Al Sacrario di Redipuglia

Redipuglia
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Pellegrinaggio dei sacerdoti con il vescovo. Il racconto di un’esperienza

Al Sacrario di Redipuglia

Ormai è diventata una bella tradizione. Ogni anno nel mese di giugno, a ridosso della solennità del Sacro Cuore di Gesù, giornata mondiale di preghiera per la santificazione del clero, noi preti con il nostro Pastore, il vescovo Adriano, ci ritagliamo, per così dire, all’inizio delle attività estive una giornata di fraternità per rinsaldare ancora di più l’unità del presbiterio e per condividere alcune ore di serenità e tranquillità, grazie alla disponibilità dell’agenzia “Caldieri viaggi” di Monselice. Quest’anno la meta, non certamente scelta a caso ricorrendo l’anniversario dell’inizio della Grande Guerra, era il Sacrario di Redipuglia, in Friuli. Redipuglia, infatti, è il più grande Sacrario militare italiano e raccoglie le salme di 100.000 caduti della Grande Guerra, come ci ha ricordato, non senza emozione, il cappellano militare del luogo. Ci hanno colpito soprattutto i 22 gradoni che contengono le salme dei caduti noti. Nell’ultimo gradone, in due grandi tombe comuni ai lati della cappella votiva, riposano le salme di 60.000 Caduti Ignoti.

Proprio nella cappella del Sacrario, dove con le suppellettili dell’altare e della chiesa sono custoditi anche gli oggetti personali dei soldati italiani e austro-ungheresi, abbiamo concelebrato con il vescovo l’Eucaristia. Coinvolti in un’esperienza del tutto particolare e in un luogo ricco soprattutto di storia, di cultura e anche di religiosità, il vescovo Adriano, durante l’omelia ha invitato noi preti ad essere “pastori con l’odore delle pecore”. Pensando, poi, alla figura e alla missione del sacerdote e al Sacro Cuore e ricordando le parole di Gesù: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”, il vescovo rivolgendosi a noi preti ci ha ricordato che Gesù poteva offrirci da imitare tanti aspetti della sua straordinaria vita. Ha voluto indicarci in particolare: la mitezza e l’umiltà prospettandoci veramente un programma di vita!

La visita al Sacrario e, soprattutto, la solenne celebrazione eucaristica hanno lasciato in noi uno stimolo a vivere il nostro sacerdozio come dono d’amore. È infatti l’amore di Dio, manifestato nella Passione di Gesù Cristo, nel dono totale della vita, che spinge ciascuno di noi a mettersi a servizio dei fratelli.

Dopo la Messa e il pranzo, servito nel ristorante nei pressi proprio del Sacrario, è stata interessantissima la visita, sulla via del ritorno, all’Abbazia benedettina Santa Maria in Sylvis a Sesto al Reghena. L’Abbazia di Sesto ai bordi occidentali della campagna friulana è una grande costruzione romanica armoniosa e singolare. Il complesso benedettino, come ben ci è stato spiegato e illustrato dal Parroco, è il cuore del piccolo borgo situato alla VI pietra miliare (di qui il toponimo Sesto) da Julia Concordia Sagittaria, notevole colonia romana negli ultimi tempi dell’impero.

Non poteva mancare, come una ciliegina sulla torta, anche una tappa che deliziasse, ulteriormente, il nostro palato. Una abbondante merenda con affettati casarecci di ogni tipo e, soprattutto, ben innaffiata da dei buoni bicchieri di vino della cantina friulana “ai Galli” a Lison di Pramaggiore, ci ha permesso veramente di concludere in allegria una giornata che si ricorderà come un bel momento di fraternità sacerdotale.

Un grazie di cuore a tutti confratelli che hanno partecipato e, in particolare, al nostro vescovo per aver condiviso con noi quest’esperienza.             don Danilo