La prospettiva dell’accompagnamento

accompagnamento spirituale
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SGUARDO PASTORALE

La prospettiva dell’accompagnamento

L’amore che sta a fondamento della scelta matrimoniale richiede una costante maturazione, sia perché la sua perfezione non è mai raggiunta, sia perché è soggetto a difficoltà e crisi che si presentano lungo il percorso. “Si rende indispensabile”, perciò, “accompagnare gli sposi per arricchire e approfondire la decisione di appartenersi e di amarsi fino alla fine”. Sono fondamentali i primi anni perché “lo sguardo verso il coniuge” non sia “costantemente critico, inquisitore e implacabile” ma ciò che si è proiettato in avanti in termini di speranza sia tenuto desto da un costante movimento di accoglienza e di crescita. Il Papa indica anche delle tappe successive da raggiungere: “dall’impatto iniziale caratterizzato da un’attrazione marcatamente sensibile, si passa al bisogno dell’altro sentito come parte della propria vita; da lì si passa al gusto della reciproca appartenenza, poi alla comprensione della vita intera come progetto di entrambi, alla capacità di porre la felicità dell’altro al di sopra delle proprie necessità, e alla gioia di vedere il proprio matrimonio come un bene per la società”.

Accompagnare in questi passaggi significa aiutare a “negoziare le reciproche offerte e rinunce in modo che non vi siano vincitori e vinti, ma che vincano entrambi per il bene della famiglia”. E per il bene dei coniugi stessi che, misurandosi con la presenza dell’altro, arrivano a “plasmarsi” reciprocamente, per cui il matrimonio diventa un’opera “artigianale”, una “storia di salvezza”. Anche nell’esprimere la “scelta responsabile della genitorialità” è necessario l’accompagnamento, perché se essa va fatta tenendo presente il dettato della coscienza è pur vero che quest’ultima va educata alla generosità, alla fiducia, alla ricerca di quel bene oggettivo che riguarda non solo se stessi ma l’intera famiglia, la società e la Chiesa stessa. Nell’azione pastorale dell’accompagnamento ci sono delle risorse molto importanti a cui attingere. Innanzitutto “la presenza di coppie di sposi con esperienza”, messe a disposizione di quelle più giovani, in parrocchia e con “l’eventuale concorso di associazioni, movimenti ecclesiali e nuove comunità”. Un’esperienza consolidata è quella dei gruppi di coppie che si radunano regolarmente “per promuovere la crescita della vita spirituale e la solidarietà nelle esigenze concrete della vita”. È uno strumento con cui le coppie vengono aiutate a dedicarsi del tempo, e a dare qualità al tempo trascorso insieme. Chi ne ha sperimentato la bontà trasmetterà il gusto di “stare insieme gratuitamente”, di programmare “tempi di ricreazione con i figli”, di “celebrare” momenti significativi della propria storia e di trovare “spazi di spiritualità condivisa”.

Il tema pastorale dell’accompagnamento è il cuore del capitolo sesto dell’Amoris laetitia. Spazia tra l’invito rivolto agli sposi di “crearsi delle proprie abitudini”, quasi dei “rituali quotidiani condivisi”: “darsi un bacio al mattino, benedirsi tutte le sere, aspettare l’altro e accoglierlo quando arriva, uscire qualche volta insieme, condividere le faccende domestiche”, e l’incoraggiamento a coltivare la propria vita di fede: “confessione frequente”, “direzione spirituale”, “partecipazione ai ritiri”, “preghiera familiare” almeno a cadenza settimanale e quando il sacerdote fa visita alla famiglia, “preghiera in solitudine davanti a Dio” per confidare le proprie “croci segrete” e “chiedere forza per sanare le proprie ferite”. Chi, infine, accosta la parrocchia con una domanda sulla propria vita familiare deve trovare una risposta diretta o indiretta; coloro che “spariscono dalla comunità cristiana dopo il matrimonio” vanno intercettati nelle occasioni che si presentano: “mi riferisco – dice il Papa – al battesimo di un figlio, alla prima comunione, o quando partecipano ad un funerale o al matrimonio di un parente o di un amico”, e, comunque, la pastorale familiare oggi è chiamata ad essere “missionaria, in uscita, in prossimità”.

don Francesco Zenna

Dal settimanale diocesano “Nuova Scintilla” del 19 giugno 2016