Cercare e …adorare

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Rubrica

Parola di Dio / Epifania.

Cercare e …adorare

Parola di Dio / II domenica dopo Natale

Luce dona alle menti

La seconda manifestazione del Signore, dopo i pastori, avviene dinnanzi ai misteriosi Magi giunti dall’oriente per adorare il nuovo re dei Giudei. Forse non sempre attinenti al testo di Matteo, ma posso dire che qualche racconto o sceneggiatura di film, anche recente, non son poi così fatti male. Nei secoli si sono aggiunti particolari che provano a rispondere più alle curiosità dei singoli che al cuore del messaggio evangelico, il quale mi sembra si possa sintetizzare in tre verbi: cercare, leggere le scritture e adorare. Anzitutto cercare: è indispensabile muoversi, levarsi e non smettere di cercare il Re! I saggi Magi giungono da lontano, guidati dalla stella, non impoltriscono, non fanno come Erode (“andate e tornate a riferirmi”).

Fede è relazione, è dubbio, è domanda e quindi ricerca appassionata. I Magi vanno a Gerusalemme, sono aiutati dalla scrittura che dice “a Betlemme di Giudea”. La Parola di Dio nella vita delle comunità è fondamentale, centrale, essenziale. Quanto dovremmo imparare dai fratelli protestanti il contatto, la conoscenza con le sacre scritture! A volte si rimane male quando alla televisione qualcuno sbaglia alle domande sulla Bibbia; abbiamo reso la Parola di Dio tema da quiz televisivo. Ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo, diceva San Girolamo. La catechesi degli adulti va domandata oltre che proposta. Anche i laici dovrebbero dire al proprio sacerdote: aiutami, aiutaci a entrare nella Parola. Non solo feste e gite; dalle labbra dei sacerdoti cerchiamo il nutrimento della fede: che bel proposito per il nuovo anno! E infine adorare; inginocchiati i Magi al re bambino in braccio a sua madre offrirono doni particolari. La divinità a cui offrirono l’oro e l’incenso e la mirra, che già presagisce la sua passione gloriosa. Adorazione significa vivere anche col corpo l’incontro con il Signore. Che pena fanno le nostre assemblee stanche e appiattite! Sempre i soliti canti, persone che non vedono l’ora che finisca per fare della chiesa un mercato; volti di persone che non si domandano neanche cosa sono venuti a fare a messa. La bellezza della tradizione è diventata tomba di liturgie inespressive mentre la liturgia è il luogo e il tempo dell’adorazione, della lode, del canto, del silenzio adorante. Basta che faccia il prete o al massimo il coro o dove si trova l’animatore della liturgia. Si fanno concerti e musiche di ogni genere, specie in questo tempo, si battono le mani, si fanno bis e poi le nostre messe sono di una profonda tristezza (non dappertutto, certo). Non è che qualcosa dovrebbe essere cambiato?

Ringrazio chi mi ha letto in queste settimane. Penso che solo le cose semplici, ma che spronano a cambiare, sono le più gradite ed efficaci. (don Nicola Nalin)

 

 

 

Parola di Dio / II domenica dopo Natale

Luce dona alle menti

Letture: Sir 24,1-4.8-12; Ef 1,3-6.15-18; Gv 1,1-18

La seconda domenica di Natale ha una storia particolare, non sempre infatti la si celebra. Molti commentatori ricordano che un tempo si celebrava il nome santo di Gesù; i più attenti si accorgono che le preghiere del sacerdote riecheggiano questa festa. Possiamo dire che è una nuova occasione per fermarsi sul mistero del Natale che spesso viene accostato ad un racconto bucolico e non alla verità dell’incarnazione già proiettata alla Pasqua di quel bambino. Ci aiuta l’apostolo ed evangelista Giovanni, il quale meditando appassionatamente la sua storia intrecciata con il Maestro ci offre il canto del Prologo. Per diversi studiosi qui sono raccolti alcuni passaggi di un inno che la comunità giovannea rivolgeva al Verbo di Dio incarnato e per il suo particolare attaccamento al Precursore, Giovanni Battista, ne fa menzione intercalata. Lascio volentieri agli studiosi del testo sacro disquisire se questo sia possibile affermarlo con certezza e provo a cogliere due elementi per la riflessione semplice di noi tutti. Il primo mi sembra evidente: Venne tra la sua gente. Questo venire mi fa ricordare la grande pagina della ricerca di Dio del primo uomo, dopo il peccato. “Dove sei?” dice il Creatore, “Mi sono nascosto, ho avuto paura”. Dio viene a cercarci, non più nella voce autorevole dei profeti ma con il volto del suo Verbo eterno. Dio si è manifestato, si è dato, si è lasciato incontrare, l’eterno si è fatto conoscere nel tempo. E io penso che la fede nasca qui: la fede non è unicamente uno sforzo passionale-sentimentale dell’uomo. La fede è risposta a questo evento: a questo darsi di Dio. Io posso aver fede perché Dio si è fatto incontrabile, per me, per ciascuno, in modo speciale per la comunità dei credenti. Ecco perché la fede è dono di Dio, ed è per tutti! E la fede diventa risposta di testimonianza, non intimismo spirituale! La seconda sottolineatura la prendo sempre da queste righe che vanno meditate con calma, da questo versetto: La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Il mondo come ogni essere vivente ama la luce; non c’è possibilità di vita dove manca la luce. Fiori in una serra oscurata, anche innaffiati, appassiscono nel giro di poche ore. Anche l’uomo, oltre a non avere forze, si sente disorientato nel permanere delle tenebre. Quanta luce ci viene dalla vita e dalle parole di Gesù. Inviti al perdono, alla comunione, allo stare insieme, a fondare l’esistenza sulle cose che non passano, a credere nel suo amore e nel suo desiderio di salvezza per gli uomini. Ecco la luce che splende nelle mie tenebre, nei miei no, nelle mie delusioni, nelle mie fatiche, nei miei peccati: ma se la luce di Cristo splende, essa vince le mie tenebre: e con essa io, tu e quest’umanità sempre più ferita. “Luce dona alle menti”, cantiamo con forza queste parole e sperimentiamo che “pace Dio dona ai cuor”. Buon anno nuovo! (Nicola Nalin)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 1 del 5 gennaio 2014