegno della lotta contro ogni seduzione del male. Intensificare questi tre impegni significa vivere la Quaresima.

+ Adriano Tessarollo

Da Nuova Scintilla n.9 – 05 marzo 2017