“Non abbiamo che cinque pani e due pesci”

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PAROLA DI DIO / Domenica XVIII per annum (del vescovo Adriano)

“Non abbiamo che cinque pani e due pesci”

 Letture: Is 55,1-3; Rom 8,35.37-39;Mt 14,13-21

Gesù viene a conoscenza della sorte toccata al Battista. Si ritira in un luogo solitario, nelle vicinanze del lago. Ma subito arriva una grande moltitudine di gente che chiama ancora in causa Gesù. La folla porta con sé alcuni malati per i quali Gesù si lascia prendere dalla compassione e li guarisce. Ormai è l’ora della sera, l’ora del pasto principale. I discepoli entrano in scena per proporre a Gesù di congedare la folla per procurarsi il necessario per la cena. Ma Gesù fa una proposta strana e chiede loro di dar da mangiare a tutta quella folla. Una tale richiesta è una sfida per loro che ancora non danno tanto credito a Gesù. Essi infatti pensano piuttosto alla scarsità delle loro provviste e non certamente alla possibile azione di Gesù: “Non abbiamo che cinque pani e due pesci”.

Questa loro risposta evidenza proprio il loro riferimento al poco che hanno, senza appunto pensare a quello che può fare Gesù. Comunque Gesù si fa portare i pochi pani e pesci. Il pane era l’elemento essenziale del pasto giudaico. Esso veniva arricchito con poco pesce cotto o salato (due soli pesciolini per cinque pani). Dopo che Gesù ha ricevuto i pani e i pesci, Egli ridà ai discepoli pani e pesci da distribuire in abbondanza per tutta la folla. Il miracolo avviene sotto gli occhi dei discepoli: essi hanno portato pochi pani e pesci a Gesù, ma da Lui ritirano ora pani e pesci per tutta la folla, e in abbondanza!

Nel racconto di Matteo il brano della moltiplicazione dei pani e dei pesci assume le caratteristiche di un miracolo di donazione. Il modesto dono che Gesù chiede ai discepoli diviene cibo per tutta folla. Nello stesso tempo Gesù rivela se stesso ai suoi, invitandoli ad aprirsi alla fede in Lui e alla sua azione salvifica nei confronti dell’uomo. Questo gesto di Gesù è stato certamente compreso alla luce della sua eucaristia pasquale, nella quale Egli donava se stesso e annunciava il dono nuovo del pane di vita. Ma invitava anche i discepoli a creare a loro volta ‘comunione’ donando del proprio, anche se poco. Gesù dona parola e pane, vangelo e pane che sazia la fame dell’uomo. Gesù che si era appartato, forse intimorito per la sorte toccata al Battista, non rimane estraneo al destino di quelle folle, bisognose della Parola e del Pane di vita, dono che ancor oggi Egli ci dona nell’eucaristia domenicale. (+ Adriano Tessarollo)

 

da NUOVA SCINTILLA 31 del 3 agosto 2014