La via dell’ascolto

zenna
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SGUARDO PASTORALE

La via dell’ascolto

Non ci sono stati tempi morti. Le due ore che nella riunione del Consiglio pastorale diocesano abbiamo dedicato alla programmazione della Visita pastorale non sono state sufficienti a raccogliere idee, auspici, proposte, assieme a qualche dubbio e richiesta di chiarimenti. Quasi tutte le Vicarie ci avevano lavorato sopra, dimostrando di attendere con speranza questo evento, anche per la novità con cui si presenta: non più finalizzato a fotografare l’esistente ma a smuovere il terreno per una semina che sappia mettere insieme “cose nuove e cose antiche”.

Il termine che potrebbe fare sintesi di tutto è “ascolto”. È bene che il vescovo venga per ascoltare le persone e le comunità: proposte, dubbi, fatiche e opportunità devono giungere al pastore della Diocesi. È doveroso che le comunità cristiane ascoltino il territorio, per conoscerlo e abitarlo con spirito missionario, per coglierne le potenzialità e valorizzare il bisogno di umanità che lo abita. È strategico ascoltare le esperienze di Chiesa portate avanti dai movimenti e dalle associazioni laicali, che costituiscono maggiormente l’anima profetica dell’annuncio e sono ormai presenti in tutte le nostre aree geografiche. È inevitabile e arricchente ascoltare anche le nuove presenze culturali e religiose costituite dagli immigrati, rifugiati o richiedenti asilo.

È saggio ascoltare i giovani per capire il motivo della loro latitanza dalla vita cristiana e sintonizzare i linguaggi dell’evangelizzazione con il loro modo di percepire e reinterpretare la realtà. È necessario ascoltare la base, che non è costituita soltanto dai fedeli che frequentano le nostre liturgie e iniziative pastorali, ma anche da quelli che si sentono ancora cristiani ma faticano a partecipare per i motivi più svariati. È giunto il tempo di ascoltarsi anche tra gruppi parrocchiali e tra parrocchie, per superare i particolarismi e i campanilismi, là dove l’espressione della fede diventa solo pretesto per far passare le proprie idee e i propri interessi. È primario mettersi in ascolto del Signore, che si manifesta nei grandi eventi, capaci di catalizzare le forze e l’interesse delle masse, come pure nell’accompagnamento umile e feriale che ha un’icona espressiva nel Cristo che si unisce, come uno sconosciuto, ai due discepoli di Emmaus per spiegare i fatti da loro vissuti attraverso l’interpretazione delle Scritture.

Questa ed altre immagini hanno attraversato il discorso e vanno tutte a parare sull’esigenza che qualsiasi progetto pastorale sorga dalle persone stesse che sono chiamate ad attuarlo, auspicando una sempre più matura responsabilità laicale. L’immagine delle polle che sgorgano dal sottosuolo e danno vita a una sorgente che poi diventa fiume, con i suoi argini e la sua foce. L’immagine dell’ape che posandosi di fiore in fiore trasferisce il polline che feconda le piante. L’immagine, usata dal vescovo stesso, delle tre dimensioni del linguaggio: mente, cuore e mani; un progetto attecchisce se è frutto di idee coraggiose e innovative, se è seguito con entusiasmo e servito con passione, se diventa operativo nella concretezza delle scelte e nell’uso delle risorse che sono a disposizione.

don Francesco Zenna

Da Nuova Scintilla n.45 – 04 dicembre 2016