PASTORALE GIOVANILE – Decidere la nostra posizione!

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PASTORALE GIOVANILE – Decidere la nostra posizione!

La veglia diocesana dei giovani con il vescovo a Cavarzere

Dal buio alla luce, dalla notte dell’egoismo al giorno senza tramonto. È sul contrasto di chiaroscuri che si gioca la vita dell’uomo. Un caleidoscopio di colori che, d’improvviso, può sparire dietro il muro della nostra indifferenza. Su questo rischio si è imperniata la veglia di preghiera di venerdì 27 febbraio nel duomo di San Mauro a Cavarzere. La lectio è stata proposta dal vescovo Adriano Tessarollo che si è concentrato sulla Trasfigurazione di Gesù (Lc 9, 28-36). Erano molti i giovani presenti alla serata, realizzata dalla Pastorale giovanile diocesana. Un’opportunità per fermare la frenesia della giornata e per mettersi in ascolto della Parola. Di seguito proponiamo alcuni passaggi della meditazione di mons. Tessarollo. (F. G.)

Dopo la proclamazione del vangelo della trasfigurazione (Mc 9,2-10) e un’orazione iniziale, il vescovo Adriano Tessarollo ha focalizzato il tema della riflessione.

“Come una fotografia: la parola diventa immagina parlante.

Gesù va su un molte alto. Luca aggiunge che ci va per pregare (Lc 9,28). Lì, sulla cima della montagna, Gesù appare ‘tutto luminoso” a Pietro, Giacomo e Giovanni. Appaiono Mosè ed Elia e parlano con Lui e di Lui. Scende dal cielo una voce forte che proclama: “Questo è il mio Figlio, l’amato! Ascoltatelo!”. Una sensazione di timore e di gioia è espressa da Pietro, di fronte a questa improvvisa esperienza. Improvvisamente tutto finisce e rimane solo Gesù che chiede ai tre di non dire niente a nessuno fino a che non fosse risuscitato dai morti. Rimane l’incomprensione dei tre circa quell’annuncio che anticipa la sua risurrezione, che i tre non sanno ancora immaginare”. Il vescovo Adriano ha poi proseguito mettendo a confronto alcuni aspetti del “prima”e “dopo” la trasfigurazione e facendo quindi un approfondimento su Allora/Oggi: “L’annuncio della passione aveva immerso i discepoli in una profonda crisi. Avevano sì seguito Gesù, affascinati com’erano dalla sua persona, il suo amore per tutti, specie i bisognosi di ogni tipo, le sue parole forti e innovatrici; ma nella loro testa c’era confusione, presi dalla propaganda della cultura corrente e dalle loro aspirazioni e interessi. Anche la religione ufficiale insegnava ad attendere un Messia vittorioso contro tutto e contro tutti; e i miracoli compiuti da Gesù erano intesi come dimostrazione di questo suo potere, e non come gesto che manifestava l’amore di Gesù e quello di Dio Padre per gli uomini, amore che anche i discepoli dovevano imparare e praticare. Ecco perché Pietro aveva reagito con molta forza contro l’annuncio e la prospettiva della passione e della croce (Mc 8,32).  Dinanzi a questi pensieri che si aggiravano nel cuore e nella mente degli apostoli (erano proprio i tre preminenti nel gruppo), l’esperienza della Trasfigurazione di Gesù li poteva aiutare a seguirlo sulla via che ora stava per intraprendere e affrontare: la via della croce! Anche quando Marco scriveva il suo vangelo, la Croce costituiva un grande impedimento per l’accettazione di Gesù come Messia da parte dei giudei. Come poteva essere che un crocifisso, morto come un emarginato, potesse essere il grande messia atteso da secoli dal popolo? La croce era un impedimento per credere in Gesù. Le comunità non sapevano come rispondere alle domande critiche dei giudei. Uno degli sforzi maggiori dei primi cristiani consisteva nell’aiutare le persone a percepire che la croce non era né scandalo, né follia, bensì era l’espressione dell’amore e della sapienza di Dio (1Cor 1,22-31): quello è il vero potere.  Inoltre in quegli stessi anni i cristiani cominciavano a vivere la persecuzione che Nerone aveva scatenato provocando molti morti”. Quindi il vescovo ha spiegato il senso della “Trasfigurazione di Cristo”:

“E’ lo svelamento del Suo essere più profondo. Lo splendore del volto di Gesù e delle sue vesti è l’irradiazione della sua trascendenza, conferma e realizza le Scritture, rappresentate da Mosè  ed Elia come presenze.

In questa scena, nella figura di Gesù, Umano e Divino sono presenti: uomo fra gli uomini, egli rivela la propria Divinità. Pietro, Giacomo e Giovanni, ai piedi di Gesù “splendore di luce”, partecipano a questa grande visione e sono invitati, attraverso l’obbedienza a Gesù e l’accettazione del suo stile di vita (ascoltatelo) a diventare frammenti del disegno divino più grande e luminoso  del Padre, che si realizza intorno alla figura di  Gesù. Ecco ciò che provoca insieme di timore, ma anche grande gioia. Lo stesso è per noi: siamo invitati ciascuno a riconoscerci parte di questo progetto, dentro a questo progetto: se accettiamo quell’invito-comando “ascoltatelo” e entriamo dentro a questo progetto, ciascuno di noi è trasfigurato al cospetto del mondo, avvolto dalla luce, preso insieme da timore e gioia e riprende il proprio cammino nella quotidianità  e diventa testimone della forza dell’amore di Dio”. Infine un’applicazione concreta e provocatoria su “La vera identità di Gesù: svolta nel cammino verso la croce”: “Da questo momento Gesù cambierà decisamente, imprimendo alla sua vita una svolta radicale, scoprendo, per così dire, le carte del suo gioco e chiedendo ai suoi discepoli una svolta altrettanto radicale delle loro vite e una fede decisa, poiché quello che sta per succedere richiede una visione superiore degli eventi che qui si stanno per compiere. Di fronte a questi eventi nasce la domanda di vitale importanza anche per noi, cui è rivolta stasera questa pagina evangelica e a cui dobbiamo dare una risposta personale, come è stato chiesto agli stessi discepoli: ‘Ma voi, che cosa dite che io sia?’. Come per gli apostoli, come per ogni discepolo di Gesù di ogni tempo e luogo, anche noi che abbiamo avuto l’avventura di imbatterci nel Vangelo e, attraverso di esso, nello strano personaggio che è Gesù, dobbiamo decidere la nostra posizione: o di qua o di là. Non esistono vie di mezzo: o credi o non credi. E qualunque sia la nostra propria decisione, essa si ripercuoterà profondamente sulla nostra vita, fino a cambiarci radicalmente, anche in contrasto con noi stessi e con l’ambiente in cui viviamo”.

“da Nuova Scintilla n.10 del 8 marzo 2015”