Rischiarare crisi, angosce e difficoltà

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Sguardo Pastorale

Rischiarare crisi, angosce e difficoltà

La pastorale guarda con stupore alle coppie che sono giunte a gustare il vino buono dell’età avanzata, frutto di unità, di fedeltà, di donazione. Infatti, non mancano le crisi nella vita della coppia, fa parte “della sua drammatica bellezza”, e la sfida consiste non solo nel saperle superare ma nel farne un punto di forza per il raggiungimento di una nuova tappa nell’esperienza matrimoniale. Quindi non vanno negate, nascoste, relativizzate ma affrontate di volta in volta attraverso una sincera comunicazione “cuore a cuore”. In questa fase è importante anche l’accompagnamento spirituale, ma la maggioranza non lo ricerca “perché” quello che esiste “non lo sente comprensivo, vicino, realistico, incarnato”.

Un’analisi della molteplicità delle cause che provocano le crisi, sia quelle “comuni” a tutti i matrimoni, quali le differenze di carattere e di personalità, l’arrivo del figlio con le conseguenti esigenze legate alle diverse età e la vecchiaia dei genitori, sia quelle “personali” legate alle difficoltà economiche, di lavoro, affettive, sociali, spirituali, porta il Pontefice a richiamare il valore del perdono e della riconciliazione, come anche l’urgenza di un “ministero dedicato”.

Ci sono poi delle vecchie ferite, imputabili a un’infanzia vissuta male, a un’adolescenza capricciosa, oppure ad una relazione problematica con i propri genitori e fratelli, che accrescono le difficoltà e domandano una guarigione del cuore, la “grazia di perdonare e perdonarsi, di accettare aiuto, di cercare motivazioni positive e di ritornare a provare sempre di nuovo”.

“Ci sono casi” però “in cui la separazione è inevitabile”, persino “moralmente necessaria” quando “si tratta di sottrarre il coniuge più debole, o i figli piccoli, alle ferite più gravi causate dalla prepotenza e dalla violenza, dall’avvilimento e dallo sfruttamento, dall’estraneità e dall’indifferenza”. Dev’essere considerata un “estremo rimedio”, ovviamente, ma le persone che vi ricorrono non possono essere soltanto condannate, bensì accompagnate pastoralmente per integrare il male subito e giungere anche al perdono con l’aiuto della grazia. Il papa invita a promuovere nelle diocesi “una pastorale della riconciliazione e della mediazione” costituendo anche “centri di ascolto specializzati”. “Le persone divorziate ma non risposate” vanno sostenute spiritualmente e umanamente, soprattutto se versano in situazione di povertà materiale. “Ai divorziati che vivono una nuova unione è importante far sentire che sono parte della Chiesa, che non sono scomunicati e non sono trattati come tali, perché formano sempre la comunità ecclesiale”. Queste parole sono chiare e invitano la comunità ad un “attento discernimento e a un accompagnamento di grande rispetto” superando il rischio della discriminazione nella partecipazione alla sua vita, consapevole che accanto alla “testimonianza circa l’indissolubilità matrimoniale” va posta anche quella della “sua carità”. Vanno rese “più accessibili e agili, possibilmente del tutto gratuite, le procedure per il riconoscimento dei casi di nullità”, e per questo viene data maggiore responsabilità agli Ordinari diocesani, impegnati a “mettere a disposizione delle persone separate o delle coppie in crisi, un servizio d’informazione, di consiglio e di mediazione, legato alla pastorale familiare”. L’attenzione della Chiesa è finalizzata anche a risparmiare ai figli forme sottili e diverse di sofferenza, perciò è importante che includa e accompagni “i genitori divorziati che vivono una nuova unione” nella loro “funzione educativa”.

Esistono altre situazioni complesse, e questo lungo capitolo sesto le affronta con un particolare afflato ecumenico, rispettoso delle diversità, aperto allo stesso mistero della morte, come vedremo nel prossimo articolo.

don Francesco Zenna