PAROLA DI DIO – Convertitevi e credete al vangelo

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PAROLA DI DIO – Convertitevi e credete al vangelo

Letture: Gen 9,8-15; Salmo 24;  1Pt 3,18-22; Mc 1,12-15

“Dio paziente e misericordioso rinnova l’alleanza con tutte le generazioni ”. (colletta)

(Gen 9,8-15). Il brano ascoltato è la conclusione del racconto del ‘Diluvio’. Se il racconto del diluvio denuncia il male che il peccato e la perversione dell’uomo attirano su di sé e sul cosmo (mondo ordinato), la sua conclusione vuole mostrare che il Signore Dio rinnova la sua fedeltà e il suo amore all’uomo che cammina con rettitudine: “Noè trovò grazia agli occhi del Signore… Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio” (Gen 6,8-9). Noè è così il simbolo dell’umanità che ‘trova grazia agli occhi del Signore’, ma che pure vive in modo ‘giusto e integro tra i suoi contemporanei e cammina con Dio’. Alleanza significa rapporto di comunione tra Dio e uomo. Essa ha origine per iniziativa gratuita di amore di Dio.

Il peccato, che è ‘violenza e corruzione’ crescente tra gli uomini, infrange anche la comunione con Dio. Le acque del diluvio allora assumono un doppio significato: esse manifestano che il frutto del peccato è morte e distruzione, ma che da quella morte e distruzione Dio libera e salva. Noè, infatti, la sua famiglia e ogni specie vivente sono salvati da quelle acque mortali: Dio stesso indica e offre la via della salvezza. La nuova creazione è prefigurata in Noè, la sua famiglia e tutto quanto è racchiuso nell’arca e salvato da quelle acque. E nuovamente riparte l’offerta divina significata nell’alleanza che ancora riguarda gli uomini di tutti i tempi, gli animali e la terra: “ Ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi., con ogni essere vivente…”. E c’è un nuovo segno come memoria e garanzia della promessa di Dio, segno che ricordi ad entrambi i contraenti  il contenuto di quella promessa: “Il mio arco pongo sulle nubi ed esso sarà il segno dell’alleanza tra me e la terra…io lo guarderò per ricordare l’alleanza eterna…”. L’arcobaleno che spunta dopo i temporali, è simbolicamente un arco da guerra, che ora diventa segno di pace; esso è simbolo universale perché visibile a tutti gli uomini; appare solitamente dopo i temporali minacciosi, ma ora diventa rassicurazione all’uomo che Dio ha a cuore la sua creazione; quel segno impegna Dio verso l’uomo e rassicura l’uomo della fedeltà e dell’amore di Dio.

Salmo 24.  “Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà”.

Vengono proclamati i vv. 4-9. Il ritornello riprende in parte il v. 10 che proclama: “Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà, per chi custodisce la sua alleanza e i suoi precetti”. E’ sempre la logica dell’alleanza che ha la sua sorgente nell’amore e nella fedeltà del Signore, ma che richiede la risposta dell’uomo nel custodire l’alleanza e i precetti del Signore. Nella prima strofa (vv. 4-5), siamo condotti a chiedere il dono della conoscenza delle ‘vie del Signore’ e guidati ad essergli fedeli, per ‘camminare con Dio’ come Noè, “perché sei tu il Dio della mia salvezza”. La seconda strofa (vv.6-7) è appello al Signore ad essere fedele a se stesso (ricordati) che è ‘misericordia’, ’amore eterno e bontà’. La terza strofa (vv.8-9), infine, è una confessione di fede in Dio ‘buono e retto’ e nella sua azione con la quale Egli illumina, guida e insegna la ‘via giusta’ a chi è andato fuori strada (peccatore) e si riconosce bisognoso del suo aiuto (poveri).      

1Pt 3,18-22. “…Quando la magnanimità di Dio pazientava nei giorni di Noè”.

L’apostolo Pietro sta invitando i battezzati a operare il bene anche se ciò può costare una certa sofferenza (v.17). Il riferimento per il battezzato è Cristo “morto per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nella carne ma reso vivo nello spirito”. Il Risorto ha annunciato la salvezza anche a coloro che non avevano approfittato del tempo a loro disposizione per cambiare vita: anche a loro la salvezza di Cristo è offerta. Il riferimento al tempo di Noè è per sottolineare che il tempo nel quale Dio ha atteso di dare corso al diluvio finché Noè poté costruire l’arca, è definito come il pazientare della magnanimità di Dio. Ma solo poche persone, otto in tutto, furono salvate, entrando in quell’arca, salvate per grazia e per obbedienza. Gli altri invece, “avevano rifiutato di credere”.  L’apostolo Pietro dalle acque del diluvio passa a quelle del battesimo che, grazie alla morte e risurrezione di Gesù, diventano “invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo”. Il cammino battesimale è dunque partecipazione al cammino stesso di Gesù. Anche per noi cioè, che nell’obbedienza al vangelo partecipiamo alla sofferenze di Lui, in fedeltà alla sua parola, è riservata la salvezza che il Cristo possiede già in pienezza “assiso alla destra di Dio”.    

Mc 1,12-15. “Tentato da satana… e gli angeli lo servivano. Convertitevi e credete al vangelo”.

Il tempo di Quaresima è partecipazione del battezzato alla lotta e vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, che per Lui si è conclusa nel suo mistero pasquale di morte e risurrezione. Siamo invitati a vivere nella Quaresima la memoria del nostro battesimo che rinnoveremo nella grande Veglia pasquale. Il racconto della ‘prova’ di Gesù segue immediatamente quello del battesimo, nel quale, in una scena di rivelazione, lo Spirito scende su Gesù e la voce di Dio lo proclama ‘Figlio’. L’attenzione del racconto di Marco è posta sulpermanere di Gesù nel deserto, guidato dallo Spirito, tentato da Satana e servito dagli angeli di Dio. I quaranta giorni di ‘prova’ di Gesù richiamano 1’esperienza di Israele nel deserto, dopo l’uscita dall’Egitto. Quel tempo è ricordato come tempo di prova, di tentazione, di faticoso cammino, di attesa per ar­rivare alla terra promessa. Come Dio aveva chiamato il suo popolo nel deserto, così Gesù vi è spinto dallo Spirito e con Gesù si inaugura la definitiva lotta tra lo Spi­rito e Satana e la vittoria del Figlio di Dio che qui inizia ma che si conclude nella sua Pasqua. Anche noi possiamo percorrere il nostro cammino di purificazione e di rinnovamento, nutriti dalla Parola,purificati nel Sacramento della Misericordia e della Riconciliazione e sostenuti dal pane, frutto della pasqua di Cristo, il pane dell’eucaristia, la nuova ‘manna’ per il nostro cammino battesimale, cammino faticoso ma accompagnato da Dio, che continuamente ci fa progredire dalla schiavitù alla libertà, dal peccato alla grazia, e ci porta a prendere coscienza del nostro essere popolo nuovo, figli suoi rinati dal battesimo e guidati dallo Spirito. L’informazione sull’arresto di Giovanni Battista a causa della sua fedeltà a Dio e alla sua Parola che annunciava, serve all’evangelista per mettere la predicazione di Gesù in continuità e successione con quella del Battista stesso.

La predicazione di Gesù è riassunta in due annunci paralle­li, che rappresentano la sua novità e il suo programma: “E’ compiuto il tempo / è vicino il Regno di Dio . Convertitevi /  e credete al vangelo”.

L’accento è posto sui quattro verbi, per far risaltare l’urgenza di quel grido: l’approssimarsi immediato del Regno di Dio non permette di rimandare ulteriormente la decisione e la scelta. La scelta e la decisione consistono nella “conversione”, cioè aderire con il cuore e la vita concreta all’incontro con il Signore: riconoscendo e confessando in e con Gesù ci è data la salvezza. Lui stesso è la salvezza data a noi da Dio: questo è il Vangelo cui credere, cui aderire, da riconoscere e accogliere. Accogliamo l’invito di san Pietro a non essere come i contemporanei di Noè: “…Essi avevano rifiutato un tempo di credere, quando la magnanimità di Dio pazientava nei giorni di Noè …”    

 +   Adriano Tessarollo

“da Nuova Scintilla n.8 del 22 febbraio 2015”