PAROLA DI DIO (n.6-2015)

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PAROLA DI DIO – Andiamocene… perché io predichi anche là

Letture: Gb 7,1-4.6-7; Sl 146; 1Cor 9,16-19.22-23; Mc 1,29-39

Dopo la sinagoga, ecco Gesù entrare nelle case della gente. Cosa incontra? “La suocera di Simone era a letto con la febbre. E gli parlarono subito di lei”. In ogni famiglia, in ogni casa, in ogni persona, prima o poi si affaccia l’esperienza della malattia. Giobbe direbbe: “a me sono toccati mesi di illusione e notti di affanno…senza un filo di speranza”. 

Gesù non solo entra nelle città, ma anche nelle case. Gesù entra con Giacomo e Giovanni nella casa di Simone e Andrea a Cafarnao (Mc1,29ss) e subito mostra a questi suoi primi discepoli che la salvezza inizia dalle loro case e dalle loro famiglie: guarisce la suocera di Pietro permettendole di ritornare al suo quotidiano “servizio”. Questo entrare nelle case fa parte dello stile di Gesù. Oltre che in questa casa, Gesù entra nella casa di Levi (Mc 2,15) e di Zaccheo (Lc19,7) per condividere la festa della conversione (Gesù entra in casa e sta a mensa anche con i peccatori, per offrire perdono e invitare a conversione, non come premio perché sono bravi!); entra nella casa di Marta e Maria (Lc 10,38ss) per condividere con loro la gioia dell’amicizia, dialogare con loro e proporre il suo insegnamento; si ferma anche presso la casa di Simone, che era stato lebbroso (Mc 14,3ss) e lì accoglie il gesto d’amore di una donna che invece è mal giudicata dai presenti. Lo stile di Gesù è quello delle relazioni offerte, accolte e provocate (“Venite e vedete”, leggiamo in Gv 1,19).

E’ questo lo stile dell’incarnazione di Gesù: il suo andare in cerca degli uomini, stare tra di loro, curarli e servirli, annunciare il perdono e la speranza, denunciare apertamente il male, fino a giungere a sacrificare la sua vita per loro. Il suo orizzonte va oltre la sinagoga, va oltre le case degli amici e si estende senza confini a tutti, sia in città che nel territorio: “perché io predichi anche là”. Egli ha pietà di malati, ciechi, storpi, lebbrosi e compie su di loro i segni della misericordia del Padre, guarendoli e confortandoli. Egli è il “medico” che si china sulle loro malattie. Con la sua testimonianza egli rende presente e mostra la benevolenza del Padre, il cuore di Dio, il volto di Dio. Così facendo sotto gli occhi dei suoi discepoli, Egli li prepara ad essere apostoli imitandolo per questa via e con questo stile. Qui sta la differenza tra una Chiesa ‘clericale’ che cura se stessa e le proprie tradizioni, e una Chiesa ‘missionaria’ che esce incontro agli uomini ad annunciare coraggiosamente la Parola, a testimoniare l’amore che incontra e cura gli uomini, proprio in nome e con la forza di Dio, andando e stando con gli uomini nelle loro strade, nelle loro città, nelle loro case, nei loro problemi, nelle loro malattie, nei loro peccati, per portare perdono, guarigione, liberazione, speranza. Dalla sinagoga ad ascoltare la Parola, alle case a portare aiuto e guarigione e a condividere l’amicizia, alla città per incontrare, sanare, liberare, al riposo, ma poi alla ‘preghiera mattutina’, solo con il Padre, per rendere grazie e per chiedere ancora forza e grazia, per poi ripartire ‘in uscita’ verso tutto il territorio per evangelizzare annunciando e liberando… L’origine della missione di Gesù è il cuore di Dio, ma il frutto dell’amore è l’uomo da evangelizzare e da salvare, e Gesù, nel suo vivere, diventa l’offerta concreta dell’amore del Padre all’uomo. In questo momento storico c’è bisogno di testimoni che col loro andare con e tra gli uomini, con la loro vicinanza, accoglienza e solidarietà fraterna, con il loro impegno nel mondo, si sentano consacrati ad andare e stare tra gli uomini, perché ogni uomo possa incontrare per mezzo di loro “la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini…”(Tt 3,4), anche quelli che vivono ai margini della fede e della speranza. Come abbiamo ascoltato dall’apostolo Paolo, annunciare il vangelo con parole e azioni è compito che scaturisce dal nostro essere discepoli, quindi di tutti i battezzati; ma è missione specifica di coloro che, come l’apostolo, hanno accolto nell’ordinazione diaconale, presbiterale e episcopale il dono e l’impegno del ministero apostolico: “annunciare gratuitamente il vangelo… farsi servi di tutti per guadagnarne il maggior numero…farsi tutto a tutti per salvare ad ogni costo qualcuno”( 1 Cor 9,22-23).                     +   Adriano Tessarollo