Perchè proprio la croce?

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Storia e spiegazione di un simbolo così fortemente legato al cristianesimo

Perchè proprio la croce?

Per la gran parte delle persone, il Cristianesimo è una religione legata soprattutto alla croce, e quindi al dolore, da sopportare pazientemente in attesa del premio della vita eterna. Ma al cuore della nostra fede, invece, figura il Cristo risorto, e quindi la gioia, la speranza, la salvezza che inizia già in questa vita e che sarà piena nell’eternità. Perché, allora, il simbolo della croce? Nei primi secoli del cristianesimo, rarissime, per non dire nessuna, erano le raffigurazioni della croce; nel basso medioevo, poi, il Cristo crocefisso era raffigurato vivo, con gli occhi aperti, vincitore della morte, risorto. Solo a partire dal sec. XIII, con gli Ordini mendicanti che sottolineano la solidarietà ai poveri e agli ammalati, inizia a essere raffigurata nei crocefissi la sofferenza struggente di Cristo, rappresentandolo, tra l’altro, con gli occhi chiusi. In tale periodo storico i pittori raffiguravano tali simulacri con le bordature della croce sempre di colore verde (vedi foto) per indicare la rigenerazione totale della coscienza, la carità e la speranza della vita eterna.

La croce diviene così il simbolo primario nel Cristianesimo, non solo per la sofferenza che Cristo ha patito per noi, ma soprattutto per l’amore con cui egli ci ha amati, fino alla fine, fino a sacrificare la propria vita. La croce, perciò, da strumento di tortura e di morte, si trasforma in segno di salvezza per noi, quando lasceremo questo mondo conosciuto, per entrare in quello di Dio, dove ci saranno altre regole, di cui nemmeno sospettiamo l’esistenza. Se si pensa all’aldilà, infatti, si prova una sorta di vertigine, con la nostra intelligenza umana che è limitata e che non riesce a concepire l’idea di eterno, di qualcosa che non avrà mai fine, essendo noi abituati, in questo mondo, a comprendere solo ciò che possiamo vedere, toccare, in definitiva, tutto ciò che ha un inizio e una fine.

Giorgio Aldrighetti

Da Nuova Scintilla n.28 – 17 luglio 2016