Convertitevi, il regno dei cieli è vicino

Facebooktwitterpinterestmail

PAROLA DI DIO – II Domenica di Avvento

Letture: Is 11,1-10; Dal Salmo 71; Rm 15,4-9; Mt 3,1-12; Mt 3,1-12.

Convertitevi, il regno dei cieli è vicino

Is 11,1-10. “Giudicherà con giustizia i miseri, prenderà decisioni eque per gli umili”.

Colui che viene a battezzarci ‘nello Spirito” è Colui che è pieno dello stesso Spirito, perché su di Lui si posa lo Spirito del Signore. Il profeta Isaia annuncia la venuta dell’Inviato del Signore pieno di tutti i doni dello Spirito per portare la giustizia e la pace, rivestito di giustizia e di fedeltà, come qualità e azioni che gli appartengono. Il sogno messianico del profeta è la riconciliazione degli opposti: finalmente il lupo, il leopardo e il leone, animali feroci e carnivori, cesseranno di sbranare e divorare l’agnello, il capretto e il vitello, animali domestici ed erbivori, addirittura un bambino li condurrà al pascolo. Neanche le vipere o i serpenti velenosi saranno più una minaccia per l’uomo. Immagini che esprimono il disegno di Dio e il desiderio e il sogno dell’uomo: cessino violenze di ogni genere e guerre distruttrici, tutti i popoli cerchino la giustizia e la pace. La via proposta è di accogliere e seguire “il virgulto della Radice di Iesse”, il Messia, l’Inviato del Signore. Chi lo segue può non solo sognare ma attendere la giustizia e la pace, operando per esse con la forza dello Spirito del Messia, e coinvolgersi con Lui nella sua opera di giustizia per i miseri e di equità per i poveri.

Dal Salmo 71: “Vieni Signore re di giustizia e di pace”

Facendo eco alla visione-sogno di Isaia il Salmo invoca la venuta del Messia, Figlio di Dio, affinché estenda nel mondo la giustizia e la pace. L’invocazione sale dalla bocca dei poveri, dei deboli e dei miseri che da Lui attendono liberazione, aiuto e pietà. In Lui tutti i popoli troveranno ‘benedizione’ e finalmente lo riconosceranno.

Rm 15,4-9. “In virtù della perseveranza e della consolazione teniamo viva la speranza”.

Che spazio trovano in noi tante promesse del Signore che ascoltiamo dalla sua Parola scritta e proclamata? Su quelle promesse è fondata la nostra speranza, da esse attingiamo ‘consolazione’ e in esse rimaniamo saldamente ancorati (perseveranza). Dio stesso, fedele e consolatore – ci esorta l’apostolo Paolo – ci sostiene perché coltiviamo sentimenti di unità e di pace alla maniera di Gesù. In Gesù Cristo, che per primo ci ha accolti, troveremo il modello e la forza per accoglierci reciprocamente e diventare uomini e donne di speranza. Egli ha mostrato fedeltà verso il suo popolo infedele e misericordia verso tutti gli altri popoli. L’apostolo Paolo annuncia dunque Gesù Cristo come fondamento della speranza, della pace e dell’unità tra tutti i popoli. Ma noi coltiviamo pensieri e sogni simili? Diamo noi credito alla Parola del Signore e alle sue promesse, impegnandoci per realizzarle?

Mt 3,1-12: “Convertitevi, il regno dei cieli è vicino”.

La predicazione del Battista è riassunta con le stesse parole della predicazione di Gesù: “Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino”. Con queste parole il Battista attira l’attenzione del popolo su ciò che sta per cominciare proprio in mezzo a loro: Dio è presente e si manifesta agli occhi di tutti nell’azione e nella parola del Messia, Gesù di Nazaret. Missione del Battista è preparare il popolo a riconoscerlo e ad accoglierlo. Come prepararsi ad accoglierlo? Nell’invito “convertitevi” è racchiuso e sintetizzato l’atteggiamento adeguato per accogliere il Signore e la Grazia del dono dello Spirito. Egli indica poi gli atteggiamenti concreti nei quali si esprime la conversione. Anzitutto: “Confessare i peccati”, cioè riconoscere i modi di pensare e di agire non conformi alla sua Parola, con la disponibilità a lasciarli. Positivamente poi segue l’invito: “Fate dunque un frutto degno di conversione”. Non basta accorrere ad accogliere esteriormente il rito del battesimo che lo stesso Giovanni sta compiendo, ma devono seguire gesti di concreta disponibilità a cambiare davvero vita. Non basta vantarsi di appartenere esteriormente al popolo dei credenti per ricevere la salvezza, ma occorre quella conversione personale che è l’adesione a Lui e che permette di accogliere, attraverso il suo battesimo “in Spirito Santo e fuoco”, il dono dello Spirito del Signore. Sarà lo Spirito che viene ad abitare nei nostri cuori la fonte di purificazione e di vita nuova. La nostra fede in Lui, il dono del suo Spirito e una vita innovata dal suo perdono e dalla sua grazia ci permetteranno di attendere la sua venuta non come condanna ma come liberazione e salvezza. Accogliere o rifiutare Lui e la sua salvezza fa la differenza, e come accade alla mietitura il grano sarà raccolto “nel granaio”, la pula invece “brucerà con fuoco inestinguibile”. Questa parola, questo invito e esortazione sono oggi la parola di Dio rivolta a noi. Con quali disposizioni l’ascoltiamo e l’accogliamo?

+ Adriano Tessarollo

Da Nuova Scintilla n.45 – 04 dicembre 2016