“Se volemo avere vittoria”

Facebooktwitterpinterestmail

I GIORNI / Madonna dell’Apparizione

“Se volemo avere vittoria”

A Natalino Scarpa, il 4 agosto di trecento anni fa, la Madonna, disse: “Vien qua fio, vai dal Piovan, e dighe che a fassa celebrare delle Messe per le aneme del Purgatorio, se volemo avere vittoria”: “Vieni qui, ragazzo, vai dal parroco e digli che faccia celebrare delle Messe per le anime del Purgatorio se vogliamo avere vittoria”. Di quale vittoria si trattava? Quella della Repubblica Veneta contro i turchi che invadevano il Mediterraneo e attaccavano le coste dell’Italia, depredando, uccidendo e/o costringendo a diventare musulmani. La vittoria pronosticata da Maria, patrocinata dalle Messe subito celebrate, arrivava qualche giorno dopo, quando Venezia respinse i turchi a Petervaradino e a Corfù. Non sarebbero bastate le armi a difendere le popolazioni, come non erano bastati gli eserciti a liberare Vienna assediata dai Musulmani, quando il Beato Marco d’Aviano celebrò l’eucaristia e proclamò la penitenza e l’assoluzione dei soldati. Non erano bastate le flotte delle navi a Lepanto, quando Pio V proclamò la Madonna Regina del Rosario. Come si difende la fede? Come si garantisce un popolo? Spezzoni di eserciti europei inseguono l’Isis nei paesi che generano il terrorismo, mentre nelle nostre città aumentano i controlli e si disseminano drappelli di ‘forze dell’ordine’.

La condizione richiesta dalla Madonna dell’Apparizione a un ragazzino di un’isola della laguna veneta, barriera di difesa della città di Venezia sul frontale del Mare Adriatico, è quella di celebrare delle Messe. Non bastano dunque le armi difensive a proteggerci; né gli steccati divisori né le raffinate tecniche investigative. Occorre la preghiera. Perché? La preghiera ci mette in braccio a Dio. Nella preghiera diventiamo collaboratori di Dio, che non ha scelto di agire da solo. Il Dio dell’alleanza nell’antico testamento e il Dio dell’amicizia nel nuovo testamento ci domanda di estendere nel mondo il Regno di pace e di fraternità attraverso la vita e la presenza dei suoi figli-alleati. La preghiera raddrizza il nostro cuore e dice a noi stessi e agli altri chi siamo: figli di Dio e fratelli. La preghiera chiarisce e approfondisce la nostra identità, dice la nostra origine e appartenenza, rende saldo l’intendimento e lo scopo della vita, dona libertà e coraggio. Libera dall’odio, dalla violenza, dalla vendetta e dalla rappresaglia. La preghiera è la nostra vera vittoria. Vivendo o morendo, con la preghiera nulla va perduto di quello che siamo, come nel caso dei martiri Felice e Fortunato sorpresi a pregare e di Padre Jacques Hamel ucciso mentre celebrava l’Eucaristia. L’invito della Madonna dell’Apparizione al giovane Natalino nello specchio della laguna veneta e sulla scena della grande storia si ripresenta oggi come l’iniziativa più urgente e più mobilitante per tutto il popolo cristiano, ‘se volemo avere vittoria’.

don Angelo

(da “Nuova Scintilla”, n. 31 del 7 agosto 2016)