Esaltazione della Santa Croce

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Volto di Rosolina. Un artistico crocifisso sulla storica croce della Missione 1957

Esaltazione della Santa Croce

Una festa dell’Esaltazione della Santa Croce molto particolare quella celebrata domenica 14 settembre nella chiesa parrocchiale “Santa Maria Vergine del Rosario” in Volto di Rosolina. Particolare a motivo di una grande croce di circa 3 metri posta ai piedi dell’altare già dal venerdì mattina (vedi foto), croce importante per gli abitanti di Volto perché fino a qualche hanno fa era collocata all’incrocio tra la Statale Romea e via Borgata Volto, posta a ricordo della “Settimana Missionaria del Sacro Cuore” svoltasi nel dicembre 1957, come si legge da una parte della lapide recuperata. Nella grande croce è stato appeso un artistico e artigianale crocifisso di 135 cm scolpito in legno di tiglio (figura tutta tonda leggermente colorato) appositamente realizzato ad Ortisei (Bolzano) dall’Art Studio Demetz.

 

Il parroco don Giovanni Natoli durante l’omelia ha spiegato il progetto di sistemazione sopra il presbiterio del crocifisso, ringraziando tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione: i volontari della “Sagra Volto in festa 2014”, i parrocchiani che hanno partecipato dando il proprio contributo grazie allo stand gastronomico, mons. vescovo Adriano Tessarollo, l’economo diocesano don Alberto Alfiero, l’ufficio tecnico e dei beni culturali nella persona del geometra Luca Mancin, il vice sindaco e parrocchiano Daniele Grossato.

Don Giovanni, prendendo spunto dalla liturgia della parola della domenica, ha poi proseguito: “Gli Orientali oggi celebrano la Croce con una solennità paragonabile a quella della Pasqua. Costantino aveva fatto costruire a Gerusalemme una basilica sul Golgota e un’altra sul Sepolcro di Cristo Risorto. La dedicazione di queste basiliche avvenne il 13 settembre del 335. Il giorno seguente si richiamava il popolo al significato profondo delle due chiese, mostrando ciò che restava del legno della Croce del Salvatore. Da quest’uso ebbe origine la celebrazione del 14 settembre. A questo anniversario si aggiunse poi il ricordo della vittoria di Eraclio sui Persiani (628), ai quali l’imperatore strappò le reliquie della Croce, che furono solennemente riportate a Gerusalemme. Da allora la Chiesa celebra in questo giorno il trionfo della Croce che è segno e strumento della nostra salvezza. «Nell’albero della Croce tu, o Dio, hai stabilito la salvezza dell’uomo, perché donde sorgeva la morte di là risorgesse la vita, e chi dall’albero traeva vittoria, dall’albero venisse sconfitto, per Cristo nostro Signore» (prefazio). L’uso liturgico che vuole la Croce presso l’altare quando si celebra la Messa, rappresenta un richiamo alla figura biblica del serpente di rame che Mosè innalzò nel deserto: guardandolo, gli Ebrei morsicati dai serpenti erano guariti. Giovanni nel racconto della Passione dovette aver presente il profondo simbolismo di questo avvenimento dell’Esodo (cf prima lettura) e la profezia di Zaccaria, quando scrive: «Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto» (Zc 12,10; Gv 19,37). Il simbolo della croce ha “sacralizzato” per secoli ogni angolo della terra e ogni manifestazione sociale e privata. Oggi rischia di essere spazzato via o peggio strumentalizzato da una moda consumistica. Tuttavia rimane sempre un simbolo che fa volgere lo sguardo a tutti i «crocifissi» di sempre: i poveri, gli ammalati, i vecchi, gli sfruttati, i bambini disabili, ecc. Essi sono i più degni di essere collocati nel «vivo» delle nostre messe. A noi, figli del «benessere», verrà la salvezza tramite loro, per i quali è sempre valida la parola del Vangelo: «Avevo fame… avevo sete… ero forestiero… ero nudo… ero malato…»(Mt 25).

Al termine della Santa Messa delle ore 11 don Giovanni, inginocchiato davanti alla croce, ha benedetto la Santa Croce e i fedeli presenti con una speciale benedizione tratta dal benedizionale. Poi ha invitato alcuni uomini presenti a diventare “Cirenei” aiutandolo a spostare la Croce nella Cappellina in attesa che possa essere collocata prossimamente nel presbiterio da persone addette e incaricate dal geometra Luca Mancin.

Grazie, don Giovanni, perché anche quest’opera – oltre all’acquisto del nuovo calcetto balilla, la pittura per i locali del centro parrocchiale – è stata realizzata. Invitiamo il lettori del nostro giornale a visitare la nostra chiesa per “volgere lo sguardo a colui che hanno trafitto”. (Caterina Biasiolo

– Maria Cecilia Perico)

 

da NUOVA SCINTILLA 35 del 21 settembre 2014