SPECIALE DON ANGELO

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SPECIALE DON ANGELO

Cinquant’anni di sacerdozio di don Angelo Busetto, arciprete della cattedrale

Questi formidabili 25 anni per due…

Don Angelo: un dono prezioso per la Chiesa

Passione per la gloria di Cristo

Un impegno continuo

Un’Eucaristia di 50 anni

 

 

 

Questi formidabili 25 anni per due…

Caro Don Angelo, ho trovato in questi giorni tra le mie cose pubblicate da “Nuova Scintilla” e da “Tracce” un saluto in occasione di tuoi venticinque anni di sacerdozio e mi sono commosso per la loro contemporaneità… Così ho pensato che si potesse cominciare da lì, magari moltiplicando per due.

“Confusi ma vivi, desiderosi di attaccarci alla verità dovunque l’avessimo trovata, con tanti grilli adolescenziali per la testa, così ci hai raccolti dentro le nostri sedi-cantine che volevamo dedicare a Jan Palach, ricordi? Mica avemmo le idee chiare subito, e per fortuna che c’eri tu, paziente, tenace e con lo sguardo che mirava un po’ più su del nostro. In un tempo in cui sembrava che Cristo non avesse più la possibilità di incidere sulla realtà, sulla materialità dell’esistenza, noi abbiamo sperimentato insieme a te il contrario e su questo abbiamo puntato perdendoci la faccia. Ti ringraziamo perché l’hai persa con noi e prima di noi, rischiando con noi un giudizio storico su tutto: l’educazione, la cultura, i figli, la politica, le opere… Noi non siamo finiti nell’utopia sessantottina che stava devastando il mondo giovanile, ma siamo stati introdotti ad una amicizia che mai ci saremmo neppure sognati allora: l’amicizia fedele di Cristo, di Lui a noi…”.

Questo giudizio, oggi, trova un formidabile momento di verifica, si raddoppia nel tempo e si centuplica in intensità: è davvero il centuplo quaggiù quello sperimentato questa domenica in una Cattedrale gremita di amici, persone incontrate e amate in questi formidabili tuoi 50 anni di sacerdozio! E che omelia pregna di poesia ci servi oggi da quell’ambone! Non riesco a trattenermi e prendo appunti come a quel primo campo di Moena da te condotto cui partecipai per puro caso (oggi so che fu Grazia!).

“Chi potrà toglierci dagli occhi questa storia resa umana e giunta alle nostre rive, quelle di Pellestrina, di Chioggia, le rive del mondo?”. Che abbraccio alla Chiesa il tuo, più grande delle tue braccia perché amplificato dai volti riconosciuti e nominati ad uno ad uno: da quello del Vescovo Piasentini a quello del Vescovo Adriano oggi, da quello di tua madre a quello dell’amica Maria Grazia. E poi emerge e si staglia quello del maestro, mons. Luigi Giussani, che ci ha convinto che la compagnia nata da Cristo ha investito la storia. È la Chiesa, suo corpo, cioè modalità della Sua presenza oggi. Uomini e donne che condividono con noi pezzi di strada e che ci hanno letteralmente edificato. I nostri amici di lassù, e cominciamo ad averne una schiera, in questo momento fanno il tifo per te e si sente … come il Duomo fosse San Siro.

“Senza questi amici che cosa sarei stato? Io ho guardato da quella parte perché altri guardavano da quella parte”. Si delinea nelle tue parole, frizzanti come un buon vino novello, il disegno misterioso di una Chiesa Cattolica che continua a dare la vita con i suoi uomini e le sue donne, e ricordi anche i due missionari vicentini rapiti. È un canto d’amore per il gregge quello che ti esce dalle labbra e i ragazzi di oggi, resi afasici dal selfie, dovrebbero imparare da te, vecchio prete, che nell’esperienza di un grande amore tutto diventa avvenimento…

Finisci citando Solovev con la professione di fede dello starets Giovanni che risponde all’imperatore che lo sta torchiando che “ciò che abbiamo di più caro nel cristianesimo è Cristo stesso e tutto ciò che viene da Lui”. Non i valori, non l’etica, neppure le opere, ma Cristo stesso. Ti guardo stupito e penso: ecco un innamorato di Cristo, a 70 suonati, con il cuore fanciullo come quei primi giorni in quell’isola dell’Apparizione tra mare e cielo che ti ha intriso di senso religioso. Perché lì fu possibile che una Donna vestita di bianco chiamasse un ragazzino. E fu possibile che un ragazzino, e poi tanti altri, rispondessero di sì…Grazie, Don della nostra giovinezza!                   (Piergiorgio)

 

Don Angelo: un dono prezioso per la Chiesa

“Nella corsa per afferrarLo” non è solo il titolo degli esercizi spirituali a cui ho partecipato a Rimini, ma piuttosto le parole di San Paolo sintetizzano quanto abbiamo vissuto domenica in occasione della messa celebrata in Cattedrale da Don Angelo, nel 50° anniversario. Sacerdote instancabile e gioioso che, con grande entusiasmo, ha avvicinato giovani e adulti alla fede cristiana. Un cammino davvero avvincente il suo, che ha ridestato i cuori di molte persone rinnovate dall’incontro con Gesù, attraverso dei testimoni di una fede robusta. Una vocazione nata nell’Isola di Pellestrina a lui cara, perché custodisce il santuario della Madonna dell’Apparizione, e cresciuta grazie all’amicizia con i fratelli sacerdoti. I fedeli delle parrocchie che ha guidato in questi anni, di Sant’Andrea, di San Giovanni Battista e della Cattedrale, lo ricordano come in perenne movimento nella benedizione delle famiglie o a visitare gli ammalati a casa e all’ospedale. I canti, i salmi, le preghiere davanti al Santissimo, le innumerevoli letture e le varie pubblicazioni hanno sempre scandito le sue intense giornate. Non è possibile dimenticare durante le camminate in montagna il suo volto lieto e l’acutezza del suo sguardo, che invita ad ammirare ogni particolare della creazione, senza perdere mai di vista la vetta, metafora del cammino della vita. È stato una guida certa in grado di richiamare all’Essenziale attraverso un lavoro innanzitutto personale e facendosi compagno di viaggio nella gioia e nel dolore. Per molti è un padre che ha saputo scorgere quello che il cuore di ogni uomo desidera, quella felicità che trova risposta nell’incontro con Cristo. Anche per me è stato così; don Angelo infatti ha accompagnato tutti i momenti della vita e ne ha guidato i passi con la consapevolezza del disegno buono, che Dio ha su ciascuno di noi. Domenica nel corso della celebrazione a più riprese il suo volto è apparso lieto e colmo di quella gratitudine, piena di stupore per quanto vissuto e per il centuplo che continua ad accadere. Come Pietro è salito sulla barca per seguire Gesù, grazie anche alla compagnia di quanti ha incontrato e ora godono della gioia del Paradiso. La liturgia è stata accompagnata dai canti della tradizione e al termine della messa i fedeli accorsi da tutta la diocesi hanno espresso la loro vicinanza con lunghi e fragorosi applausi. Nel centro parrocchiale infine è stato allestito un ricco buffet, preparato con mille cure dalle famiglie della Cattedrale, che hanno animato la serata con la proiezione di un filmato riguardante i momenti più significativi della vita di don Angelo. Con commozione e profonda gioia ringrazio il Signore insieme ai numerosi amici che mi circondano di averlo posto sul nostro cammino! (Miriam Vianello)

 

Passione per la gloria di Cristo

“Il Signore Gesù è vivo nella Chiesa”. Questa è la frase che campeggia sulla facciata della nostra chiesa di Borgo San Giovanni ed è un richiamo ed un invito ad incontrare Gesù, presente oggi come duemila anni fa. Caro don Angelo, questo è stato ed è l’essenziale che tu ci hai annunciato e testimoniato nei trent’anni di servizio pastorale nella nostra parrocchia. Alla celebrazione del 50° della tua ordinazione sacerdotale sono venuti molti amici di Borgo San Giovanni, tutti spinti dal desiderio di ringraziare il Signore per averti scelto come Suo sacerdote. È stata una gioia ritrovarci per condividere con te quest’importante momento della tua vita, a conferma che la comunione in Cristo unisce e crea legami veri e duraturi, indipendentemente dal luogo in cui si è chiamati a vivere. La comunità tutta si è stretta attorno a te con diverse numerose partecipate dimostrazioni d’affetto. Tu hai guidato la realizzazione della nostra bella chiesa, ma soprattutto ci hai condotto a riconoscere con la tua vita che il sacerdote è colui che cammina con gli uomini dentro l’amicizia con Dio. Ti ringraziamo per esserci stato guida e riferimento per lunghi anni. Un’amicizia nata, per alcuni di noi, dall’adolescenza e proseguita nella maturità, per cui hai celebrato i nostri matrimoni, battezzato i nostri figli, accompagnato alcuni nostri cari all’incontro col Padre celeste. “Il sacerdozio – dice papa Benedetto XVI – non è una cosa di alcune ore, ma si realizza nel tempo, nella vita pastorale, nelle sue sofferenze e gioie per diventare sempre più sacerdoti in comunione con Cristo”.

Caro don Angelo, cinquant’anni di fedeltà e di amore a Gesù ed alla Sua Chiesa non sono solo un bellissimo traguardo, ma rappresentano una vita donata agli altri nel Suo nome. Ogni giorno continui a testimoniarci come questa frase di San Paolo sia motivo della tua vocazione: “Mi protendo nella corsa per afferrarlo, io che sono già stato afferrato da Cristo”. Dio ti benedica assieme a tutti i sacerdoti che ha donato alla nostra diocesi e, per Grazia, continua a donarci. Non possiamo ora non citare questa frase del Santo Curato d’Ars: “Che cosa grande è il sacerdozio! Non lo si capirà bene se non nel cielo… se lo si comprendesse sulla Terra si morirebbe, non di spavento ma di amore!”. Grazie! (La comunità parrocchiale di San Giovanni Battista)

 

Osservatorio

Un impegno continuo

Domenica 30 marzo 2014, il pellestrinotto mons. Angelo Busetto (parroco della Cattedrale) ci ha annunciato (con la schiettezza che lo distingue) che il 6 aprile avrebbe celebrato il suo 50° di sacerdozio; e lo avrebbe celebrato con noi, che siamo semplicemente i suoi parrocchiani.

Mentre parlava, pensavo che, se le Autorità vorranno venire, saranno gradite. E, se non verranno, saranno giustificate dalla mole di lavoro che le attende ogni giorno. Comunque (pensavo) il 6 resta un giorno importante per il nostro caro parroco. 50 anni di sacerdozio sono un grosso numero. Sono 50 anni di apostolato, segnato da esperienze varie e da un impegno continuo, con la speranza che la semina dia frutti copiosi (e non amarezze dolorose o momenti poco graditi, che – comunque – vanno superati, mettendoci nelle braccia di Cristo!). Nel curriculum vitae di don Angelo ci sono tappe varie ed importanti, come S. Andrea, e poi la nuova parrocchia di S. Giovanni Battista (o della Munega Matta). Qui c’è una zona, detta “Giro della Madonna” (che comprende tappe e “cicchetti” vari, specie durante il periodo di Carnevale).

Dopo i primi anni di ministero altrove, 9 anni a S. Andrea e 31 a Borgo S. Giovanni fanno 40 anni di apostolato, condotti da don Angelo in modo brillante (vorrei dire con… disinvoltura). Ricordo il don Angelo di 40 anni fa!

Ero andato in Seminario per consultare dei libri, che avrei cercato con l’aiuto del Rettore, mons. Angelo Monaro, che mi fu padrino della cresima (vescovo era il frate Giacinto Ambrosi che, con la guerra, ospitava la Gioventù Cattolica nel Palazzo Vescovile). Don Angelo mi colpì per il suo vestire ordinato (i preti trasandati non mi sono mai piaciuti). La cura della persona, per un prete, è un obbligo (e non un lusso!).

Vorrei ora ricordare i nostri parroci del Duomo, partendo dagli ultimi: mons. Amedeo Varagnolo, Luigi Frizziero, Dino De Antoni (poi Arcivescovo a Gorizia), mons. Francesco Zenna, e poi don Dino Rebellato (che, presto, ci addolorò con la sua morte prematura); e poi Vittorio Vianello; infine il plurilaureato Vincenzo Tosello. E, dal 2010 ad oggi, il nostro festeggiato mons. Angelo Busetto.

Per molti anni, poi, ebbi occasione di portarmi a Borgo San Giovanni, frequentando la nuova chiesa, abbellita dall’estroso, ma grande, pittore Walter Pregnolato, aiutato dalla sua fedele consorte, Bruna Doria. Essi, in varie opere, diedero lustro a quella chiesa.

Vorrei ora terminare, aggiungendo alcune note ad un importante studio dell’Università di Padova sulle “Diversità immuno-ematologiche dell’isola di Pellestrina” (del 1977), che mettono in evidenza le diversità positive degli abitanti dell’isola, che, dopo il trattato di pace con Genova (1381) furono quasi tutti appartenenti a famiglie chioggiotte, che si divisero l’isola (come si può rilevare dal vecchio stemma di Pellestrina), che porta i simboli dei: Busetto, Vianello, Zennaro, Scarpa. Poi si aggiunsero Ballarin e Ghezzo.

Oggi è evidente la necessità di approfondire queste ricerche araldiche, che appaiono superate. Sono da mettere, comunque, in evidenza i risultati positivi, ottenuti con matrimoni tra appartenenti a famiglie diverse. Sinora i risultati ottenuti da questi apparentamenti appaiono positivi, al punto che si registra un discreto aumento di titoli di studio, conseguiti anche con la iscrizione alla Normale di Pisa.   (Anton Maria Scarpa)

 

I giorni

Un’Eucaristia di 50 anni

Cinquant’anni dopo è la stessa Eucaristia, lo stesso Cristo che ti accompagna e che raduna insieme i fratelli. È anche la stessa voglia di trascinarti dietro tutti, per andare insieme davanti a Lui. Salvare tutti, come si fa? Quell’ideale adolescenziale di fare il maggior bene possibile, come si compie? Chi lo realizza? Quando conseguiamo lo scopo della vita? Stare vicino all’Unico capace di salvare il mondo è l’unica possibilità: “Abitare la tua casa, Signore”. Continua ad accadere. Per il dono di Lui, venuto a porre la Sua Presenza in casa nostra. Lo si sperimenta quando si celebra nella stanzetta ricomposta a Cappella nel piccolo appartamento delle Suore; o quando si celebra nel salotto dell’amica malata che presto porterà a compimento il sacrificio della vita. Allora arriviamo a riscoprire la bellezza delle tante chiese dove Egli ha posto la sua dimora accanto alle nostre case. La Chiesa del Battesimo, divenuta Chiesa dell’Ordinazione sacerdotale, e la Cappella del Seminario, quella riadattata in una sala e quella finalmente riaperta nella Chiesetta rinnovata, con i misteri del Rosario in marmo bianco e la rigida statua dell’Immacolata. La Chiesa in strada nella parrocchia dello Spirito Santo, fatta di pietre rosse, e quella gloriosa e laboriosa di Sant’Andrea a Chioggia; la Chiesetta delle Suore a Borgo S. Giovanni, capace di contenere centinaia di ragazzi appiccicati l’uno all’altro, e quella nuova, nata dalla Croce. E infine questo gran Duomo, ricco di storia e di bellezza, dove Gesù ci richiama nello splendore della Cappella Eucaristica in stile barocco. È sempre Lui, il Signore che viene ad abitare in mezzo a noi, di luogo in luogo e di tempo in tempo. “Io sono sempre con voi”. Quando si comincia a stare con Lui, ci si accorge che non siamo chiamati a servizio; né basta un servizio a ore. Semmai potremmo considerarci ‘servi di casa’. Lui però non ci chiama servi, ma amici. Non solo amici, ma familiari: “Siete per me fratello, sorella e madre”. Desiderati e amati, come accadeva nelle ore di adorazione in Seminario, accanto all’immagine intensa di Giovanni, a quella irruente di Pietro, quella altalenante di Tommaso, quella rude di Giuda, che apparivano qua e là negli svogliati libri di arte. Più vivaci erano e sono i volti reali, di preti giovani o attempati, di maestri dall’intuizione limpida e sfavillante, di amici e amiche dalla preghiera intensa e fedele. Cinquant’anni dopo, è la stessa Eucaristia. Ma la percezione si è allargata al più ampio panorama della Chiesa cattolica nel mondo, forse svaporando gli umori della sentimentalità e fissando lo sguardo sull’Essenziale: il Signore Gesù, l’Amico di una vita.   (don Angelo)

(Servizio fotografico di Ruggero Donaggio: altre foto nel sito)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 15 del 13 aprile 2014