La voglia di riscatto

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PASTORALE GIOVANILE. La testimonianza di G. Carini

La voglia di riscatto

“Il corridoio, che mi separava dal corpo senza vita di don Puglisi, era lungo solo qualche decina di metri, eppure mentre lo percorrevo mi sembrava di camminare per chilometri”. Ha iniziato così la sua testimonianza Giuseppe Carini, parlando ai giovani della diocesi nella chiesa del Buon Pastore. Era il 16 settembre del 1993, quando venne a sapere della morte del suo parroco, ucciso dalla mafia, il giorno prima, perché dava “fastidio” agli “uomini d’onore”. Lui, studente di medicina, si precipitò di corsa alla cella frigorifera. Intorno il mondo gli stava crollando, davanti ai suoi occhi solo il buio più profondo. “Lo vidi nudo, freddo. Una benda gli copriva la nuca, dove gli

avevano sparato. Piansi tantissimo. Non sentivo neanche più il freddo della cella”. Un’immagine profonda che ha scosso la sua coscienza e la voglia di riscatto. Una tragica fotografia che Carini continua a consegnare alle tante persone che incontra, per non dimenticare il sacrificio di quel sacerdote, diventato icona del riscatto dalla mafia. In molti a Brancaccio sapevano chi aveva sparato al “parrino” che osava alzare la voce contro la criminalità organizzata, ma nessuno parlava. “Il punto di rottura con il mio passato c’è stato con l’autopsia. Ho capito che dovevo portare avanti quello che don Pino aveva iniziato”. Carini non era un mafioso, ma un testimone. Trascorrendo molte ore in parrocchia, aveva capito che Puglisi, oggi beato, non era amato da tutti e che qualcuno voleva farlo fuori, così denunciò i mandanti. Una scelta che gli è costata cara, visto che la sua vita è totalmente cambiata. “Ho dovuto lasciare la mia terra, la fidanzata, la scuola e la famiglia. Anche il mio nome non è più quello di una volta. Ma sono contento della mia scelta perché la lotta alla mafia è una lotta di democrazia”. È una terra difficile quella siciliana, dove la paura pervade ogni ambiente. Ma Carini mette in guardia: “Non pensiate sia un problema solo del sud. Oggi gli affari più grossi la mafia li fa al nord e la Lombardia registra il più auto tasso di criminalità mafiosa. Purtroppo c’è ancora chi si ostina a girare gli occhi da un’altra parte. Noi abbiamo pagato un prezzo altissimo! Copiate le cose buone e fate tesoro della nostra esperienza, per non commettere gli stessi errori”. (F. Gre.)

 

da NUOVA SCINTILLA 15 del 13 aprile 2014