La fortuna di averlo conosciuto

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E’ morto a Bergamo mons.  Antonio Locatelli. Fu tra noi dal 1951 al 1964

La fortuna di averlo conosciuto

È venuto a mancare lo scorso giovedì 26 gennaio nella Casa del Clero a Stezzano (BG) mons. Antonio Locatelli, figura di spicco nel panorama del clero bergamasco, molto apprezzato anche in altre diocesi, compresa quella di Chioggia, dove operò dall’estate 1951 al 1964. Si è spento a 95  anni (1921-2017), al termine di una vita contrassegnata da dedizione intelligente e generosa. Lo fa capire il profilo dei servizi pastorali da lui espletati nel cuore della Chiesa. Avvenuta l’ordinazione presbiterale (15 giugno 1946), fu inviato come coadiutore a Berbenno (1946-51); quindi entrò a far parte della comunità del Seminario ‘Paradiso’ che abilitava i preti alla missione in patria e all’estero. Nell’estate del 1951 venne nel Basso Polesine con alcuni altri confratelli bergamaschi, richiesti dall’allora vescovo mons. Giacinto Ambrosi, e fu destinato alla zona di Ca’ Venier nel delta del Po, come supporto a un vicariato popolato da pescatori e braccianti. Superati gli orrori della grande alluvione del novembre 1951, che aveva provocato un centinaio di morti e quasi 200.000 senzatetto, nel novembre 1952 fu nominato dal vescovo Piasentini assistente delle ACLI nell’ampia zona mandamentale di Ca’ Venier, dove lavorò assiduamente per fondare le prime cooperative. Inaugurato il 28 aprile 1956 il Centro Professionale ‘S. Giuseppe Artigiano ’in Donada, su incarico del vescovo ne divenne primo direttore, donando la sua presenza educativa ai giovani che seguivano i corsi di muratori, idraulici, saldatori e meccanici e il sostegno dell’amicizia al personale insegnante. 

Lasciò quindi il Polesine e divenne parroco di Monterotondo a Roma (1964-66), poi superiore del Seminario ‘Paradiso’ (1966-71), cappellano dei migranti italiani in Svizzera (1971-72) e in Belgio (1972-75), parroco di Gaverina (1976-81), vicario generale del vescovo di Bergamo mons. Giulio Oggioni (1981-88). Riprese quindi la via della missione e fu prima a Lione (1988-89), poi parroco a Olera nella Valle Seriana (1989-96). Si ritirò da ultimo nella Casa del Clero di Stezzano, vicino all’omonimo santuario mariano, aiutando il fratello don Tobia nell’assistenza religiosa ai pellegrini fin quasi alla fine del suo pellegrinaggio terreno.  La pluralità dei servizi e la vastità dei luoghi dove operò dice qualcosa dell’ampiezza del suo cuore di pastore. Il Polesine lo ricorda per l’alone di simpatia che la sua personalità suscitava in ogni ceto di persone: sapeva farsi semplice con i semplici, giovane con i giovani, vicino a tutti. Per questo suo tratto nobile e immediato, che ispirava fiducia, era diventato il coordinatore del gruppo dei sei sacerdoti bergamaschi inseritisi nella diocesi di Chioggia fino al 1964. L’abbiamo conosciuto come uomo intraprendente, dotato di ottimismo e di chiarezza di vedute. Il Basso Polesine è rimasto nel suo cuore sempre, come lui nel cuore dei polesani. Soprattutto la comunità di Donada ha mantenuto rapporti durevoli di amicizia: e lui anche in età avanzata menzionava persone, gradiva ricordare volti e situazioni con freschezza indelebile. Grazie ai tanti talenti spesi per il prossimo, la provincia di Bergamo nel 2005 ha voluto riconoscere il suo impegno per i migranti; dal canto suo la diocesi lo ha fatto insignire del titolo di protonotario apostolico. Ma il più gli sarà riservato da Chi sa leggere nel profondo del cuore ciò che noi abbiamo potuto solo decifrare sullo sguardo sereno di un uomo di Dio.

G. Marangon

Da Nuova Scintilla n.5 – 05 febbraio 2017