Santi Michele, Gabriele e Raffaele arcangeli

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Domenica 29 settembre l’annuale ricorrenza

Santi Michele, Gabriele e Raffaele arcangeli

Domenica 29 settembre il calendario liturgico ricorda i santi Michele, Gabriele e Raffaele arcangeli. Secondo alcuni studiosi di storia patria, l’invitto arcangelo Michele sarebbe stato il primo patrono della comunità ecclesiale clugiense. Infatti, nella località di Brondolo – già dal secolo VIII – esisteva l’insigne monastero di San Michele Arcangelo e della SS. ma Trinità, retto dai Benedettini, e quindi uno tra i più antichi insediamenti monastici, in occidente, che venerava il celeste Arcangelo. Alle origini del monastero

è presumibile un moto di penetrazione longobarda nell’area di gronda della laguna veneta; l’ipotesi viene suffragata da un’antica donazione effettuata dal duca longobardo Sergio, alla quale fecero seguito altre elargizioni di eminenti personaggi. Ricordiamo, altresì, che nella sala maggiore dell’antico palazzo pretorio di Chioggia figurava un vetusto bassorilievo lapideo raffigurante il celeste Arcangelo. In Europa, durante l’alto Medioevo, furono edificati in suo onore tre gioielli di devozione, di storia, di architettura ed arte: l’abbazia di Mont Saint-Michel in Normandia, la Sacra di San Michele sul Monte Pirchiriano, in Piemonte e il santuario del Monte Sant’Angelo sul Gargano, in Puglia. Difensore della Chiesa, la sua statua compare sulla sommità di Castel Sant’Angelo a Roma ed egli è protettore del popolo cristiano, come un tempo lo era dei pellegrini medievali contro le insidie che incontravano lungo la via. Leone XIII (1810-1903), il 13 ottobre 1884, dopo aver terminato di celebrare la Santa Messa nella cappella vaticana, restò immobile una decina di minuti in stato di profondo turbamento. In seguito si precipitò nel suo studio. Fu allora che il Papa compose la preghiera a San Michele Arcangelo. Successivamente racconterà il Pontefice di aver udito Gesù e Satana e di aver avuto una terrificante visione dell’Inferno: “Ho visto la terra avvolta dalle tenebre e da un abisso, ho visto uscire legioni di demoni che si spargevano per il mondo per distruggere le opere della Chiesa ed attaccare la stessa Chiesa che ho visto ridotta allo stremo. Allora apparve San Michele e ricacciò gli spiriti malvagi nell’abisso. Poi ho visto San Michele Arcangelo intervenire non in quel momento, ma molto più tardi, quando le persone avessero moltiplicato le loro ferventi preghiere verso l’Arcangelo”. Dopo circa mezz’ora fece chiamare il segretario della Sacra Congregazione dei Riti, prescrivendogli di far stampare il foglio che aveva in mano e farlo pervenire a tutti i Vescovi della Chiesa: il manoscritto conteneva la preghiera che il Papa dispose di far recitare al termine della Santa Messa, la supplica a Maria Santissima e l’invocazione al Principe delle milizie celesti, per mezzo del quale si implora Dio affinché respinga il Principe del mondo nell’inferno. Tale supplica è caduta in disuso. Nessun Pontefice ha abrogato questa preghiera dopo la S. Messa e neppure il “Novus Ordo” la nega, anche se dagli anni Settanta si iniziò a non più recitarla, privando così la Cristianità di una preziosa arma di difesa. (Giorgio Aldrighetti)

Nella foto: San Michele arcangelo di Guido Reni, sec. XVII.

 

 

 

da NUOVA SCINTILLA 35 del 22 settembre 2013