Maria, la piena di grazia

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PAROLA DI DIO – 8 dicembre, Immacolata Concezione (riflessioni del vescovo Adriano)

Maria, la piena di grazia

(Letture: Gen 3,9-15.20;Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38)

Gen 3,9-15.20: “Ho udito il tuo passo nel giardino: avuto paura …”

Dio e uomo possono vivere nella comunione e nella familiarità? La condizione umana è tale da doversi nascondere davanti a Dio? “Dopo che Adamo ebbe mangiato dell’albero..”, così comincia il racconto noto come la ‘storia della mela’. Attraverso questo racconto in linguaggio popolare, quasi il racconto della nonna, il testo sacro annuncia il disegno di Salvezza di Dio per l’uomo. La signoria di Dio sul mondo e sull’uomo non si esercita attraverso il dominio dispotico di Dio che rende l’uomo schiavo, ma attraverso la cura e collaborazione in comunione di intenti, per la gioia comune. Tale relazione è rotta quando l’Uomo dubita della retta intenzione di Dio, teme di essere da Dio reso schiavo e succube della sua volontà arbitraria, che gli impedisce di realizzare appieno le sue aspirazioni più profonde.

Il rapporto con Dio diventa allora concorrenza: più si riduce l’area di ingerenza divina, più l’uomo guadagna in libertà e autonomia: “Sarete come dei!”. E’ questa l’origine del male (peccato originale) che affligge l’umanità di sempre, uomini e donne. Satana è presente nel cieco orgoglio ed egoismo dei singoli che rinnegano la fraternità, dei gruppi che distruggono la solidarietà umana, delle nazioni che annullano le diversità, delle religioni che sfigurano il volto stesso di Dio per farlo servire alla sete di dominio, anziché essere progetto di servizio e di promozione della gioia nella pace. E’ il grandioso e realistico quadro tracciato nei primi 11 capitoli della Bibbia, di cui oggi ascoltiamo quel tratto che più mostra le conseguenze di tale atteggiamento dell’uomo. Ma c’è una speranza per l’umanità, di sottrarsi alla seduzione che trasforma la sua storia in storia di rovina e di morte, anziché essere storia di vita e di salvezza? La via indicata nel testo biblico è una lotta continua di tutta l’umanità contro il Seduttore, contro l’inganno che continuamente l’abbaglia. La lotta non è dunque contro Dio, ma di Dio stesso che si affianca all’uomo, in vari modi, specialmente con un intervento del tutto inatteso e straordinario, dall’interno della stessa umanità: per mezzo di una Donna sarà donato un Salvatore che coinvolgerà l’Umanità in questa lotta di liberazione e di salvezza.  

  

Dal Salmo 97: “Abbiamo contemplato, o Dio, le meraviglie del tuo amore”

Cantare al Signore un canto ‘nuovo’ vuol dire riconoscere i nuovi prodigi che egli compie. Il salmo 97 (vv.1-4) nasce nell’immediato post-esilio, quando Israele ha potuto sperimentare ancora una volta, come in un nuovo esodo, l’opera di salvezza di Dio in suo favore. Ma in questa nuova opera di “salvezza e giustizia” Dio ha rivelato qualcosa di più profondo che manifesta l’essenza del suo stesso essere: “amore e fedeltà”. L’azione manifesta il sentire. L’amore di Dio è fedele perché Dio è fedele: egli si ricorda e non si dimentica del suo popolo e di tutti gli uomini che egli ha creato. Il Signore è Colui che era, che è e che viene: questa certezza dà serenità al presente di ogni generazione (“tutti i confini della terra”) e garantisce all’uomo il futuro, perché Dio non si dimentica del suo amore, per il quale egli è stato, è e sarà salvatore! Tutta la vita diventa Avvento, cioè ferma speranza che il Signore verrà per salvarci.

Ef 1,3-6.11-12: “… benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo “.

Dal regno del peccato al regno della grazia. Dio è fedele alla sua misericordia e alla sue promesse nonostante tutte le infedeltà, deviazioni, tradimenti dell’uomo: in Cristo Gesù il Padre ci ha scelti, ci ha benedetti, ci ha chiamati ad essere santi e immacolati nell’amore. Siamo dal Padre pensati in stretta unione, un tutt’uno col Figlio Gesù Cristo! E’ questo che ci fa degni dell’amore paterno di Dio, scelti per questa esclusiva appartenenza a Lui, riservati a Dio, immacolati “davanti a Dio”! Quindi siamo immacolati non in forza di noi stessi e delle nostre possibilità naturali, ma come “creature nuove’, intimamente uniti a Cristo, rivestiti di Lui. E’ la santità di Cristo che diventa nostra. E i nostri peccati? Hanno grande peso davanti a Dio, ma siamo redenti, perdonati “mediante il suo sangue”. Maria Immacolata è l’anticipo e il primo frutto della redenzione di Cristo, in vista di Lui, per mezzo di Lui e in Lui. Redenzione e perdono delle colpe “senza misura”, perché quella è “la ricchezza della sua grazia’ che ha fatto di Maria la ‘creatura nuova’ ma che cambia e rinnova così tanto anche noi da diventare ‘in Cristo’ oggetto della sua benevolenza. Come non esclamare anche noi, in questa festa : “Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo!”?

Lc 1,26-38: “Ti saluto, o piena di grazia”.

Il messaggero di Dio, Gabriele, è mandato non al tempio di Gerusalemme da un sacerdote, ma a Nazaret di Galilea, da una ragazza che già è ‘fidanzata’ con un tale Giuseppe, discendente dell’antica famiglia del re Davide. Il primo approccio si apre con un saluto e un appellativo che sostituisce il nome e un detto di benedizione. Il saluto “Gioisci” prepara il lieto annuncio che segue. L’appellativo “piena di grazia” definisce Maria come persona che gode della pienezza della benevolenza di Dio, colmata della sua grazia. L’interpretazione ecclesiale ha compreso questo appellativo come una proclamazione che riconosce Maria preservata da ogni peccato fin dal suo concepimento (Immacolata Concezione). Infine l’annuncio-promessa “Il Signore è con te” assicura la presenza del Signore in lei ora e in futuro. Non è la percezione della presenza del messaggero di Dio a turbare Maria, quanto invece il messaggio rivolto da parte di Dio a lei, ragazza umile e semplice. Ma vediamo il secondo messaggio. Dopo la rassicurazione (non temere) segue la spiegazione di quel “piena di grazia”, in rapporto alla sua missione di madre del Messia: “Hai trovato grazia… ecco, concepirai un figlio… lo chiamerai Gesù… Colui che nascerà sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo, il Signore Dio gli darà il trono di David suo padre e regnerà sulla casa di Giacobbe per sempre”. Maria si sente coinvolta nel disegno della storia di salvezza di Dio in favore del suo popolo. Segue infine un terzo messaggio come ulteriore e più piena rivelazione di questo suo coinvolgimento: Ella partorirà il Messia, colui che salverà il suo popolo dai suoi peccati! Siamo al vertice del racconto. La duplice espressione: “lo Spirito Santo scenderà su di te / la Potenza dell’Altissimo stenderà la sua ombra” annuncia che l’Onnipotenza di Dio genererà nel seno di Maria un bambino, sostituendosi alla procreazione umana. La Potenza di Dio, definita “Spirito Santo e Potenza dell’Altissimo” rimanda a Gen 1,2 dove nel racconto della creazione lo Spirito di Dio si librava sulle acque e il verbo ‘adombrare’ rimanda a Es 40,34-35 dove si dice che la nube ‘dimorava’ sulla tenda del Convegno, quale segno della presenza ‘di grazia’ di Dio stesso. Gli effetti si corrispondono, perché, come la tenda del Convegno è riempita dalla nube della Presenza, così Maria sarà riempita e porterà dentro di sé il Figlio, presenza di Dio tra gli uomini. Il concepito è Figlio di Dio, perché proviene Lui , è Santo perché Figlio di Dio! E la sua missione sarà di portare al mondo lo Spirito da cui è generato! Maria non chiede segni. Gli viene dato un annuncio, quello della gravidanza di Elisabetta, che mostra che: “nulla è impossibile a Dio”. Il dialogo con l’angelo si conclude con il sì incondizionato di Maria: mai risposta tanto breve ha espresso tanto bene il comportamento dell’uomo davanti a Dio: “Ecco la serva del Signore, avvenga a me secondo la tua parola”. E’ la passiva disponibilità unità all’attiva prontezza; il vuoto più profondo si accompagna alla più grande pienezza. Dio ha affidato la sua salvezza a Maria e Maria ha affidato il suo destino a Dio: la salvezza è grazia e dono, ma è anche accoglienza e obbedienza. Qualche riga più oltre Maria sarà proclamata: “Beata colei che ha creduto…”, dove credere non è solo l’aderire della mente ma anche l’affidarsi concreto e vitale a Dio, a tal punto da diventare “sua serva”. Il quadro si conclude senza aggiungere altro : “E l’angelo partì da lei”. Dopo la risposta di Maria, tutto ritorna nelle mani di Dio, tutto é consegnato ancora al silenzio e all’attesa. Per Maria é iniziato il camino della fede, grazie alla quale comprenderà questo messaggio in maniera sempre più piena man mano che Dio lo compirà in Gesù Cristo Risorto: da Nazaret a Gerusalemme. Attraverso Maria la promessa salvifica degli inizi della Bibbia, Gn 3,15, si avvia al compimento e si riapre la strada della comunione di Dio con l’Uomo, in Gesù Cristo Signore. (+ Adriano Tessarollo)

 

da NUOVA SCINTILLA 46 del 7 dicembre 2014