PAROLA DI DIO – L’opera di Dio cresce nel tempo

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PAROLA DI DIO

Letture: Ez.17,22-24; Salmo 91; 2Cor 5,6-10; Mc 4,26-34

L’opera di Dio cresce nel tempo

Ez.17,22-24. La fedeltà di Dio è la speranza del suo popolo.

Il ramoscello è preso dalla cima di un cedro per essere piantato su un alto monte: è l’immagine del popolo che Dio si è scelto per farlo conoscere a tutti i popoli della terra.

Ezechiele svolge la sua missione durante l’esilio babilonese e il suo compito è di rincuorare il suo popolo, in questo momento difficile: Dio non ha abbandonato e non si è dimenticato della missione a lui affidata: le promesse fatte a Davide non sono state dimenticate, ma si compiranno, perché Dio è fedele. Israele è il grande cedro nato e cresciuto per iniziativa di Dio. Dall’albero divenuto infruttuoso a causa dell’infedeltà, Dio taglierà la sua punta e la trapianterà in un altro terreno (esilio). Attraverso il “piccolo resto” rimasto fedele a Dio il piano di Dio giungerà a compimento: lo pianterà di nuovo sul monte Sion, dove diventerà un albero rigoglioso. In mezzo alle complesse vicende umane Dio è sempre capace di costruire e tracciare una nuova storia per il suo popolo: Dio è in grado di capovolgere tutte le situazioni, anche le più disperate.

Salmo 91. “È bello rendere grazie al Signore”.

Con questo salmo siamo invitati alla riflessione sapienziale che ci porta a riconoscere l’amore e la fedeltà di Dio che accompagna il giusto anche in mezzo alle tribolazioni: da questa consapevolezza scaturisce la lode e il ringraziamento e la confessione di fede: “Quanto è retto il Signore, mia roccia”.

2Cor 5,6-10. Vivere il proprio tempo nella fiducia e nella rettitudine.

La riflessione dell’Apostolo tocca un aspetto vitale per il credente: la prospettiva cristiana sulla vita e sulla morte influisce sul vostro vivere quotidiano? E in che modo? La solida fede di possedere “una dimora eterna in Cielo” sostiene nel cristiano un atteggiamento positivo anche nelle avversità presenti della vita. Per questo Paolo afferma: “Siamo sempre pieni di fiducia” (“non ci scoraggiamo” 4,16). Le situazioni difficili che Paolo si trova a vivere sono l’occasione per una riflessione anche sulla morte e sulla vita oltre questa vita: qui siamo in esilio, quella è la patria! Per questo egli aspira ad abitare «presso il Signore» (5,8); ma questo richiede pure che in questa vita viviamo in maniera degna di quella nuova vita (5,9-10).

M4,26-34. Il tempo è la dimensione che struttura la vita umana.

Due piccole parabole, quella del seme che cresce da solo e quella del granello di senape, per dirci che anche l’opera di Dio cresce e si matura nel tempo, contrariamente all’agitazione di chi vuole vedere il risultato subito e perde la speranza se non lo vede presto. Il Regno stesso richiede questi ritmi, indipendentemente dall’ansia, dalla programmazione e dalle verifiche dell’uomo.

La vita di Dio cresce in noi nel tempo: basta accogliere quel granellino (la Parola di Dio, la sua grazia sacramentale, il suo amore spesso non riconosciuto) e dargli tutto il tempo, la fiducia e la collaborazione e il seme divino crescerà fino a diventare l’albero dove tutti possono trovare riparo. Ai discepoli che erano impazienti di vedere i risultati della parola e dell’opera di Gesù, tanto da rischiare di perdere la fiducia in Lui, Gesù risponde con queste parabole. La storia dell’azione di Dio è simile a quella del seme affidato alla terra, che scompare al suo interno prima di far germogliare un frutto abbondante. È la storia del chicco di senape, il più piccolo fra tutti, che fa nascere una pianta grande, un rifugio per gli uccelli del cielo.

Accogliamo l’invito alla pazienza, a lasciar perdere l’ansia, il volere programmare e capire tutto anche nella nostra vita spirituale. Le cose non dipendono solo da noi, dalla nostra buona volontà: se il seme è piantato e lasciamo fare al Signore, fidiamoci e crediamo che Dio opera e fa crescere.

+ Adriano Tessarollo