La famiglia per un nuovo umanesimo

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LO SGUARDO PASTORALE

La famiglia per un nuovo umanesimo

Papa Francesco ha previsto la partecipazione, sabato 26 settembre, alla grande festa delle famiglie a Philadelphia con la veglia di preghiera al Franklin Parkway. “L’amore è la nostra missione: la famiglia pienamente viva” è il tema dell’evento che chiama a raduno testimoni da tutto il mondo per celebrare la famiglia come santuario dell’amore e della vita. Il viaggio apostolico del Papa a Cuba e negli Stati Uniti, il decimo all’estero, il più lungo del suo pontificato, è anche il più complesso dal punto di vista geo-politico e storico-culturale. Innanzitutto sancisce l’avvicinamento avvenuto negli ultimi tempi, e proprio per opera di Papa Bergoglio, di due realtà che sono state per decenni simbolo della divisione del mondo in blocchi contrapposti di potere. E poi pone l’attenzione del mondo sulla necessaria integrazione tra la cultura ispanica dell’America Meridionale e quella anglofona del Nord americano, sfidando irrigidimenti e chiusure fuori del tempo. Sono processi che presentano grandi conseguenze sociali e politiche, religiose e di costume. Mi sembra però si debba rilevare anche la portata pastorale di questo evento, e la focalizzerei proprio sull’accento che viene posto alla centralità della famiglia. “Oggi – ha confidato il Santo Padre ai giornalisti in viaggio con lui per l’Avana – mi sono emozionato tanto perché a salutarmi alla porta di Santa Marta c’era una delle due famiglie che sono nella parrocchia di Sant’Anna, in Vaticano, accolte lì, siriani, profughi… Si leggeva nel loro volto il dolore per questa situazione e l’invocazione della pace…”.

Nella famiglia si sviluppano necessariamente lo spirito del servizio, la cura del più fragile, l’integrazione delle differenze, l’apertura alla vita, la progettualità dello sviluppo umano e sociale. Uno dei ricordi più vivi del mio recente viaggio nell’isola caraibica è l’accoglienza dei cubani nelle loro case: dimore semplici, disadorne e a volte piuttosto fatiscenti, ma culla di relazioni spontanee, luoghi di memorie affidate alle foto appese alle pareti o ai racconti appassionati degli anziani. Sono state le famiglie che hanno abbattuto i muri di diffidenza tra razze, religioni, ceti sociali e anime culturali. La prima cosa che balza agli occhi è proprio la convivenza pacifica, quasi naturale di tutte queste diversità. Risulta chiaro come a fondamento di una società ordinata al bene delle persone, pacificamente organizzata e in piena armonia con la natura, ci sta la famiglia. Perché la famiglia? Perché è il luogo dove viene messo al centro l’amore; dove l’amore è messo anche alla prova: se c’è amore c’è famiglia, se non c’è amore anche la famiglia diventa una prigione da cui fuggire, di cui liberarsi.

Al Congresso intervengono personalità di spicco, come pastori delle diverse Chiese, consacrati e consacrate, ma soprattutto uomini e donne sposati, e saranno chiamate a raccontare, a dire che l’amore è possibile e che l’amore ispirato al vangelo dona pienezza alla vita e speranza nel futuro. Immagino che il Papa farà un appello accorato a tutte le famiglie del mondo perché siano portatrici di questo valore unico e insostituibile. Ha già fatto il primo affondo quando a L’Avana ha invitato il mondo a non servire più le ideologie ma le persone. È un percorso anche per le nostre comunità cristiane. Se non è fattibile nelle singole parrocchie, intuiamo la ricchezza dell’unità pastorale che permette l’aggregazione di un significativo numero di famiglie, e diamo spazio non solo alle catechesi e all’insegnamento unidirezionale, ma al racconto. Richiede apertura, ascolto, pazienza, condivisione, ma sarà da questi atteggiamenti squisitamente pastorali che potrà nascere la consapevolezza da parte delle famiglie del proprio ruolo nella costruzione della comunità cristiana e della società civile, di un nuovo umanesimo.

don Francesco Zenna