PAROLA DI DIO – Il Signore operava con loro

Facebooktwitterpinterestmail

PAROLA DI DIO

Letture: At 1,1-11; Sal 46; Ef 4,1-13; Mc 16,15-20

Il Signore operava con loro

At 1,1-11. “Avrete forza dallo Spirito Santo e mi sarete testimoni… fino agli estremi confini della terra”.

Tre piccoli quadri raccordano l’attività terrena di Gesù con la missione della Chiesa. L’attività terrena di Gesù si conclude con l’Ascensione: “ciò che Gesù fece ed insegnò …fino al giorno in cui fu assunto in cielo” (1-5); ad essa segue la  consegna della missione della chiesa nel mondo (6-8); il tutto si conclude con la costatazione che la presenza ‘gloriosa e regale’ del Risorto accompagna la missione degli apostoli (9-11).

I discepoli dunque sono ancora a Gerusalemme e il Risorto è ‘a tavola’ con loro. Ora Gesù dà loro l’ordine di non allontanarsi da Gerusalemme finché non si fosse realizzata la promessa del Padre detta loro da Gesù stesso prima della sua morte: “Giovanni ha battezzato con acqua, voi  invece sarete battezzati nello Spirito Santo, fra non molti giorni” (At 1,4-5). La promessa del Padre era stata annunciata dai profeti, come leggiamo in Ez 36,24-28; Gl 3,1-2; Zc 12,10 dove si annuncia l’effusione dello Spirito del Signore sul suo popolo. E’ questo il “battesimo nello Spirito Santo”. I discepoli interrogano Gesù sulla realizzazione del Regno che costituiva il programma da Lui annunciato. Questo dà lo spunto a Gesù per annunciare in che cosa consista la realizzazione del Regno: “…avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e sarete testimoni di Me”. La forza dello Spirito Santo loro donato metterà i  discepoli di Gesù in grado di portare il Vangelo (Gesù risorto e salvatore) a tutti gli uomini. L’agente della realizzazione del Regno è lo Spirito Santo, i mediatori o strumenti sono la comunità dei credenti in Cristo, il contenuto Gesù stesso risorto e salvatore (il Vangelo) e i destinatari della salvezza sono tutti gli uomini. La missione apostolica è realizzazione delle Parole di Gesù e modello della vita e dell’attività di ogni comunità cristiana di ogni luogo e di ogni tempo.

 

Il racconto dell’Ascensione (9-11) risponde alla domanda dei discepoli che non hanno più il loro Maestro visibilmente presente in mezzo a loro e di cui attendono l’immediato glorioso ritorno. La scena descritta da Luca, con diversi riferimenti all’Antico Testamento, preannuncia un lungo tempo tra la risurrezione e il ritorno glorioso di Gesù, ma assicura la modalità nuova della presenza di Gesù, non più nella visibilità della carne, ma nell’efficacia della sua azione, come il Padre. Con il dono dello Spirito Santo, partecipato a tutta la comunità, i discepoli  proseguono l’opera iniziata da Gesù,  fino ‘al suo ritorno’.

Sal 46. “Ascende il Signore tra canti di gioia”.

Il Salmo 46 è uno dei salmi detti di “intronizzazione” e cantati nelle liturgie in cui l’arca veniva portata in processione quale simbolo del passaggio di Dio in mezzo al suo popolo. Alla fine essa ritornava nel tempio e riposta nel santuario tra le acclamazioni di gioia e i canti processionali. Tali acclamazioni riguardavano la regalità di Dio su Israele e su tutti popoli, una regalità che si manifesta attraverso la sua presenza attiva e salvifica. Le acclamazioni rivolte all’arca mentre veniva riportata nel santuario sono dalla liturgia applicate a Cristo che “sale” al santuario celeste partecipe della condizione regale del Padre e Signore di tutti i popoli. 

Ef 4,1-13. “…ha stabilito apostoli, evangelisti, pastori e maestri… al fine di edificare il corpo di Cristo”.

Il brano della lettera agli Efesini (4,1-13) introduce la parte esortativa della lettera stessa. La prima esortazione che sta a cuore all’apostolo è “conservare l’unità dello spirito con il vincolo della pace”(4,1-3). Il “vincolo della pace” è il legame che viene dal “Dio della pace” (Rm 15,33), da Cristo che è “la nostra pace” (Ef 2,14) e che è tra i “frutti dello Spirito” Gal 5,22). L’unità dunque è frutto dello Spirito: si tratta quindi di impegnarsi a conservarla, coltivando in noi gli atteggiamenti ‘virtuosi’ dell’umiltà, della mansuetudine, della longanimità e della reciproca sopportazione. ‘Virtuosi’ significa che devono essere creati in noi con la ripetizione continua fino a farli diventare connaturali a noi stessi.

E’ la costruzione di quest’unità la comune vocazione dei credenti, nella consapevolezza  che “un solo Dio e padre di tutti è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è in tutti” (4,4-6). Tutto questo è reso possibile grazie a Cristo capo e pienezza della sua Chiesa e Signore del cosmo. Per questo l’autore ricorre al Salmo 68,19 che applica liberamente a Cristo: con il suo salire “al di sopra di tutti i cieli” si afferma il suo ‘dominio universale’. Ma è nella Chiesa che egli realizza gradualmente la pienezza del suo essere capo e salvatore. A ciascuno dei suoi membri egli elargisce gratuitamente doni. Lui si è fatto dono (discese) prendendo carne nel suo popolo e nella sua terra, ma ora nella sua glorificazione (ascese) offre a tutti il dono dello Spirito Santo, che fa di ognuno di noi un dono per gli altri perché tutti abilitati a compiere il loro servizio di “edificare il corpo di Cristo”. Non finalità individuali, quindi, ma tutto è orientato e vissuto nella prospettiva di costruire quell’ ‘unico corpo di Cristo’ di cui tutti facciamo parte. Nella Comunità cristiana locale e nella Chiesa intera dovrebbe trovare realizzazione l’unità che nasce dalla fede, che si fa esperienza del nostro essere figli di Dio in unione al Figlio di Dio.

Mc 16,15-20. “Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro”.

Gesù “fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio”. Negli Atti degli Apostoli abbiamo letto: “Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo”.  Due uomini in bianche vesti spiegano: “Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”. Di Gesù risorto dunque si afferma che non è più visibilmente presente. Gesù ora è nella ‘condizione divina’ (in cielo), partecipe della Signoria che Dio ha sulla storia stessa (seduto alla destra di Dio), della quale Lui che è stato il salvatore sarà anche il giudice (tornerà un giorno allo stesso modo).

Non si tratta di assenza ma di nuova modalità della presenza, mediata dalla comunità dei suoi discepoli. Egli infatti ‘apparve agli Undici e disse loro…’. Il Risorto comunica con i suoi discepoli e affida loro, ancora nel mondo, il compito di farsi portatori dei suoi doni agli uomini: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo…” (Mc), “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni… fino agli estremi confini della terra” (At).

Il modo di agire e di parlare di Dio nella storia degli uomini è ordinariamente ‘terreno’, cioè per mezzo di uomini e alla maniera umana. Di questa sua azione e parola i discepoli sono resi strumenti adatti e testimoni. E’ venuto nel mondo per riempirci dei suoi doni, primo fra tutti lo Spirito Santo. Ora attende di farci partecipi della vita e della gioia della comunione divina, a condizione che gli uomini l’accettino: “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo”. Il battesimo è l’atto attraverso il quale si esprime l’adesione della fede. Dove non c’è fede non c’è battesimo! Predicare il vangelo e battezzare è farsi ministri del dono della salvezza che ci viene dallo Spirito. E’ ancora Lui che, con e attraverso i discepoli, continua a salvare anche oggi: “Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano”.

                                                         +  Adriano Tessarollo