Rifugiati: persone, non numeri

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Rifugiati: persone, non numeri

DA TOLLE-CA’ MELLO A Villaregia. Una gradita esperienza

Lunedì 20 aprile, con 11 ragazzi del catechismo e alcuni genitori di Tolle e Ca’ Mello, siamo andati a Villaregia per conoscere la comunità missionaria e i rifugiati che sono lì ospitati. All’arrivo, insieme a loro, ci ha accolto padre Jose Mariano, che dopo le presentazioni ci ha raccontato brevemente dove opera la comunità missionaria e la realtà del progetto rifugiati che stanno vivendo insieme anche ad alcuni volontari come me, che provengono da altre parrocchie. I ragazzi hanno fatto alcune domande e poi, con l’aiuto di due papà allenatori, ci siamo spostati all’esterno, nel campo di calcio, dove ragazzi, rifugiati e genitori si sono divertiti a fare giochi con il pallone e anche una mini partita.

L’incontro si è concluso con una bella merenda e canti in allegria. Lo scopo dell’incontro era di far conoscere ai ragazzi, una realtà così vicina (le nostre parrocchie distano 15 minuti d’auto da Villaregia), ma poco conosciuta da loro e guardare negli occhi questi rifugiati provenienti da varie parti dell’Africa e vedere dei fratelli, lasciandoci guidare dalla nostra umanità, dimenticando il pregiudizio e la paura dello straniero che purtroppo “respiriamo” tutti i giorni. Dai commenti che ho raccolto dai ragazzi, direi che l’incontro si può dire veramente riuscito… Ecco quelli più significativi:

“Quando ho chiesto ai rifugiati come sono arrivati in Italia, nei loro occhi ho visto dolore e tristezza, ma lì a Villaregia cercano di farli sentire a casa loro, forse meglio anche, perché penso che a casa loro non stavano bene, se hanno rischiato la vita per venire qui.” (Giuseppe, 9 anni).

“Sono stato contento di vedere che nonostante le difficoltà che hanno vissuto, cercano di ricominciare a vivere e si sono divertiti con noi. All’inizio sembravano un po’ timidi, ma poi con i canti si sono sciolti… ho visto anche che un piccolo dono che gli abbiamo portato (un pallone che tutti noi abbiamo firmato), per loro era qualcosa di “grande”.” (Sonny, 12 anni).

“Io penso che sia stata un’esperienza “fantastica”, che ti fa vedere le persone che arrivano qui, con occhi diversi, facendoci pensare a loro come vite umane e non come numeri come si tende a fare di solito.” (Marco, 14 anni).

“Spero che si siano divertiti come noi e che per un attimo abbiano dimenticato tutto quello che hanno passato e che si siano sentiti davvero liberi, perché con tutto quello che pensa la gente oggi di loro… che poi sono persone come noi e anche meglio. A me ha dato molta soddisfazione vedere la felicità nei loro occhi e nel loro sorriso. Spero che riescano a rimanere in Italia e a trovare un lavoro degno di quello che sono, senza che la gente li prenda in giro o peggio… come purtroppo succede. Insomma spero che riescano ad avere una vita felice e quel sorriso tutti i giorni della loro vita. Grazie per questa esperienza!” (Ylenia, 12 anni).

“È stato un bel pomeriggio ed è stato bello incontrare ragazzi più sfortunati di noi, ma vedere che il calcio è uno sport che lega qualsiasi nazione, così come la musica… spero di fare altre esperienze insieme a loro.” (Simone, 12 anni).

Tutti i ragazzi hanno detto di essersi divertiti a giocare e cantare con i rifugiati e anche i genitori hanno commentato positivamente quest’incontro, non ultimo, don Corrado che ci ha accompagnato e che si è divertito a fare foto dei momenti più allegri. Un sincero grazie a tutti!

Marilena