PAROLA DI DIO – “Qua, dietro a me…”

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PAROLA DI DIO – “Qua, dietro a me…”

Letture: Gio 3,1-3.10; Sl 24: Fammi conoscere, Signore, le tue vie. 1Cor 7,29-31; Mc 1,14-20

“Qua, dietro a me…”

L’attività di Gesù nel vangelo di Marco inizia con una parola e un gesto che definiscono l’intera missione di Gesù, fatta di parola e di azione. La Parola si caratterizza come proclamazione del Vangelo di Dio, che consiste nell’annunciare che Dio è in azione per salvare l’uomo e la salvezza è alla portata di tutti: “Il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino”. All’uomo è richiesto di accoglierlo in novità di vita e riconoscere il dono da Lui offerto in obbedienza a quella Parola di grazia: “Convertitevi e credete nel Vangelo”. La sua azione consiste invece nel passare tra gli uomini, chiamarli a stare con Lui e a seguirlo, per imparare da Lui a diventare a loro volta portatori dell’annuncio della salvezza e a stare accanto agli uomini. Poniamo subito la nostra attenzione sui verbi che descrivono l’azione di Gesù. Anzitutto egli ‘passalungo il mare di Galilea’. Il lago rappresenta un luogo privilegiato dell’attività umana in quella regione.

L’azione di Gesù dunque si caratterizza subito come un andare tra gli uomini nel luogo della loro attività, i luoghi della vita. Il suo sguardo si posa sull’oggetto del suo interesse: “vide Simone e Andrea, fratello di Simone’. E’ degli uomini che si interessa Gesù. Il suo passare diventa quindi un andare in cerca degli uomini. Egli non solo vede Simone e Andrea indaffarati nel loro mestiere di pescatori, ma benché siano in azione (‘mentre gettavano le reti’) rivolge loro un invito, che presuppone di lasciare quel mestiere che loro sanno ben fare. L’invito contiene due aspetti. Alla lettera sarebbe: ‘qua, dietro a me’ tradotto con ‘venite dietro a me’. E’ la richiesta di stare con lui, dove è lui, ma anche di seguirlo, mettersi cioè alla sua scuola, imparare da lui! Questo significa diventare e vivere da discepoli. Ma non basta! Gesù ha un progetto per i suoi discepoli, quello di affidare loro la sua stessa missione: ‘Vi farò diventare pescatori di uomini’. Gesù si propone di trasformarli, con la sua presenza e col suo insegnamento, da pescatori di pesci a pescatori di uomini. Certo questa trasformazione esige un lungo apprendistato, perché è ben diversa dal mestiere che essi già conoscono bene. Mentre infatti ora pescano il pesce per loro vantaggio e interesse, e quel pesce viene tirato fuori dal suo ambiente dove vive bene, pescare gli uomini significa impegnarsi non per il proprio vantaggio o interesse, ma occuparsi e faticare per ‘tirar fuori’ dalle acque mortali del peccato e di ogni sofferenza gli uomini perché possano vivere in pienezza la loro vita. Dunque non fare preda ma liberare, investire le proprie energie, il proprio tempo, la propria vita non per se stessi ma per salvare gli altri, come impareranno alla scuola di Gesù e come Gesù stesso darà loro la forza di fare. L’incontro e la proposta di Gesù si concludono con l’accettazione da parte dei due fratelli. Caratteristiche della decisione dei due sono il ‘subito’ e il ‘lasciarono le reti’. E’ tipica dei racconti di vocazioni biblici la risposta pronta che richiede la disponibilità di incamminarsi per la nuova via, senza tentennamenti, senza più volgersi indietro. Segue poi una seconda scena, quella della chiamata di Giacomo e Giovanni. E’ come la prima, ma ora i due nuovi chiamati non sono in mare a pescare ma sulla barca a riparare le reti: intenti cioè agli attrezzi dello stesso loro mestiere di pescatori. In più con loro ci sono il loro padre e i garzoni; dunque una azienda di famiglia ben avviata. Anche per essi c’è il ‘subito’ della chiamata, il lasciare il padre e i garzoni e l’andare dietro a lui. Questa seconda situazione accentua maggiormente il tema del ‘lasciare’ (il padre), l’attività avviata (i garzoni) per seguire in cambio ‘Lui’.  Ultima annotazione: i discepoli sono chiamati ‘a due a due’, come anche nella missione saranno mandati ‘a due a due’. La chiamata e la missione o trovano fratelli o rendono fratelli. Forse è una dimensione da riscoprire. Anche oggi chi vuole rispondere alla chiamata per seguire Lui e rendersi disponibile alla missione deve giungere prontamente alla decisione, deve essere disposto coraggiosamente a lasciare qualcosa per seguire Lui e rendersi disponibile alla missione di annunciare il vangelo a vantaggio dei fratelli. Come del resto fece Dio quando chiamò: “Àlzati, va’ a Nìnive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico”, e come fece Giona, chiamato per la seconda volta: “Si alzò e andòa Nìnive secondo la parola del Signore”.

+ Adriano Tessarollo