Il primo incontro e l’ultimo

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i giorni

Il primo incontro e l’ultimo

Fin dal primo incontro, per loro Cristo fu tutto. Non dovettero attendere la rivelazione pasquale. Assai prima di riconoscerlo come Messia e Figlio di Dio e di vederlo risorto; assai prima del dono dello Spirito Santo a Pentecoste. Lasciarono tutto e lo seguirono: come si lascia tutto per un amore grande e definitivo, per un tesoro che vale la vita. Per Andrea e Giovanni, per Pietro e gli altri, Cristo fu tutto fin dall’inizio, almeno come intuizione, simpatia umana, attaccamento del cuore e decisione della volontà. Lo fu in modo globale ed essenziale, come la pianta è già tutta nel seme, come una vita intera è già tutta compresa nel primo sì. Come il primo sì di Maria, in un’apertura dell’anima fragile eppure già totale e compiuta, interamente affidata. Un’intuizione in cui si coglie di botto l’entità e la densità della persona amata, e si percepisce di avere incontrato l’occasione della vita, il grande amore per sempre.

Ci vorrà lo scorrere del tempo per dipanare il filo della conoscenza e abbracciare e farsi abbracciare dal fascino della presenza. Dovranno accadere ancora tanti sguardi; tante volte l’orecchio si tenderà per capire le parole, si soppeseranno i pro e i contro, attraversando incertezze e malinconie, facendo domande e innalzando resistenze. Nel giro dei giorni l’iniziale certezza si irrobustisce, la decisione ritrova conferme e alleanze. L’abbiamo sperimentato, innamorati del primo amore, incamminati fin da ragazzi nella sequela di Cristo, tenera come un giovane ramo pervaso dalla linfa, e ora avviati all’autunno di una vita ricca di colori. Lo sperimentano quanti custodiscono la grazia di un amore coniugale che varca tutte le vicende della vita, le speranze e le promesse, le delusioni e anche le cadute, ma sempre rinasce. Quando l’amore della giovinezza permane per una vita, possiamo confessare che la misericordia del Signore è grande. E tuttavia, rimaniamo in attesa di un compimento ‘altro’. Dentro tutto quello che abbiamo vissuto e viviamo, vibra una presenza che deve ancora manifestarsi, come un pulcino che picchia l’involucro che lo trattiene, come una nuova creatura che attende di nascere. In un nuovo Avvento, attendiamo il di più, l’Avvenimento definitivo. Il sole che è brillato nel percorso della vita, splendido nel cielo o velato da nubi e attraversato da tempeste, si oscurerà per introdurre al Paradiso, quando il Signore spalancherà il cielo e verrà a chiamarci, circondato dai suoi Angeli. PS. Questo ricordo è balenato nel giorno e nell’ora del quindicesimo anniversario della morte di un amico, don Lino Rebellato, che ha percorso il tempo della vita nella grazia di questo amore e ora ne vive la pienezza.

 don Angelo