In visita al “Museo dei Sogni e della Memoria”

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In visita al “Museo dei Sogni e della Memoria”

Bambini della prima Comunione, genitori e catechisti della Unità Pastorale S. Martino – B. V. di Lourdes a Feltre. Aldo ha raccontato l’origine dell’iniziativa socio-culturale: da un’idea dei ragazzi e degli educatori di Villa S. Francesco, una casa famiglia per minori in difficoltà.

La mattina del 6 aprile il cielo è coperto di nuvole e minaccia pioggia. La partenza dei pullman e delle auto al seguito è puntuale. I bambini dell’Unità Pastorale S. Martino – B.V. di Lourdes che in maggio faranno la Prima Comunione e i loro catechisti e genitori, accompagnati da don Pierangelo, sono desiderosi di visitare il “Museo dei Sogni e della Memoria” di Feltre.

Durante il viaggio il cielo si rasserena e, in prossimità delle montagne, il sole appare in tutto il suo splendore. In corriera la voce del parroco scuote tutti dal torpore mattiniero e invita alla preghiera delle Lodi e al canto. Facciamo una sosta a pochi chilometri dalla meta per ristorarci e poi subito l’arrivo alla località Casonetto, piccolo borgo lungo la statale feltrina. I pullman entrano in uno spiazzo dove si scorge, in sosta permanente, con la porta aperta, un carro merci proveniente da Auschwitz, famigerato campo di concentramento nazista.

Ragazzi e genitori si radunano subito sul cortile del museo che comprende una grande casa gialla e un vasto giardino. Il muro è ricoperto qua e là di vasellame e reperti di varia forma e provenienza; da un altro lato del cortile scorgiamo dei capannoni a volta rotonda, come se ne vedono tanti in montagna per riparare gli attrezzi da lavoro. Forse ci si aspetta qualcosa di diverso, dato il nome “museo”, tuttavia la curiosità di vedere e sapere supera il primo impatto, sperando di trovare più avanti qualcosa di più interessante.

“E Aldo dov’è?” qualcuno si domanda impaziente. D’improvviso appare circondato dai ragazzi che gli sono andati incontro. È proprio l’uomo che ci aspettavamo di vedere: alto, robusto, volto abbronzato, passo deciso. Raccolti attorno a lui, lo ascoltiamo curiosi. Con voce ferma subito ottiene il silenzio dei bambini e racconta brevemente la storia del Museo. Dice che è stata un’idea dei ragazzi e degli educatori di Villa S. Francesco, così si chiama la struttura, una casa famiglia per minori in difficoltà. Originale il suo modo di comunicare le notizie: egli alterna al racconto le domande rivolte ai bambini, di rado agli adulti.

“Avete un sogno?” sbotta d’improvviso. “Un sogno bello?”. “Sì”, rispondono i ragazzi. “Tacete, non ditelo a nessuno, tenetelo in mente e cercate di realizzarlo!”.

Entriamo nel primo capannone. Sedie bianche per tutti gli adulti, i bambini seduti a terra. In fondo domina su tutta la parete un disegno d’autore, un simbolo. Qui le domande di Aldo si fanno incalzanti e, con il dito puntato ora verso l’uno o l’altro, formula le domande e richiede le risposte dei ragazzi, che arrivano puntuali tanto da meravigliare anche lo stesso oratore. Il disegno rappresenta un uomo nel mezzo di un crocevia che cammina verso una luce, attorno a lui una gran quantità di cartelli gli indicano strade diverse e contrarie a quella della fonte luminosa. Un disegno che ha fatto riflettere tutti. Entriamo poi nell’orto dove sono piantati gli alberi citati nella Bibbia, dal sicomoro all’ulivo, dal fico all’aloe, all’albero del bene e del male. Sullo stesso percorso ci fermiamo in uno spiazzo con due colonne, una di pietre mezza diroccata che ha alla base un mucchio di sassi, l’altra bella, trasparente, di vetro, luminosa: le Torri Gemelle dell’11 settembre 2001. La colonna del male con i suoi sassi che rappresentano le 2918 vittime del terrore e la colonna del bene che deve essere riempita dagli elenchi di tutte le azioni positive che i ragazzi visitatori realizzeranno per costruire un mondo di giustizia e di pace.

In un’altra sala, questa volta all’interno della casa gialla, dopo la stanza dei presepi provenienti da tutto il mondo, Aldo fa sedere i bambini sui cuscini. Da un televisore mostra una carrellata di telegiornali che danno notizie del museo a tutta l’Italia. È motivo di vanto tutto questo, perché dimostra il successo del suo sogno di bene che ha saputo perseguire non senza difficoltà.

Nelle varie soste di ascolto e riflessione il silenzio è d’obbligo giustamente, e il nostro direttore lo ottiene da ragazzi e adulti con il solito cipiglio bonario. Le domande a volte non richiedono risposte a voce ma quelle del cuore, nel segreto di ognuno.

Eccoci finalmente nella stanza delle terre. Si sa già che c’è una raccolta di terre provenienti da ogni parte del mondo, ma entrando passa inosservata. Poi Aldo nel corso della sua esposizione sulla necessità della fratellanza tra i popoli, ci indica una sfera di vetro, ripiena di terre. Le ha richieste, scrivendo agli Stati di tutto il mondo, in tutto 198. Tutte queste terre raccolte insieme sono in pace tra loro, così deve essere dei popoli: mai più guerre, mai più violenze, mai più terrore.

Verso l’una si conclude la prima fase della visita, e si apre l’ora del pranzo al sacco. La giornata splendida invita a portare sul campo sportivo i tavoli e le sedie. Sotto i piedi si stende un bel tappeto di erba verde e in cielo un bel sole primaverile: è l’ambiente ideale per aprire gli zaini, consumare i panini, scambiando qualche battuta, sorridere, condividendo anche i dolcetti portati da casa.

Non manca il momento per la ricreazione. I ragazzi non hanno dimenticato di portare i palloni per organizzare le partite di calcio. Infatti le prime a scendere in campo sono le squadre dei ragazzi e dei papà, compreso padre Pierangelo; tifosi tutti gli altri genitori seduti ai tavoli. La partita, combattuta sin dall’inizio, vede la prevalenza dei ragazzi con una gran fatica dei papà a conquistare la palla.

Verso le 16, conclusi i giochi, il gruppo composto da circa novanta visitatori si riunisce nell’ultima sala, quella della Croce: una croce grande più di due metri, appesa al muro, costruita con reperti lignei provenienti da molte parrocchie e diocesi di tutta Italia, ognuno dei quali ricorda un episodio di dolore accaduto in quel luogo. Aldo si sofferma su alcuni pezzi di legno indicati dai ragazzi e ne racconta la storia: fatti di sofferenze, di tragedie, di morte, raccolti nella croce che li assume tutti per renderli frutto di gioia e di vita.

Ascoltando e meditando, il tempo è volato. Prima di andare via per altri impegni importanti legati alle memorie e ai sogni del museo, l’oratore indica una valigia con i paramenti sacri: è arrivato il momento di celebrare la S. Messa. Con il cuore commosso dalla bellissima testimonianza di Aldo e con il desiderio di diventare migliori, mettendo in pratica i suggerimenti avuti e i propositi fatti durante la giornata, inizia la celebrazione con il segno della croce più sentito di quelli passati.

Il più bel Padre nostro è uscito dalle labbra di tutti proprio in questa occasione dove abbiamo veramente toccato con mano che, per migliorare il nostro mondo, bisogna avere un sogno bello, non rivelarlo a nessuno, ma realizzarlo con tutta la nostra buona volontà e l’aiuto di Dio. (F. L.)

 

da NUOVA SCINTILLA 18 del 4 maggio 2014