La possibilità di incontrarlo ancora

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Presentazione del libro “Vita di don Giussani”

La possibilità di incontrarlo ancora

Non seguaci di una tradizione astratta e lontana ma partecipi di un’esperienza di vita oggi!

Viene da chiedersi, guardando il manifesto che annuncia la presentazione del libro “Vita di Giussani”, se siamo noi che guardiamo lui o se è lui che guarda, ancora, noi con quel suo sguardo intenso e carico di domanda. Un incontro teso, partecipato in ogni ordine di posti, preparato fin nei minimi particolari dei fiori bianchi come sarebbe piaciuto a lui che entrava anche nei dettagli della realtà. Il vicario generale della diocesi, mons. Francesco Zenna saluta ricordando il segno che rimane, quell’unità dei credenti, quell’essere un cuor solo e un’anima sola perché il mondo veda.

Lucio Tiozzo, laico impegnato in politica, ex sindaco di Chioggia, dichiara tutta la sua inadeguatezza e nel contempo la sua sorpresa perché la sfida di quel libro gli ha fatto riannodare i fili della sua vita: la madre, la formazione, i primi gruppi di ricerca, l’incontro con don Angelo. “Non ho incontrato Giussani ma ho incontrato le sue opere qui a Chioggia. L’uomo nel pensiero e nell’opera del Gius è messo al centro, e permane per ciascuno la sfida di ritornare alle radici, un ancoraggio per non cedere alla superficialità e al qualunquismo”. Poi è la volta di Salvatore Abbruzzese, ordinario di sociologia all’università di Trento: “Giussani fu un testimone entusiasta del fatto cristiano, un osservatore attento dell’uomo e del suo cuore. Un prete che ci viene a dire che è possibile vivere intensamente il reale senza dimenticare nulla”. Abbruzzese ripercorre i primi passi del Gius al Liceo “Berchet” di Milano in cui dovette confrontarsi con una laicità serenamente indifferente. Il mondo era già andato altrove nella sua presunzione che Cristo non c’entrasse nulla. “Giussani irrompe nelle classi di questo liceo della Milano bene gridando quasi che il cristianesimo è un fatto storico. Don Giussani nell’Italia della secolarizzazione degli anni ‘60 comincia a parlare al cuore di questi ragazzi e non ha più smesso…”. Infine è la volta di Michele Faldi, uno che ha condiviso un’amicizia stringente con il Gius in Cattolica negli anni ’80, in cui rimane come direttore della didattica: “Questo libro è la possibilità di reincontrare don Giussani, di reimpararlo ancora oggi, anche per me che l’ho conosciuto. Non fu un discorso, ma l’attaccamento alla sua persona che ci portò a vedere quello che lui vedeva quando si immedesimava nelle storie del Vangelo”. Michele racconta la tenerezza del Gius per colui che aveva davanti, chiunque fosse, dal ragazzo che andava a parlargli della morosa al maestro dei bonzi del Monte Koya. La possibilità di impattarsi oggi con la stessa cosa che in questo libro è descritta è la contemporaneità di Cristo oggi… Ed è ancora una sfida alla nostra libertà, perché non diventiamo seguaci di una tradizione astratta e lontana. Il Signore non è mai un passato, come ricorda con emozione il coordinatore Mauro Bighin che si iscrive tra i testimoni della serata con il racconto della lettura del libro al capezzale del padre morente. (P. B.)

 

da NUOVA SCINTILLA 21 del 25 maggio 2014