L’educazione dei figli

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SGUARDO PASTORALE

L’educazione dei figli

Il papa ha voluto dedicare il 7° capitolo della sua esortazione apostolica al tema dell’educazione. Troppo importante, se si pensa che nel bene o nel male “i genitori incidono sempre sullo sviluppo morale dei loro figli”. Per cui la famiglia deve rendersi conto che ha una grande responsabilità nel sostenere, accompagnare, guidare, e dunque è suo compito conoscere e discernere tutto ciò a cui i figli sono esposti. La strada è quella del dialogo condotto con semplicità e accompagnato dall’affetto, pur nella consapevolezza di non poter avere “il controllo di tutte le situazioni”.

Per cui il dialogo deve servire non tanto a “dominare spazi” attraverso il controllo ossessivo, ma di “generare processi” di maturazione della libertà. La preoccupazione è di intercettare e far crescere le convinzioni, gli obiettivi, i desideri, il progetto di vita, in modo da “promuovere libertà responsabili”. Certamente i genitori hanno dei partner importanti, come ad esempio la scuola, “per assicurare un’istruzione di base ai propri figli”, ma “non possono mai delegare completamente la loro formazione morale”, perché questa avviene per esperienza ed imitazione, per cui sarà proprio l’ambito familiare a garantirla.

L’azione positiva non è frutto di un giudizio corretto, ma di un’attrattiva che superi tutte le altre, numerose e a volte più accattivanti. È frutto di sane abitudini, maturate attraverso una “ripetizione cosciente, libera e apprezzata di certi comportamenti” acquisiti nell’ambito familiare. È questione di libertà, quella che si coltiva con “proposte, motivazioni, applicazioni pratiche, stimoli, premi, esempi, modelli, simboli, riflessioni, esortazioni, revisioni” e si traduce in “virtù”, ossia in “un principio interno e stabile dell’agire”. Per giungere a questo traguardo è importante anche che “il bambino e l’adolescente si renda conto che le cattive azioni hanno delle conseguenze”, per cui anche la sanzione ha un suo valore educativo per lo stimolo che può produrre nel cercare costantemente e nello scegliere il bene.

Non è tutto così semplice ed immediato, per cui sono necessari sia per i genitori che per i figli il realismo e la pazienza. “Quando si propongono i valori, bisogna procedere a poco a poco, progredire in modi diversi a seconda dell’età e delle possibilità concrete delle persone, senza pretendere di applicare metodologie rigide e immutabili”. Per questo la famiglia è “la prima scuola dei valori umani” e il contesto educativo per eccellenza dove si formulano i giudizi critici e si matura la “capacità di attendere”, dove viene avviato il processo di “socializzazione”, dove si impara ad applicare quella “ecologia integrale” che mette in un rapporto corretto anche con le cose materiali. Anche la sessualità va educata. Non basta offrire delle informazioni, è necessario trasmettere i significati dell’agire sessuale perché venga inteso e vissuto come linguaggio dell’amore. L’educazione sessuale percorre le vie della custodia del pudore, del rispetto della persona, della logica del dono, del servizio alla vita, della disponibilità all’interscambio dei ruoli. Infine, “l’educazione dei figli dev’essere caratterizzata da un percorso di trasmissione della fede” e “la famiglia deve continuare ad essere il luogo dove si insegna a cogliere le ragioni e la bellezza della fede, a pregare e a servire il prossimo”.

don Francesco Zenna

Da Nuova Scintilla n.27 – 10 luglio 2016