Don Tinello, pastore per 63 anni

Facebooktwitterpinterestmail

Parrocchia di Ca’ Emo.La comunità e tutto il territorio ricordano la sua figura

Don Tinello, pastore per 63 anni

La sua tesi su Groto

 

Una lunga vita dedicata al servizio del popolo di Dio anche attraverso i valori culturali

Il 19 ottobre 1977, all’età di 88 anni, moriva don Giuseppe Tinello, parroco di Ca’ Emo. Ancora oggi il suo ricordo è assai vivo fra la gente del nostro paese dove per ben 63 anni prestò la sua opera prima come cappellano, poi curato e dal 1952 come parroco. Don Giuseppe nacque a Pettorazza Grimani il 18 settembre 1889, studiò presso il Seminario di Chioggia e fu consacrato sacerdote il 25 luglio 1914. Fu inviato presso la parrocchiale di Mazzorno Sinistro e tre mesi dopo a Fasana come cappellano a fianco dello zio materno don Sante Marin.

A don Giuseppe fu assegnata la cura della chiesa di Ca’ Emo, dove ogni mattina si recava a piedi per celebrare le funzioni religiose. Nel 1915, alcuni mesi dopo l’entrata in guerra dell’Italia, venne arruolato e aggregato all’ospedale di campo n. 005 di Piacenza in qualità di cappellano addetto alla farmacia. Successivamente, probabilmente per punizione, fu trasferito a Lione in Francia. Infatti a Piacenza, come si deduce da alcune lettere conservate, si era formato un gruppo di commilitoni molto affiatato e che probabilmente non esitavano a manifestare apertamente le loro opinioni tanto da indurre qualche superiore a sciogliere il gruppo. In una missiva di un amico si legge: “…sai che si sono pentiti di averti mandato via? Troppo tardi! …” Dal 1° gennaio 1924, con l’istituzione della Curazia Autonoma, si trasferì definitivamente a Ca’ Emo. Don Tinello continuò gli studi e si laureò in Lettere presso l’Università di Padova nel 1935. Insegnò per circa 40 anni in alcune scuole adriesi e i suoi ex allievi conservano ancora oggi un ottimo ricordo del sacerdote, in quanto lasciò a quella generazione l’insegnamento di una cordialità, di una confidenza e di una amicizia che andarono ben oltre gli anni della scuola. Egli era anche un profondo studioso e conoscitore dei classici greci e latini e dei padri della chiesa che continuava a studiare e tradurre. Questo suo aspetto professionale e culturale non era molto conosciuto a Ca’ Emo perché qui diventava il parroco della piccola parrocchia rurale non valorizzando la sua profonda cultura ma, anzi, quasi snobbandola. Era un prete forte ed energico e con la gente aveva un rapporto abbastanza rustico, ma riusciva al tempo stesso a ricevere confidenze e diventare il consulente religioso ed umano e aveva la capacità di essere riconosciuto il leader. Aveva il vero governo, e non solo religioso, del paese. Don Giuseppe percepiva anche i temi della vita civile, avvertendo il bisogno di una maggiore giustizia sociale. Un altro sacerdote scrisse di lui che “sentiva” la testimonianza di don Primo Mazzolari, religioso che nel Ventennio ebbe a subire gravi persecuzioni per il suo forte impegno antifascista e il suo operare a sostegno delle classi più povere. Anche negli anni della malattia, pur non potendo svolgere in paese quella funzione che gli era abituale, la gente gli riconosceva ancora quell’autorità che aveva sempre avuto. Nella primavera del 1977 lo stato di salute peggiorò e iniziò un lungo calvario di sofferenza. Morì il 19 ottobre dello stesso anno. Alcuni anni dopo l’Amministrazione Comunale di Adria intitolò con il suo nome la piccola strada dove visse per 53 anni ed alcuni giovani del paese, nel 1986, con il contributo dei paesani e dei parenti, portarono a termine, su progetto dell’ing. Gianfranco Scarpari, allievo ed amico del sacerdote, la costruzione di una dignitosa tomba nel locale cimitero, tomba che è costantemente adornata di fiori posati da anonimi paesani sinceramente riconoscenti per gli innumerevoli gesti di carità di don Giuseppe.   (Giosuè Paggioro)

 

Sarà presentata lunedì 19 maggio in sala Cordella ad Adria

La sua tesi su Groto

Volle ridare prestigio alla figura del “cieco di Adria”

Della tesi di laurea di don Giuseppe Tinello si ebbe notizia nel 1982 quando, in occasione della sagra paesana, si organizzò una mostra foto-documetaria dedicata al sacerdote e si scrisse una sua breve biografia grazie a notizie raccolte fra persone che più lo conobbero. A riferire della tesi fu il sig. Pietro Finatti, conosciuto in paese come “Piero Romanin”, il quale ricordò di aver saputo, probabilmente dal parroco stesso, che la tesi era dedicata a Luigi Groto, il cieco di Adria. Nessun altro confermò questa notizia e la tesi non fu mai trovata, neppure fra la consistente donazione della biblioteca privata di don Giuseppe. L’argomento sembrava caduto nell’oblio quando nel 2013 la Biblioteca Comunale di Adria pensò di ricercare e recuperare le opere che trattavano di Luigi Groto, il più famoso scrittore vissuto ad Adria dal 1541 al 1585 e che in questi ultimi anni è stato oggetto di profondi studi. Girata la notizia raccolta nel 1982 alla Biblioteca comunale, questa si mise prontamente all’opera arrivando in breve tempo, grazie alla disponibilità del dr. Maurizio Tinello, pronipote di don Giuseppe e Sindaco di Pettorazza Grimani, e alla sollecita collaborazione del Servizio Archivio Generale di Ateneo dell’Università di Padova, a recuperare la tesi di laurea.

La tesi conta 136 pagine dattiloscritte, suddivise in 23 capitoli, con introduzione, conclusione e bibliografia, ed ha per titolo “Il cieco d’Adria”. Nell’introduzione don Tinello spiega il motivo della decisione di dedicare la sua tesi a Luigi Groto e scrive: “Qui [ad Adria] un modestissimo busto nella Piazza Grotto ed un quadro ad olio del Tintoretto in Municipio tengono viva in qualche modo la memoria del grande benefattore e letterato Adriese, e determinarono in me l’idea di occuparmi, oltre che a mettere in luce un autore, di poter confutare le censure esagerate di qualche critico al quale parve molto misero questo infelice scrittore, non già per la sciagura della cecità, ma proprio per le qualità del suo ingegno e per i suoi meriti letterari. Qualità e meriti che furono negati per reazione alla forse eccessiva esaltazione fatta da un appassionato culture della storia municipale. Ora dopo che da parecchi anni è cessato il suono discordante della polemica, io spero con la maggiore serenità e moderazione poter dire il mio parere su varie questioni interessanti.”. Ed ancora scrive: “Se perciò io avrò agevolato la fatica di tanti che si sono occupati del Groto, spero di non fare una semplice compilazione, ma di portare sia sul merito dell’autore sia sulla critica che lo circondò, dei criteri e concetti in parte nuovi.”.

Ora non ci resta che partecipare numerosi alla presentazione del prof. Antonio Lodo, massimo studioso adriese del Groto, che si terrà ad Adria lunedì 19 maggio alle ore 17,30 presso la Sala Cordella (Corso Vittorio Emanule II n, 35).

Il lavoro accademico di don Tinello sarà presentato anche a Ca’ Emo nel prossimo mese di settembre, in occasione del 100° anniversario della sua ordinazione sacerdotale, con la proiezione del filmato del 1974 realizzato in occasione della cerimonia del 60° anniversario di sacerdozio. La tesi arricchisce la biblioteca del sacerdote presso il Centro Parrocchiale di Ca’ Emo a lui dedicato ed è in consultazione anche presso la Biblioteca Comunale di Adria. (G. P.)

 

da NUOVA SCINTILLA 20 del 18 maggio 2014