Enciclica di papa francesco

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Enciclica di papa francesco

Laudato si’

Cari sacerdoti e fedeli,  dato che il giornale vi arriverà dopo che il papa avrà resa pubblica la sua Enciclica “LAUDATO SI’”, approfitto per farvi conoscere le parole del biglietto fatto pervenire da papa Francesco a ogni vescovo, un biglietto autografo ‘via mail’. Aggiungo la sintesi dell’Enciclica stessa, che pure ci è stata inviata e che ci aiuta a farci una prima idea complessiva del suo contenuto.

Il biglietto del papa

Vaticano, 16 giugno 2015

Caro fratello, nel vincolo dell’unità, della carità e della pace (LG 22) in cui viviamo come Vescovi, ti invio mia lettera Laudato si’ sulla cura della nostra casa comune, accompagnata dalla mia benedizione. Uniti nel Signore, e per favore non dimenticarti di pregare per me.                                                                                          Franciscus

                                                                                                                                          

Vi faccio volentieri partecipi della benedizione di papa Francesco e rivolgo a voi l’invito ad unirvi a me nel rispondere alla richiesta del papa: “non dimenticarti di pregare per me”. Ce lo chiede ‘per  favore’. Lo ringraziamo anche per questa sua ‘fatica’ che avremo modo di accogliere con gioia, di conoscere e meditare, lasciandoci interpellare dalle sua proposte e indicazioni.                                                                                    + vescovo Adriano

Sintesi dell’Enciclica

L’Enciclica prende il nome dall’invocazione di San Francesco d’Assisi, «Laudato si’, mi’ Signore», che nel Cantico delle creature ricorda che la terra, la nostra casa comune, «è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia» (1). Noi stessi «siamo terra (cfr Gen 2,7). Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora» (2). «Questa sorella protesta per il danno che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei» (2). Il suo grido, unito a quello dei poveri, interpella la nostra coscienza «a riconoscere i peccati contro la creazione» (8).

Il Papa ce lo ricorda riprendendo le parole del Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo: «Che gli esseri umani distruggano la diversità biologica […]; contribuiscano al cambiamento climatico […] inquinino le acque, il suolo, l’aria: tutti questi sono peccati» (8). La risposta adeguata a questa consapevolezza è quella che già San Giovanni Paolo II chiamava «una conversione ecologica globale» (5). In questo percorso, San Francesco d’Assisi è «l’esempio per eccellenza dell’attenzione a ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità. […] In lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore» (10).

Il percorso dell’enciclica Laudato si’ si sviluppa attorno al concetto di ecologia integrale, come paradigma in grado di articolare le relazioni fondamentali della persona: con Dio, con se stessa, con gli altri esseri umani, con il creato.

Come spiega il Papa stesso nel n. 15, questo percorso prende le mosse (cap. I) da un ascolto spirituale dei migliori risultati scientifici oggi disponibili in materia ambientale, per «lasciarcene toccare in profondità e dare una base di concretezza al percorso etico e spirituale che segue»: la scienza è lo strumento privilegiato attraverso cui possiamo ascoltare il grido della terra. Il passo successivo (cap. II) è la ripresa delle ricchezze della tradizione giudeo-cristiana, innanzi tutto nel testo biblico e poi nell’elaborazione teologica che su di essa si fonda. L’analisi si dirige poi (cap. III) «alle radici della situazione attuale, in modo da coglierne non solo i sintomi ma anche le cause più profonde». L’obiettivo è elaborare il profilo dell’ecologia integrale (cap. IV), che, nelle sue diverse dimensioni, comprenda «il posto specifico che l’essere umano occupa in questo mondo e le sue relazioni con la realtà che lo circonda».

Su questa base, Papa Francesco propone (cap. V) una serie di linee di rinnovamento della politica internazionale, nazionale e locale, dei processi decisionali in ambito pubblico e imprenditoriale, del rapporto tra politica ed economia e di quello tra religioni e scienze, imperniate su un dialogo trasparente e onesto.

Infine, sulla base della convinzione che «ogni cambiamento ha bisogno di motivazioni e di un cammino educativo», il cap. VI propone «alcune linee di maturazione umana ispirate al tesoro dell’esperienza spirituale cristiana».

In questa linea, l’Enciclica si chiude offrendo il testo di due preghiere, la prima da condividere con i credenti di altre religioni e la seconda tra i cristiani, riprendendo quindi l’atteggiamento di contemplazione orante con cui si era aperta.

Ciascun capitolo affronta una tematica propria con un suo metodo specifico, ma lungo l’intera Enciclica vengono costantemente ripresi e arricchiti alcuni assi portanti, quali: «l’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta; la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso; la critica al nuovo paradigma e alle forme di potere che derivano dalla tecnologia; l’invito a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso; il valore proprio di ogni creatura; il senso umano dell’ecologia; la necessità di dibattiti sinceri e onesti; la grave responsabilità della politica internazionale e locale; la cultura dello scarto e la proposta di un nuovo stile di vita» (16).

Il dialogo che Papa Francesco propone come metodo per affrontare e risolvere i problemi ambientali viene praticato all’interno del testo stesso dell’Enciclica, che rimanda al contributo di filosofi e teologi non solo cattolici, ma anche ortodossi (il già citato Patriarca Bartolomeo) e protestanti (il francese Paul Ricoeur), oltre a quello del mistico islamico Ali Al-Khawas. Lo stesso accade nella chiave di quella collegialità che Papa Francesco propone alla Chiesa dall’inizio del proprio ministero: a fianco dei riferimenti al magistero dei suoi predecessori e ad altri documenti vaticani (in particolare del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace), sono frequenti quelli a prese di posizione di numerose Conferenze episcopali di tutti i continenti.

Al cuore del percorso della Laudato si’ troviamo questo interrogativo: «Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?». Papa Francesco prosegue: «Questa domanda non riguarda solo l’ambiente in modo isolato, perché non si può porre la questione in maniera parziale», e questo conduce a interrogarsi sul senso dell’esistenza e sui valori alla base della vita sociale: «Per quale fine siamo venuti in questa vita? Per che scopo lavoriamo e lottiamo? Perché questa terra ha bisogno di noi?»: se non ci poniamo queste domande di fondo – dice il Pontefice – «non credo che le nostre preoccupazioni ecologiche possano ottenere effetti importanti» (160).

È chiaro che dopo la Laudato si’, l’esame di coscienza, lo strumento che la Chiesa ha sempre raccomandato per orientare la propria vita alla luce della relazione con il Signore, dovrà includere una nuova dimensione, considerando non solo come si è vissuta la comunione con Dio, con gli altri e con se stessi, ma anche con tutte le creature e la natura. L’attenzione che i media hanno riservato all’Enciclica prima della sua pubblicazione si è concentrata in particolare sugli aspetti legati alle politiche ambientali attualmente in discussione sull’agenda globale. Certamente la Laudato si’ potrà e dovrà avere un impatto sulle importanti e urgenti decisioni da prendere in questo campo. Non deve però passare in secondo piano la natura magisteriale, pastorale e spirituale del documento, la cui portata, ampiezza e profondità non possono essere ridotte all’ambito della determinazione delle politiche ambientali.