L’Emmanuele, il “Dio con noi”

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PAROLA DI DIO – IV domenica di Avvento A

LETTURE: Is 7,10-14; Dal Salmo 23; Rm 1,1-7; Mt 1,18-24.

L’Emmanuele, il “Dio con noi”

Is 7,10-14. “Il Signore stesso vi darà un segno”.

Il re Acaz sta organizzando le opere di difesa, preso da grande paura per l’assedio imminente. Il profeta Isaia è mandato da Dio al re per esortarlo a confidare nel Signore: da Lui verrà la difesa della città e del popolo. Ma il re non accetta la logica della fede e non chiede alcun segno: non si attende nulla da Dio ritenendo che la difesa della città e del suo popolo dipenda esclusivamente da lui e dalla sua azione militare. Isaia lo rimprovera per questa sua mancanza di fede e gli annuncia un segno che Dio gli farà, anche se non da lui richiesto:  la nascita di un figlio che, ancora bambino, lo sostituirà sul trono. La regina madre infatti non ha ancora dato un erede, ma ora questo avverrà e sarà il segno che Dio è fedele e sarà presente nel suo popolo per liberare e salvare: “La vergine concepirà e partorirà un figlio che chiamerà Emmanuele”. Questa promessa apre nel popolo l’attesa di un ‘Inviato’ (Messia) straordinario di Dio a garantire salvezza. La portata profetica di questo annuncio diventa pienamente chiara quando una ragazza di Nazaret concepirà verginalmente e partorirà un figlio annunciato e riconosciuto nella sua qualità divina, presenza di “Dio-con-noi”,  Emmanuele, presenza di perdono e di salvezza. Siamo invitati in questi giorni che precedono il Natale a dare spazio nei nostri pensieri al grande e inatteso mistero del Bambino di Betlemme.

Dal Salmo 23. “Ecco, viene il Signore, re della gloria”.

Il creatore e Signore del mondo ha posto in Gerusalemme il segno della sua presenza, il Tempio. Nel rito del salire al Tempio il popolo esprime il desiderio di cercare e incontrare Dio, il suo Signore, per ottenere da Lui benedizione e giustizia. Ma la ricerca di Dio e il suo incontro richiedono azioni e pensieri giusti e retti. Gesù sarà il nuovo Tempio in cui Dio incontra l’uomo e l’uomo incontra Dio. Il Risorto sarà il re della gloria.

Rm 1,1-7. “Vangelo… promesso… che riguarda il Figlio suo… Gesù Cristo nostro Signore”.

In queste poche righe l’apostolo Paolo parla di sé e della sua missione, di Gesù Cristo e dei destinatari del suo scritto. Anzitutto definisce se stesso servo di Gesù Cristo e suo apostolo per portare il suo messaggio di salvezza (Vangelo) a tutti i popoli perché tutti giungano a credere in Dio e a ubbidirgli aderendo a Lui con un appropriato comportamento e qualità di vita. Ogni presbitero nell’annunciare il Vangelo deve sentirsi servo e apostolo. Il Vangelo o messaggio di salvezza poi riguarda il Figlio di Dio Gesù Cristo, nostro Signore, persona concreta entrata nella storia attraverso la stirpe di Davide, secondo la promessa dei profeti. Egli ha vissuto un’esistenza terrena, fragile e mortale, ma nella risurrezione ha manifestato pienamente la sua divinità, Figlio di Dio, come pure fu annunciato per mezzo dei suoi profeti. Il messaggio della salvezza, il Vangelo riguarda dunque Gesù, Messia/Cristo e il Figlio di Dio, nostro Signore e Salvatore, uomo e discendente da Davide, ma generato dallo Spirito Santo e costituito Figlio di Dio con potenza, quando lo ha risuscitato dai morti.  Infine lo sguardo si rivolge ai destinatari di quel Vangelo, definiti amati da Dio, chiamati ad appartenere a Gesù Cristo e ad essere il suo popolo. Oggi noi siamo i destinatari di quel Vangelo, chiamati alla fede in Gesù, accompagnati dal dono della  grazia, (amore gratuito di Dio, sorgente di perdono e di salvezza) e della pace (complesso dei doni divini, soprattutto la salvezza finale e il dono della riconciliazione degli uomini operata dal Padre in Gesù Cristo).

Mt 1,18-24: “Il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo”.

L’evangelista Matteo ci parla di un fatto straordinario e non regolare: “Ecco come è nato Gesù Cristo. Maria, sua madre, era fidanzata con Giuseppe ma essi non erano ancora andati a vivere insieme. Maria si trovò incinta per l’intervento dello Spirito Santo”. Come può essere accolta una affermazione del genere che non può essere verificata? Con Giuseppe siamo invitati anche noi a fare un percorso di fede. Il primo pensiero umanamente logico è di applicare ciò che la legge giudaica prevedeva in queste circostanze: denuncia e ripudio della sposa promessa, cosa che la esponeva alla pubblica punizione. Ma subito trova spazio un secondo pensiero, che apre uno spiraglio alla misericordia: chiudere il rapporto con Maria in maniera ‘silenziosa’. Ma ecco che entra in scena un elemento nuovo e straordinario: la parola illuminatrice di Dio (l’angelo) che invita Giuseppe ad accogliere Maria e quell’evento straordinario nel quale è stata coinvolta, evento straordinario in cui sarà coinvolto lui stesso. Quel concepimento è opera della Forza di Dio, lo Spirito Santo, e su quel Figlio egli eserciterà la sua paternità espressa nel diritto di dargli il nome che ora gli viene indicato: Gesù. Tale nome annuncia la missione di quel nascituro: Egli salverà il popolo dai tutti i suoi peccati. Così a Giuseppe è svelata la missione di Maria, la sua stessa missione e quella dell’inviato di Dio, il Messia, che Maria porta in grembo. Quale sarà la risposta di Giuseppe? Ora è coinvolta la sua fede e la sua libertà: “Fece come l’angelo di Dio gli aveva ordinato e prese Maria in casa sua”. Ognuno è chiamato a fare la sua parte nel disegno di Dio e nella sua opera di salvezza, per questo è donata la luce della Parola che richiede l’adesione libera e obbediente. Ancora un particolare: nel vangelo di Matteo tante volte sentiremo il riferimento alle antiche Scritture che in Gesù e nelle sue parole trovano il loro pieno compimento. La comunità di allora, cui il Vangelo era rivolto, e oggi anche noi siamo rassicurati che Gesù è il vero Messia annunciato dai profeti, che va accolto con fede. Egli è l’Emmanuele promesso, il ‘Dio con noi’

+ Adriano Tessarollo

Da Nuova Scintilla n.47 – 18 dicembre 2016