Per la pace e per i cristiani perseguitati

Facebooktwitterpinterestmail

Anche a Chioggia la preghiera della chiesa in unione con il papa

Per la pace e per i cristiani perseguitati

Un avviso alla porta della Cattedrale: “Rosario per la Pace. Seguendo l’invito di Papa Francesco preghiamo per il Medioriente e per i cristiani perseguitati soprattutto in Nigeria e in Iraq”. La Sagra del Pesce, che si conclude proprio la sera di domenica 20 luglio, non rappresenta un ostacolo, ma una opportunità. In Cattedrale si radunano velocemente un centinaio di persone, dalla parrocchia e dalla città. La preghiera scorre con i misteri gloriosi, preceduti dalle parole del Papa all’Angelus di mezzogiorno: “I nostri fratelli sono perseguitati, sono cacciati via, devono lasciare le loro case senza avere la possibilità di portare niente! Assicuro a queste famiglie e a queste persone la mia vicinanza e la mia costante preghiera.

Carissimi fratelli e sorelle tanto perseguitati, io so quanto soffrite, io so che siete spogliati di tutto. Sono con voi nella fede in Colui che ha vinto il male”. L’invito alla preghiera era diventato personale quando un amico italiano aveva fatto girare le parole di una giovane coppia abitante a Gaza, la sera stessa dell’inizio dell’attacco israeliano. L’amico scriveva: “Israele ha iniziato da meno di mezz’ora l’attacco a Gaza via terra. I miei amici (George e Neeso) da lì scrivono così, chiedendo di pregare. Lo traduco: “Ci serve che voi preghiate per noi in questi giorni perché siamo circondati da posti che sono obiettivi militari e i nostri bambini sono molto preoccupati, e lo sono anch’io… stiamo chiedendo la protezione della Vergine Maria e del cuore di Nostro Signore… Prega e prega per la nostra protezione per favore”. In allegato c’era una foto con i volti sorridenti dei giovani genitori e della loro bambina (foto accanto).

Nella nostra preghiera, ad ogni mistero sono lette altre frasi. In una intervista viene chiesto al patriarca della Chiesa cattolica sira, Ignace Joseph III Younan: “Ci sono ancora cristiani a Mosul?”. Risponde: “Non ce ne sono più. C’erano una decina di famiglie che sono dovute fuggire ieri ma gli hanno rubato tutto. Li hanno lasciati alla frontiera della città, ma gli hanno rubato tutto, li hanno insultati, li hanno lasciati così, in pieno deserto”. Domanda: “Qual è la situazione adesso di questi sfollati cristiani?”. Risposta: “Hanno trovato rifugio in Kurdistan, dove li hanno accolti, ma il primo ministro del Kurdistan ha detto che il Kurdistan non può più ricevere rifugiati perché ci sono anche altre minoranze, gli sciiti, gli yazidi … che sono fuggite in Kurdistan. È una cosa terribile”. Non sarà dunque che ci siamo abituati all’eliminazione dei cristiani? L’arcivescovo di Lione Philippe Barbarin osserva che in Francia la situazione dei cristiani d’Iraq non genera gran che di emozioni. “Come spiegare che, anche nelle nostre parrocchie, noi non condividiamo sufficientemente la preoccupazione dei nostri fratelli orientali? Le spiegazioni sono senza dubbio diverse. La stampa riflette le coscienze del nostro Paese: i cristiani di quelle zone sono considerati un problema estraneo. E poi c’è sicuramente una sorta di fatalismo: la regione è in preda a scosse mortali da così tanto tempo che noi tutti ci siamo abituati a ciò che è inaccettabile.

Al Rosario vengono anche ricordate le parole del vescovo caldeo ausiliare di Baghdad, mons. Jshlemon Warduni, sulla lettera «N» scritta sui muri delle case dei cristiani. “È così. Hanno cominciato due o tre giorni fa. Lo scrivono, come mi hanno detto, su tutte le case cristiane. Anche quelle ancora abitate. A chi chiedeva delle spiegazioni è stato risposto che si tratta semplicemente di una pratica amministrativa, per mettere quelle proprietà sotto la protezione della nazione musulmana”.

Nei giorni scorsi il Patriarca di Babilonia dei Caldei ha scritto una Lettera agli onorevoli parlamentari iracheni, proponendo loro di recitare questa preghiera all’inizio della loro seduta: «O Dio aiutaci ad avviare un dialogo tra noi perché ci possiamo comprendere reciprocamente e risolvere le divergenze senza irrigidimenti e ostinazioni. O Dio aiutaci a diffondere la pace e la tranquillità tra i figli del nostro popolo perché l’Iraq esca vittorioso da questa prova. Amen».

Non possiamo che seguire l’invito del Papa: continuare a pregare per la pace e la libertà, dei cristiani e di tutti.    (a.b.)

 

da NUOVA SCINTILLA 30 del 27 luglio 2014