Gratitudine a Stefania Raule

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Cattedrale. L’ultimo saluto alla stimata maestra

Gratitudine a Stefania Raule

“Fa’ splendere il tuo volto, Signore, e noi saremo salvi”. Così il ritornello del Salmo responsoriale 79. Credo non trovarmi fuori luogo, ritenendo siano parole che s’addicono alla stimata maestra Stefania Raule ad un mese dal suo definitivo incontro ed eterno abbraccio con il Signore, avvenuto, quasi in silenzio, la domenica 29 giugno, festa dei santi Apostoli Pietro e Paolo. Il Battesimo, la Cresima e l’Eucaristia, sono i sacramenti dell’iniziazione cristiana che permettono a ciascuno di beneficiare e godere il riflesso dello splendore del volto del Signore, come la luna del riflesso del sole. Questo splendore domanda corrispondenza di vita, nello sforzo o nella ricerca.

Diversamente lo splendore viene offuscato, ed anche oscurato. Stefania, per quanto mi è stato permesso conoscerla, è stata una persona che si è lasciata illuminare, meglio, splendere del volto di Cristo, nei suoi lineamenti umani e divini. Personalmente l’ho lentamente conosciuta in Cattedrale concelebrando ogni mattino con la preghiera delle lodi e la Messa capitolare. Presente ogni mattino tra i fedeli, il suo modo raccolto di partecipare alla preghiera comune mi ha indotto ad intuire che qualcosa la differenziava e si nascondeva nel suo animo. Lo sguardo, il sorriso sobrio e trasparente, mi hanno permesso di cogliere sul suo volto un po’ dello splendore di Cristo. Con simile splendore Stefania ha individuato una chiamata, una vocazione a dedicare l’intera sua vita, come donna laica, al Signore, alla Chiesa, vivendo in famiglia, svolgendo e trasformando poi, nello spirito missionario, la professione di insegnante nella scuola primaria elementare. La sua passione erano gli alunni, che sentiva come figli. Il suo stile didattico era di maestra dal tocco materno umile, carezzevole e nel contempo fermo e chiaro. I genitori dei ragazzi si sentivano orgogliosi per tale insegnante.   Era sollecita nell’aggiornamento culturale e sociale, in modo da essere maggiormente preparata ai mutamenti che incalzavano. La vita di Stefania, intesa come vocazione, si sviluppò e maturò sul terreno parrocchiale della cattedrale, e pure in quello diocesano, con ammirevole disponibilità alla catechesi, all’Azione cattolica, nello spirito francescano. S. Francesco, nella semplicità, umiltà, povertà e letizia, fu per lei la mediazione, per innamorarsi di Cristo Gesù. In questo dato vitale si spiega la preghiera contemplativa eucaristica, la sensibilità orante per la santificazione dei presbiteri, per il seminario, per le vocazioni alla vita consacrata femminile. La sua attenzione verso i poveri, la disponibilità alle realtà sociali, civili. La conoscenza e l’amore per il proprio territorio l’ha resa capace di un dialogo sapiente, familiare e costruttivo nella diversità delle persone. Quando le forze fisiche lentamente decrescevano, si sentì tormentata dalla sofferenza di non poter essere più attiva secondo i suoi desideri, trasformò i suoi ultimi anni in offerta al Signore che desiderava ardentemente ricevere nella Comunione eucaristica. Eucaristicamente s’è incontrata con il suo Signore che, in pienezza, l’ha compenetrata dello splendore del suo volto. Stefania, per chi l’ha conosciuta, ha lasciato nella Chiesa e nella città di Chioggia un segno: il segno di Dio nell’amore e nella semplicità francescana. Grazie, maestra e sorella! (don Umberto Pavan)

 

da NUOVA SCINTILLA 29 del 20 luglio 2014