PAROLA DI DIO – Lo Spirito per la libertà e la missione

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PAROLA DI DIO – Lo Spirito per la libertà e la missione

Letture: At 2,1-11; Salmo 103; Gal 5,16-25; Gv 15,26-27; 16,12-15.

At 2,1-11. “… ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo…”.

È l’evento dal quale nasce la missione della Chiesa, nuovo popolo di Dio, in cui si realizza la promessa del Padre che consiste nel dono dello Spirito Santo. L’affermazione centrale è: “…e furono tutti pieni di Spirito Santo…”. Il resto è per illustrare il significato di tale evento e per dirne gli effetti. È precisato il luogo ed il tempo. Gli apostoli sono a Gerusalemme, come ordinato loro da Gesù (At 1,4), nel luogo di preghiera e di incontro del nuovo gruppo dei discepoli di Gesù, il Cenacolo (At 1,13-14). Siamo al mattino del ‘cinquantesimo giorno’ (= Pentecoste), giorno in cui i giudei, 50 giorni dopo la Pasqua, facevano memoria dell’alleanza avvenuta al Sinai tra Dio e Israele. In quella circostanza (Es 19.20.24) il popolo aveva udito un tuono fortissimo (Es 19,16; 20,18), spiegato come ‘voce di Dio’: “Avete visto che vi ho parlato dal cielo” dice Es 20,22. La voce dal cielo aveva proclamato il decalogo quale clausola dell’alleanza tra Dio e il suo popolo. I giudei hanno sempre considerato questa Legge come il dono per eccellenza che Dio aveva dato loro e lo celebravano terminate le 7 settimane dopo Pasqua, dunque al 50° giorno dopo la Pasqua. La predicazione profetica aveva denunciato la rottura dell’alleanza del Sinai a causa dell’infedeltà del popolo che continuava a violare la Legge sinaitica. Era necessario dunque un nuovo intervento di Dio che rendesse l’uomo capace di mantenersi fedele all’alleanza, vivendo in obbedienza e docilità a Lui, nella pratica effettiva delle sue esigenze d’amore.

Tale intervento divino era annunciato principalmente nelle profezie della ‘Nuova Alleanza’ di Ger 31,31-34 e del ‘Cuore Nuovo’ di Ez 36,24-28, riprese poi da altri profeti, come Gioele 3,1-5. Molti giudei vivevano l’attesa del dono dello Spirito di Dio. Gesù stesso aveva preparato i suoi discepoli a questo grande evento. Il racconto odierno della Pentecoste testimonia e descrive il compimento di queste promesse. La nuova comunità cristiana avrà come Nuova Legge il dono dello Spirito Santo. Cristiano è il discepolo di Gesù che accoglie il dono dello Spirito e, in conseguenza di ciò, saprà anche osservare il comandamento dell’amore, che è pieno compimento della Legge. Il dono dello Spirito rappresentato come “lingue come di fuoco” è partecipato a tutto il gruppo e si manifesta nel fatto che l’annuncio del vangelo è compiuto e compreso da tutti, pur di lingue diverse. Ciò provoca lo stupore degli abitanti di Gerusalemme che si interrogano soprattutto sul fatto che i discepoli, tutti giudei, annunciano il vangelo, cioè “le grandi opere di Dio” a tutti i presenti, che, pur provenienti da ogni parte, li comprendono nelle loro lingue.

Salmo 103. “Del tuo Spirito, Signore, è piena la terra”.

Il Salmo 103 è un inno che canta la grandezza di Dio nelle sue opere, specie in ogni essere vivente che popola la terra. La liturgia, oltre ad alcune acclamazioni generali a Dio creatore (vv. 1.24.31.34), sceglie i vv. 29-30 per il riferimento al soffio vitale di Dio che anima ogni essere vivente. L’inno canta il gran mistero della vita con il ritmo misterioso della morte e della vita. È come se Dio possedesse un unico alito che egli ritira o partecipa: se egli ritira il suo soffio agli esseri viventi, questi ‘spirano’. È cioè lui la sorgente della vita. È un invito a riconoscere la presenza dello Spirito del Signore (lettura cristiana) in tutta la sua creazione e principalmente nell’uomo come dono di partecipazione alla vita divina.

Gal 5,16-25. “Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito”.

Vivere nella libertà è praticare il precetto dell’amore: “Amerai il prossimo tuo come te stesso”. La libertà dell’amore autentico si contrappone alla schiavitù dell’egoismo e dell’orgoglio radicati nell’uomo. Solo grazie allo Spirito di Dio, Spirito dell’Amore, che nell’uomo è principio di vita nuova, l’uomo potrà vivere l’amore. Fede significa disponibilità ad accogliere il dono dello Spirito e lasciarsi guidare da Lui, che trasformerà gradualmente la vita del credente, portandola dall’egoismo all’amore, dalle opere che scaturiscono dall’insano egoismo e dal non dominio di sé, alle opere dell’amore e del dono di sé. Ecco i segni della vita di chi è schiavo del peccato, in balia delle passioni egoistiche, che Paolo chiama “opere della carne”, e che egli raggruppa in quattro aree: l’impurità (fornicazione, impurità, libertinaggio) che perverte l’amore; l’idolatria e stregonerie, perversioni del culto divino; le divisioni (discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie) che rivelano l’assenza dell’amore; gli eccessi della tavola (ubriachezze, orge e cose del genere) che rivelano una degradazione dell’uomo. In chi invece accoglie il dono dello Spirito e si lascia guidare da Lui si manifesta nei suoi atteggiamenti l’unico ‘frutto dello Spirito’ che è l’amore e che si concretizza in più direzioni: gioia, pace, pazienza, bontà, benevolenza, fedeltà, mitezza e dominio di sé. Chi davvero vive nella docilità allo Spirito opererà un passaggio dalle ‘opere della carne al frutto dello Spirito’ e gusterà la vera libertà.

Gv 15,26-27; 16,12-15. “Egli vi guiderà alla verità tutta intera”.

Mosè era stato mediatore dell’Alleanza tra Dio e il suo popolo al Sinai, ricevendo da Dio la Legge e trasmettendola al popolo. Ora invece è Gesù risorto il mediatore della Nuova Alleanza: per mezzo suo lo Spirito di Dio è donato a quanti credono in Lui e nella sua Parola. Questo Spirito di Dio offerto in dono a tutti gli uomini è l’anima della comunione tra Dio e l’uomo, è la sorgente d’ogni autentico amore tra gli uomini. Gli effetti dell’azione dello Spirito in chi lo accoglie sono molteplici. La vita cristiana è definita come “lasciarsi guidare dallo Spirito alla verità tutta intera”. Nel vangelo