Sinodo e matrimonio

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Parrocchia di Donada. Conferenza di mons. Mozzato

Sinodo e matrimonio

È arrivato mercoledì 29 ottobre 2014 a Donada, invitato dal parroco don Renato, mons. Alfredo Mozzato “Giudice uditore” presso il tribunale ecclesiastico regionale (nella foto durante l’incontro). L’argomento è stato uno tra i più dibattuti affrontati dal Sinodo mondiale dei Vescovi su Matrimonio e Famiglia. Introducendo l’oratore ai presenti, il parroco ha precisato: “Siamo qui per ascoltare, capire e interrogarci sul matrimonio cristiano e l’evoluzione della società nella quale anche molti battezzati scelgono il matrimonio “civile”, la convivenza, chiedono la separazione, il divorzio, il risposarsi “in municipio” per non parlare dei “matrimoni (?!) gay”.

L’oratore ha esordito precisando che la “casistica” (le tante situazioni che si verificano) sul matrimonio è motivo di dibattito. Il cristiano ha però un ideale concreto che si rifà alla realtà che Dio ha nei riguardi della famiglia. Perché anche Gesù è nato ed è vissuto in una famiglia. Una famiglia fondata e costruita da una donna e da un uomo. Con l’imperativo che “Ciò che Dio ha congiunto l’uomo non separi”; che “Dio creò l’uomo e la donna, maschio e femmina li creò”.       Di fronte ai problemi che la vita di coppia può creare, si invoca comprensione e misericordia.                 Se le situazioni mondiali lasciano perplessi, la Chiesa ricorda che il Matrimonio è un sacramento indissolubile fino a che “morte” non separi. Il compito della Chiesa è offrire attenzione alle persone nelle loro attuali situazioni e, seppur queste situazioni comportino impegni riconosciuti, resta da avviare un percorso di avvicinamento alla vita del sacramento. La famiglia, lo si ricordi, è come un cristallo: fragile. La Chiesa si propone allora con il dialogo per individuare i germi di bontà che fermentano in tutti. Davanti ai casi concreti resta anche l’impegno di valutare se il proprio matrimonio cristiano sia o no matrimonio “valido” esaminando se fin dall’inizio non fossero presenti alcuni impedimenti dirimenti come, ad esempio, “non voler figli”, da sottoporre al Tribunale della Rota romana attraverso il proprio vescovo con spese contenute. La situazione attuale deve affrontare i matrimoni “misti” tra sposi di religioni diverse. Resta affidato ai coniugi cristiani l’impegno di vivere come facevano i cristiani della Chiesa primitiva. Conclude don Renato, dopo che alcuni avevano presentato le loro obbiezioni: “A noi spetta l’ascolto e indirizzare le persone agli “specialisti” non dimenticando che è un cammino di penitenza che comprende il perdono per vivere in maniera responsabile”. (Francesco Ferro)

 

da NUOVA SCINTILLA 43 del 16 novembre 2014