Religioni e politica

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CONVEGNO COL PROF. ENZO PACE

Religioni e politica

Era il 1967 quando Paolo VI istituiva la Giornata della Pace da celebrare il 1° gennaio 1968, con il desiderio che poi, ogni anno, si ripetesse come augurio e come promessa, proposta  che non interessasse  solo  la sfera ecclesiale ma che fosse accolta e sostenuta  da quanti considerano la pace il bene primario per cui spendersi secondo la propria indole e specificità. L’Azione cattolica tiene fede a una consolidata tradizione di impegno per la promozione di una cultura di pace e  propone per il mese di gennaio occasioni di approfondimento del messaggio del papa. E’ sul tema «La non violenza: stile di una politica per la pace» scelto da Francesco per la 50ª edizione che abbiamo modulato le proposte; un invito alla società a non dimenticare un tesoro così prezioso per il quale ognuno di noi può e deve fare qualcosa.  «Dal livello locale e quotidiano fino a quello dell’ordine mondiale, possa la nonviolenza diventare lo stile caratteristico delle nostre decisioni, delle nostre relazioni, delle nostre azioni, della politica in tutte le sue forme», è l’appello di Francesco, che cita il primo messaggio, in cui il beato Paolo VI usò «parole inequivocabili» per rivolgersi «a tutti i popoli, non solo ai cattolici» ed affermare che «la pace è l’unica e vera linea dell’umano progresso, non le tensioni di ambiziosi nazionalismi, non le conquiste violente, non le repressioni apportatrici di falso ordine civile».

Papa Montini, a sua volta, richiamava il suo predecessore, Giovanni XXIII, che nella Pacem in terris «esaltava il senso e l’amore della pace fondata sulla verità, sulla giustizia, sulla libertà, sull’amore». «Colpisce l’attualità di queste parole, che oggi non sono meno importanti e pressanti di cinquant’anni fa», il commento di Francesco. E’ su quest’onda che l’Azione cattolica diocesana, in collaborazione con il Centro diocesano per l‘ecumenismo e il dialogo interreligioso, ha pensato al tema del convegno pubblico “Perchè le religioni scendono sul sentiero di guerra? I legami pericolosi con la politica”, che si terrà sabato 21 gennaio nella pinacoteca della SS. Trinità in Chioggia alle ore 17. Il titolo, per certi versi provocatorio, è stato suggerito dal relatore professor Enzo Pace, docente di Sociologia delle religioni alla Scuola Galileiana dell’Università di Padova,  che nella sua produzione scientifica propone questa riflessione: “Pensavamo di non dover più assistere ai conflitti di religione, e invece nessuna fede sembra esente dal virus della violenza. Perché accade e qual è la responsabilità della politica negli orrori compiuti in nome dell’identità di popolo e di credo? Si può ipotizzare che ci sia un’affinità elettiva fra le politiche d’identità e le religioni. È solo grazie a tale affinità che è possibile trovare una risposta alla domanda: Perché le religioni scendono in guerra?”. Nel disordine che spesso domina il nostro vivere quotidiano le religioni hanno un compito comune: quello di fare emergere e dare senso all’impegno etico, di trasformare la violenza in forza positiva di servizio e di amore coinvolgendo in questo dinamismo le enormi energie spirituali e morali in esse presenti. Ciascuno nell’esercitare il diritto alla propria identità religiosa deve essere anche in grado di aprirsi all’identità dell’altro, offrendogli ospitalità nel proprio cuore, esplicitata nell’accoglienza nei confronti degli esclusi, dei poveri, degli sradicati, ma anche impegno per la giustizia, per il rispetto dei diritti umani e per il superamento di ogni fanatismo. Le religioni, quindi, possono contribuire a creare comunione umana a livello universale, dove il rispetto dell’individualità di ciascuno dovrà coniugarsi con la capacità di stabilire relazioni interpersonali positive, coscienti del fatto che la sopravivenza di ciascuno è legata a quella degli altri. I problemi di fronte ai quali si trova l’umanità, a cui spesso nemmeno la politica riesce a dare risposta, devono aprire con fiducia gli appartenenti alle diverse religioni a fare fronte unico per far progredire il benessere di tutti e affrontare nella concordia le grandi sfide poste dallo sviluppo contemporaneo, per dare vita ad una umanità nuova riconciliata e fraterna. Facciamo nostre le parole del papa: «Nessuna religione è terrorista. La violenza è una profanazione del nome di Dio. Non stanchiamoci mai di ripeterlo: ‘Mai il nome di Dio può giustificare la violenza. Solo la pace è santa. Solo la pace è santa, non la guerra!’».

Luisella Siviero, presidente diocesana AC

Da Nuova Scintilla n.1 – 08 gennaio 2017