Maria Grazia Bighin incontra il suo sposo!

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Maria Grazia Bighin incontra il suo sposo!

“Chi mi darà ali di colomba, per volare e trovare riposo?” “Soltanto attraverso uomini che sono toccati da Dio, Dio può far ritorno presso gli uomini” (Benedetto XVI).

Un ricordo il 14 gennaio a Borgo Sam Giovanni

Maria Grazia, di Chioggia (Lella per noi di casa), è proprio questa colomba toccata da Dio che chiede ali in tutta la sua laboriosissima vita (l’amica Paola la ricorda indomita, mai ferma neanche da malata), a partire dall’inquietudine di ragazza gravemente ferita in un incidente di corriera mentre tornava con l’amica di sempre, Marilena Donaggio, da un convegno missionario ad Assisi (“dove ero andata a cercarmi il moroso” dirà in una simpatica rilettura della sua vita).

 

Comincia una ricerca che la porta dapprima verso le piccole sorelle di Charles de Foucauld. Di loro le piaceva quella modalità un po’ zingaresca di chi va a gridare il vangelo con la vita. In questi giorni, riordinando le sue cose nella casa di Milano, è saltata fuori proprio quella primigenia promessa, datata ’69, con tutte le formule di impegno e il suo sì contrappuntato da punti esclamativi. Ecco, ho pensato, mia sorella per tutta la vita è stata in qualche misura legata a quel sì che poi si è concretato nella vocazione verginale nei “Memores Domini” e successivamente nella “Fraternità San Giuseppe”. È proprio l’amica Susy, incontrata nel noviziato delle piccole sorelle, che la porta ad incontrare a Milano, nella casa di via Martinengo, don Luigi Giussani.

Nel quadro sintetico della sua vita, appeso ad una parete della sua camera, composto con immagini accuratamente selezionate, campeggia quella in bianco e nero dell’incontro con il grande educatore. Giussani vi compare con un libro sottobraccio mentre guarda intensamente questa sua giovane studentessa dalle lunghe chiome raccolte sotto il turbante (Lella restò in qualche modo sempre una figlia dei fiori quanto a foggia di abiti). Maria Grazia si fidò di Lui, si fidò di questa sorgiva esperienza chiamata “gruppo adulto” in cui la vita è scandita dai ritmi di preghiera e di lavoro, come in un monastero. La cosa che fece cedere di schianto i miei genitori, dopo la visita di Monsignor Giussani a casa nostra in riva Vena (“a chiedere la mia mano” dirà spiritosamente Lella), fu proprio il clima di preghiera che in questi appartamenti si respirava. A papà Michele e mamma Amelia fu chiarissimo che quella esperienza era fondata e avrebbe fatto fiorire la vita di questa loro figlia così speciale.

Maria Grazia si laureò in lettere alla Cattolica nel ‘74 avendo come insegnanti mons. Luigi Negri (oggi vescovo di Ferrara che l’ha ricordata immediatamente in un tenero biglietto) e Giussani stesso; insegnò nelle scuole medie di Buccinasco, frequentò con assiduità il monastero benedettino della Cascinazza, nella bassa milanese, dove la sua spiritualità era continuamente rilanciata. Frequenta anche le Suore dell’Assunzione di Milano, dove vive la sua missione l’amica conterranea Marilena, e dove la sua salma sarà accolta e custodita per una notte, prima del ritorno alla città natale. Dopo il pensionamento dalla scuola, Lella sarà inviata in missione in Colombia a Bogotà in una scuola italiana dove la sua vocazione educativa continuò ad esprimere quella capacità di descrivere il reale come segno della Presenza che in certe lettere raggiunge livelli di spirituale liricità. Si tratterà di un’esperienza di grande pienezza: i messaggi che da lei ci arrivarono furono davvero quelli di un compimento. Ritorna da Bogotà perché una sua amica, madre di tre figli, gravemente ammalata, chiede di lei per essere accompagnata nei suoi ultimi giorni. Lella così torna dalla missione, che in qualche modo stava coronando la sua vita, per una persona! Una volta accompagnata al Destino l’amica, Maria Grazia comincia la sua salita al calvario, a sua volta sostenuta dalla fitta trama di rapporti di fraterna amicizia che le rendono visibile il volto di Cristo.

A poche ore dalla sua morte, il 15 dicembre, invita esplicitamente noi fratelli a pregare per papà Michele (era il giorno del compleanno di papà, la domenica terza d’Avvento o del gaudete) e invita il cognato Lucio ad andare dai monaci della Cascinazza molto vicini a casa sua (padre Sergio Massalongo il priore fu, dopo la morte di Giussani, suo padre spirituale, assieme a don Angelo Busetto conosciuto negli anni della gioventù a Chioggia e rimasto sempre in rapporto con lei). Riceve telefonate e risponde per l’intera giornata, poi verso le 23, dopo aver salutato la sorella Norma che l’ha assistita in tutta la sua malattia, si incontra con il Suo Sposo come è quasi profeticamente scritto in questo biglietto trovato nel fiume in piena dei suoi scritti: “In mezzo al casino mi è venuta in mano una cosa bellissima: a) uno scritto di una conferenza tenuta su papà; b) una foto del papà che accompagna mia sorella all’altare. Mi ha molto confortato il volto del papà che sprigionava gioia. Io ho pensato che anch’io avrei voluto dare a papà questa gioia e anch’io avrei voluto averla … Mi pare, oggi, che il Signore mi stia promettendo, segretamente, questa gioia. Perché mi è venuto il pensiero che il papà è il Mio Angelo Custode e lui, che è già col Signore, mi porterà all’Altare perché in me sia compiuta la Sua Santissima Volontà. Così papà porterà anche me all’altare. E la gioia non avrà più fine!”. (fratello Piergiorgio)

Per Maria Grazia sarà celebrata la messa del Movimento di Comunione e Liberazione il 14 gennaio alle ore 19,15 presso la Chiesa parrocchiale di Borgo San Giovanni.

 

 

da NUOVA SCINTILLA 2 del 12 gennaio 2014