“Distruggete questo tempio e io in tre giorni lo farò risorgere”

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LA PAROLA DI DIO / Dedicazione della basilica lateranense (del vescovo Adriano)

“Distruggete questo tempio e io in tre giorni lo farò risorgere”

Letture: Ez 47,1-2.8-9.12; 1Cor 3,9b-11.16-17;Gv 2,13-22

Gesù è salito a Gerusalemme per la grande festa di Pasqua, come fa ogni pio ebreo ogni anno. Anch’egli giunto a Gerusalemme entra nell’area del tempio, destinata alla preghiera. Ma che vi trova? “Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete”. Gesù compie un gesto con il quale egli anticipa il nuovo culto da rendere a Dio e per il quale Gesù richiede un grosso cambiamento nel culto che si celebra nel tempio: non più luogo di ‘mercato’ dove si offrono sacrifici di animali, ma ‘casa del Padre mio, casa di preghiera per tutti’ dove le offerte e il sacrificio saranno ben altra cosa: il suo corpo per noi immolato!

 

Di fronte al gesto di Gesù l’evangelista registra un duplice reazione. La prima è la riflessione dei discepoli che vedono in quel gesto un atto coraggioso e senza compromessi che Gesù pagherà con la sua vita, gesto già annunciato dalle Scritture: Lo zelo per la tua casa mi divorerà. La seconda è quella dei giudei che invece lo criticano e gli contestano l’autorità di farlo.

La risposta di Gesù diventa l’interpretazione profetica del gesto: “Di­struggete questo tempio e io in tre giorni lo farò risorgere”. Gesù dunque annuncia due eventi: la distruzione del santuario e la sua ricostruzione. Continuando a praticare la religione in quel modo saranno i giudei stessi a distruggere il loro Santuario, proprio per il divario tra la pietà e la condotta di vita. Egli però non si ferma alla distruzione ma annuncia subito la nuova, ma ben diversa, ricostruzione: egli passa dal Tempio come costruzione pur spettacolare di pietre, al nuovo Tempio, luogo della Presenza di Dio, che Egli è in grado di ricostruire in breve tempo.

I giudei non capiscono il discorso profetico di Gesù e continuano a non capire che Egli parla di se stesso e di ciò che sta per accadergli, e continuano a pensare alla costruzione materiale che ha richiesto tanti anni e tanto lavoro. L’annotazione dell’evangelista spiega che Gesù non parlava del tempio materiale ma ‘del tempio del suo corpo’. Con questa annotazione l’evangelista rilegge il senso della Pasqua cristiana, nella quale i giudei distruggeranno il corpo di Cristo, ma nella quale il Padre lo farà risorgere. Così subito noi lettori siamo portati a riconoscere che il vero tempio dove Dio si fa presente, agisce e abita è il suo Figlio Risorto e presente nella Chiesa. Ognuno di noi, unito per mezzo della fede a Lui, Cristo risorto, forma con Lui il vero tempio del Signore, tempio dello Spirito di Dio: questa è la Chiesa, la Comunità dei credenti in Cristo. Questa parola profetica di Gesù realizzata in se stesso è il fondamento della fede dei discepoli: “Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù”. (+Adriano Tessarollo)

 

da NUOVA SCINTILLA 42 del 9 novembre 2014