Amatevi come io vi ho amati

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PAROLA DI DIO – Letture: At 14,21b-27; Dal Salmo 144; Ap 21,1-5a; Gv 13,31-33a.34-35.

Amatevi come io vi ho amati

At 14,21b-27. “Dio aveva aperto ai pagani la porta della fede”.

È il racconto della conclusione della prima missione di Paolo e Barnaba. Da essa erano nate nuove comunità, sia di giudei che di pagani che avevano accolto la predicazione di Paolo e Barnaba. Ora è importante “perseverare” nella fede abbracciata: non basta incominciare, bisogna rimanere fedeli alla nuova ‘via’ intrapresa in mezzo a tante difficoltà di un ambiente indifferente e spesso anche ostile. Dopo l’annuncio ecco il secondo passaggio: “Rianimare e esortare a restare saldi nella fede”. Di fronte alle ‘fatiche’ richieste sia dall’annuncio che dalla perseveranza nella nuova fede, gli apostoli maturano la profonda convinzione che nel regno di Dio si entra “attraverso molte tribolazioni”. Non era entrato nel regno di Dio (risurrezione e ascensione) anche Gesù attraverso molte tribolazioni (ostilità, passione e morte)? Ora anche le nuove comunità devono prepararsi alla stessa sorte, come del resto anche Paolo e Barnaba nella loro missione avevano subito rifiuti, ostilità e persecuzioni. Essi poi costituiscono nelle comunità ‘alcuni anziani’ come guide nella vita e nella preghiera delle stesse comunità. Per questo loro compito essi sono “affidati al Signore” nella preghiera e nel digiuno. Paolo e Barnaba non hanno svolto la loro missione a titolo personale ma per incarico della comunità madre di Antiochia “là dove erano stati affidati alla grazia di Dio”. A quella comunità dunque ora riferiscono “tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo di loro” e l’accoglienza che il vangelo aveva trovato specie tra i pagani, perché “Dio aveva aperto ai pagani la porta della fede”.

Dal Salmo 144. “Benedirò il tuo nome per sempre, o Signore”.

Il Salmo 144 canta la regalità di Dio su tutte le creature e su tutti gli uomini. Non c’è riferimento particolare per Israele, e si presta per lodare Dio perché, come dice la prima lettura, Dio ha “aperto ai pagani la porta della fede”. Dio attende che si maturino i tempi nei quali egli possa essere riconosciuto da tutti: “Misericordioso e pietoso è il Signore, … ricco di grazia e … di tenerezza”. Chi lo riconosce impara soprattutto a lodarlo e a benedirlo per questo. Ciò che il credente deve annunciare di Dio sono “le sue imprese e la splendida gloria del suo regno”. La sua cura amorosa e potente non si limita ad un tempo determinato, come i regni umani che si avvicendano sulla terra, perché il suo regno “è regno di tutti secoli” e la sua autorevole cura “si estende ad ogni generazione”.

Ap 21,1-5a. “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”.

Siamo alle visioni e audizioni finali dell’Apocalisse. L’ultima ‘visione’ riguarda “un cielo nuovo e una terra nuova” e la “nuova Gerusalemme”. Il senso dell’espressione ‘cielo nuovo e terra nuova’ è riassunto e chiarito nell’immagine della ‘nuova Gerusalemme’ la città santa descritta come “sposa adorna per il suo sposo”. Essa sostituirà il mondo della prima creazione, in essa Dio tornerà ad abitare tra gli uomini, essa sarà “la tenda di Dio con gli uomini”. La visione annuncia il punto di arrivo, il compimento della creazione e dell’alleanza di Dio con gli uomini. Ora tutto giunge a compimento, allo stato di pienezza e definitivo. Il messaggio proclamato dalla voce profetica, la voce di Cristo, descrive questa novità finale: la comunione piena di Dio col suo popolo. Ha termine il travagliato cammino segnato da sofferenze, tribolazioni e morte. Infine Dio stesso (“Colui che siede sul trono”) conferma la novità del nuovo e definitivo intervento di Dio che dà origine e stabilità alla nuova condizione: “Ecco io faccio nuove tutte le cose”. Le tribolazioni, le lacrime e la morte sono passate per sempre!

Gv 13,31-33a.34-35. “Come io vi ho amati, così amatevi anche voi gli uni gli altri”

Dopo che Gesù ha detto a Giuda: “Quello che devi fare fallo al più presto”, a Gesù è chiaro ciò che sta per accadere: egli sta per essere consegnato alla morte. “Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito”. Gesù ‘glorifica’ il Padre con la sua obbedienza che sta per giungere a compimento nella sua passione e morte. Il Padre per contro ‘glorifica’ il Figlio con la sua risurrezione e ascensione al cielo. La ‘gloria di Dio’ è ciò che di Dio può essere manifestato all’uomo. Quindi nella sua passione e morte Gesù manifesta Dio come Amore, e nella risurrezione-esaltazione del Figlio il Padre manifesterà Gesù nella sua qualità divina. Il rapido passaggio nella pagina di Giovanni dal tema della gloria a quello del “comandamento nuovo” donato da Gesù ai discepoli nell’imminenza della sua ‘dipartita’, cioè della sua pasqua (“ancora un poco sono con voi”), si comprende meglio se pensiamo all’imminente promessa dello Spirito, presente cinque volte nei capitoli successivi, 14.15.16, e in stretto rapporto con il comandamento dell’amore. “Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”. Con questo comandamento Gesù non chiede amore per sé né per il Padre, ma chiede che i discepoli imitino ciò che Lui sta per fare. Come Lui sta per donarsi loro totalmente e gratuitamente, così essi dovranno fare per gli altri! La ‘novità’ del comandamento sta non nel contenuto del comando, già conosciuto nelle Legge Antica, ma nella sua qualità. Esso cioè consiste nel dono dello Spirito che rende possibile al discepolo di Gesù praticare quell’amore divino. È il dono dello Spirito il frutto della Pasqua! Si realizza così la Nuova Alleanza: “Verranno giorni nei quali (…) concluderò un’alleanza nuova. (…) Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò nel loro cuore” (Ger 31,31-34); “Vi darò un cuore nuovo (…) Porrò il mio Spirito dentro di voi (…) e vi farò vivere secondo i miei precetti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi” (Ez 36,24-27). Dal dono dello Spirito nasce la Chiesa, popolo di Dio della Nuova Alleanza. Essa grazie al dono dello Spirito sarà in grado di vivere l’amore divino testimoniato da Cristo. Il comandamento dell’amore non è un semplice comando esteriore, ma il dono di poter vivere l’amore che è comandato perché “l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5).

Adriano Tessarollo