Vivere la fede con gioia

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PAROLA DI DIO / Domenica XIV del tempo ordinario (del vescovo Adriano)

Vivere la fede con gioia

Letture: Zac 9,9-10; Rom 8,9.11-13; Mt 11,25-30

Mt 11,25-30: “Il mio giogo è dolce, il mio carico è leggero”.

Gesù va per i villaggi della Galilea predicando il vangelo del Regno di Dio. Entra nelle sinagoghe dove si tengono gli incontri di preghiera sulla Parola di Dio. Prende la parola per aiutare i presenti a capire le Scritture Sacre. Ma chi accetta il suo nuovo modo di intendere le Scritture? Come reagisce la gente alla sua ‘nuova dottrina’ con la quale parla di Dio in maniera così confidenziale ed unica, tanto da definirsi ‘suo figlio’? Chi lo segue come discepolo? Il brano del vangelo risponde a questi interrogativi. Esso può dividersi in tre parti riconoscibili dai diversi destinatari. La parte prima (vv. 25-26) è una lode al Padre. Nella parte seconda (v. 27) Gesù parla in forma impersonale e generale di se stesso, del suo rapporto con il Padre in quanto figlio e con gli uomini. La parte terza (vv. 28 30) è un invito rivolto a tutti, in particolare a coloro che sentono la religione come peso, a mettersi alla sua scuola per trovare sollievo e gioia nel vivere la loro fede.

“Ti benedico, o Padre,… perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti ed intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te”. È una formula di lode, un’invocazione al Padre con la motivazione della lode e un espresso riconoscimento della volontà del Padre. Come mai proprio i ‘conoscitori delle Scritture’ non accolgono la rivelazione di Gesù, ma la accoglie invece il popolo comune e non istruito? Gesù riconosce in questo l’azione del Padre che ‘si nasconde’ agli uni e ‘si rivela’ agli altri. Gesù legge in questo suo insuccesso la benevolenza di Dio verso i semplici e i piccoli e accetta questa sua volontà. “Tutto mi è stato dato dal Padre…”. La missione di Cristo è quella di trasmettere la Rivelazione del Padre. A lui il Padre ha dato ogni autorità. La conoscenza e l’esperienza di Dio come Padre da parte degli uomini passa attraverso la conoscenza del Figlio Gesù e da lui si estende agli uomini. “Venite a me…, prendete il mio giogo…, imparate da me…”. La parte terza è caratterizzata dagli imperativi: “venite”, “prendete su di voi”, “imparate”, seguiti da motivazione. Farsi discepoli di Gesù comporta il passaggio dal vivere la propria relazione con Dio come peso e giogo al viverla come gioia e ristoro. Di Gesù, Maestro dal cuore mite e umile, ci si può fidare: egli non è venuto per imporre pesi inutili, ma per portare liberazione, gioia e sollievo. (+ Adriano Tessarollo)

 

da NUOVA SCINTILLA 27 del 6 luglio 2014