Splendore di Chiesa

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Splendore di Chiesa

I GIORNI

Un parallelepipedo a diversi piani sovrapposti, dominato da una torretta che svetta al cielo con alcune campane sovrapposte in riga. Questa chiesa di periferia ripete all’esterno il modello avveniristico e stanco in uso qualche decennio fa. Ma subito, entrando, una calda luce di colori risveglia gli occhi e attrae il cuore. Sul fondo squadrato del presbiterio una serie di icone tendono al centro come l’iconostasi delle chiese ortodosse, mentre sulle pareti tutt’intorno si svolge un abbraccio di altre icone. Nella cordonata di vetrate al sommo delle pareti il sole illumina figure colorate che attraggono l’anima al paradiso. Questa chiesa è un libro di luce. Guardando più attentamente i singoli riquadri delle vetrate, si individuano i passi del Credo: il Dio onnipotente e creatore, il Figlio nei misteri della sua vita, lo Spirito Santo nella Pentecoste, la Chiesa di Aquileia e di San Marco, la vita eterna e il grande ritorno di Cristo, che si concludono sul disegno sottile dell’AMEN finale. Solo quando ci immergiamo al suo interno la Chiesa rivela il mistero che la costituisce, come l’acqua comunica il suo sapore e la sua trasparenza quando vi nuotiamo dentro. Non è solo una funzione architettonica e un’invenzione artistica, forse scovata da un geniale parroco ‘malato’ di Oriente.

La Chiesa scopre se stessa quando vi si entra e vi si partecipa, come il calore e il colore della vita si sperimentano in famiglia e nell’amicizia. Allora se ne svelano anche i limiti che ne fanno risaltare ulteriormente la bellezza, come – in questa chiesa – il sole che entra vivacemente da certe vetrate e abbaglia; o il ‘trono’ del celebrante troppo addossato all’indietro e distanziato dall’assemblea, con un taglio di visuale. Ma è il popolo che la abita, in questa zona di periferia che accoglie gente diversa, il popolo che la vive, che canta e celebra, incontra Cristo e si esercita nella comunione; sono i discepoli che scendono da questo monte di gloria come dal Tabor, a portare nel cuore e negli occhi la luce di Cristo e il fervore della sua parola. “È bello per noi stare qui”, diceva l’apostolo Pietro. Da questa chiesa, come da tutte le chiese che ci sono diventate care come casa nostra, usciamo nel mondo, affascinati dalla cosa bella che abbiamo visto e udito. Ne portiamo in cuore la luce e il calore mentre viviamo e piangiamo, mentre lavoriamo e amiamo, mentre incontriamo la gente vicina e quella lontana, percorrendo tutte le strade della nostra breve vita.             

don Angelo 

“da Nuova Scintilla n.12 del 22 marzo 2015”