PAROLA DI DIO – Rabbì, dove abiti?

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PAROLA DI DIO – Rabbì, dove abiti?

Letture: 1Sam 3,3-10.19; 1Cor 6,13-15.17-20; Gv 1,35-42

È la chiamata di Andrea, Giovanni e Pietro, come scoperta progressiva di Gesù e invito alla comunione con Lui. L’indicazione temporale del “giorno dopo” collega questo racconto al precedente annuncio del Battista nel quale Gesù è definito come “Agnello di Dio, colui che era prima di me, colui sul quale si è posato lo Spirito, il Figlio di Dio”. Ora due dei discepoli del Battista sono dal lui stesso avviati al seguito di Gesù e all’incontro con Lui: una scena descritta in modo così vivo e dinamico da far rivivere al lettore stesso quel momento iniziale di grazia vissuto dai futuri apostoli. Gesù sembra passare di là ‘casualmente’, e il Battista, puntando l’indice verso di Lui, con voce animata pronuncia un annuncio solenne per Andrea e Giovanni che lo stanno ascoltando con interesse: “Ecco l’Agnello di Dio!”.

Questa espressione, insieme stupita e gioiosa evoca alcuni testi biblici. Gesù è indicato dal Battista come quel Servo sofferente annunciato dai profeti e tanto atteso dal popolo che doveva prendere su di sé i peccati del popolo (Is 52,13-53,12), e quell’agnello pasquale e quell’agnello del sacrificio quotidiano, immolati come simboli di Colui che si sarebbe offerto a Dio per il perdono dei peccati di tutto il popolo. E’ questa parola di Giovanni Battista ad avviare il primo passo di quel lungo cammino che avrebbe fatto di Andrea e Giovanni, prima discepoli e poi apostoli di Gesù e del suo Vangelo. Il Battista, come aveva fatto il sacerdote Eli con il piccolo Samuele, aiuta e indirizza i due suoi discepoli a scoprire chi sia quel personaggio che passa. Il sacerdote Eli aveva guidato il piccolo Samuele a ‘discernere’ in quella voce che udiva la parola del Signore che continuava a farsi sentire e gli aveva suggerito l’atteggiamento giusto da tenere di fronte a quella parola: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”. L’ascolto è un atto libero, e altrettanto libera deve essere la risposta all’invito del Signore. “I due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù”. Dunque, quel passaggio ‘casuale’ di Gesù diventa per loro, illuminati dalla parola del profeta, una provocazione che diventa vocazione. I due allora si mettono al seguito di Gesù. E Gesù non nega il suo sguardo e la sua parola a chi lo cerca: “Che cercate”. E’ la prima parola di Gesù nel Vangelo di Giovanni. I due, che dal Battista hanno intuito qualcosa di straordinario in Gesù, vogliono conoscere proprio Lui e quindi gli chiedono: “Rabbì (Maestro), dove abiti?”. E subito Gesù si coinvolge e li coinvolge: “Venite e vedrete”. L’invito è accolto: “Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno rimasero presso di Lui”. Anche l’ora è precisata: “erano circa le quattro del pomeriggio”. E’ quella l’ora in cui i membri di una famiglia, rientrando dal lavoro, s’intrattengono insieme e si radunano per condividere la cena ed eventualmente accogliere gli ospiti. Da quello ‘stare insieme’ nasce tra quei due uomini e Gesù un rapporto di familiarità e di profonda conoscenza: Gesù si manifesta loro come l’Inviato del Signore, tanto che Andrea, “uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni”, uscito da quell’incontro, trova suo fratello Simone e con entusiasmo gli annuncia: “Abbiamo trovato il Messia”. Ecco il ritratto del discepolo di Gesù e del suo cammino di fede: è persona con l’animo aperto alla ricerca. Sa mettersi in ascolto della parola del Signore annunciata dal profeta, si apre all’incontro con Gesù che ‘passa’, si mette in ricerca e ascolto, sa ‘rimanere’ con Lui e progressivamente scopre in Lui l’Agnello di Dio, il Maestro, il Messia. Poi diventa apostolo comunicando quella ‘meravigliosa’ scoperta ad altri per portarli all’incontro con Lui. Con il salmo anche noi abbiamo risposto: “Ecco io vengo, Signore, per fare la tua volontà”. Il nostro rapporto con la parola del Signore deve diventare sempre più profondo al punto da trasformarci in ‘uomini dell’ascolto’ lasciandoci configurare dalla stessa Parola che ascoltiamo, così che essa diventa l’oggetto del nostro desiderio. Quella Parola, espressione della volontà di Dio, non sarà allora più per noi obbligo gravoso imposto dall’esterno, ma esigenza e desiderio interiore: “la tua legge io desidero…”. Solo questa profonda esperienza, di Gesù e della sua Parola, sarà capace di trasformarci in discepoli testimoni e apostoli evangelizzatori della salvezza e della volontà del Signore nelle nostre comunità.  Abbiamo urgente bisogno anche oggi di discepoli e apostoli che, come il sacerdote Eli e come il Battista e come ha fatto poi Andrea con il fratello Pietro, sappiano indicare ad altri ‘il passaggio del Signore’ nella propria vita, e annuncino e portino altri fratelli all’incontro con Cristo e con il suo vangelo, raccontando loro la propria bella esperienza dell’incontro e della comunione con Lui.

+   Adriano Tessarollo