Pacificatore provocante, riconciliatore coraggioso, amato dalla gente

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Ersilio Tonini

Pacificatore provocante, riconciliatore coraggioso, amato dalla gente

Duomo gremito a Ravenna per i funerali. Il card. Dionigi Tettamanzi, delegato della Santa Sede, ha presieduto la celebrazione, leggendo il telegramma del Papa, che lo ricorda come “animato dal desiderio di annunciare Cristo attraverso un linguaggio semplice e incisivo”. Nell’omelia l’arcivescovo di Ravenna, Luigi Ghizzoni, ne ha tracciato anche un breve ritratto: “Prima di tutto è stato un prete e un vescovo, semplicemente…”

 

Annunciare, illuminare, predicare e comunicare. La vita del card. Ersilio Tonini e il suo stesso ministero di prete e di vescovo, si riassumono in queste quattro azioni. L’arcivescovo di Ravenna, mons. Luigi Ghizzoni, le ha messe in luce nel tratteggiare, durante l’omelia per i funerali, il profilo dell’arcivescovo emerito di Ravenna e Cervia, scomparso nella notte tra sabato e domenica scorsi all’età di 99 anni.

Per le esequie presiedute nel duomo di Ravenna dal card. Dionigi Tettamanzi, arcivescovo emerito di Milano e delegato della Santa Sede, un migliaio di fedeli hanno voluto portare il loro ultimo saluto a Tonini. Un altro migliaio di persone ha partecipato nella chiesa maggiore dell’opera “Santa Teresa del Bambin Gesù” di Ravenna alla Messa celebrata in suo suffragio. Alle esequie, nelle prime file antistanti l’altare, erano presenti una decina di vescovi e una cinquantina di sacerdoti. Molte anche le autorità in rappresentanza delle Istituzioni locali. Chi non è riuscito a entrare in cattedrale ha potuto seguire la cerimonia sul maxischermo allestito per l’occasione in un altrettanto gremita piazza Arcivescovado. Il feretro, accolto in duomo dal gonfalone della regione Emilia-Romagna e da quelli di tanti Comuni emiliano-romagnoli, è giunto in processione dalla struttura Opera Santa Teresa, dove il cardinale viveva da anni, accompagnato dal silenzio e dalla commozione di tanti suoi concittadini.

Il messaggio del Papa. Prima di celebrare le esequie, il card. Tettamanzi ha letto il telegramma con cui Papa Francesco ha voluto portare a Ravenna il suo messaggio sulla figura del cardinale Tonini. Premettendo di aver “appreso con dolore la notizia della morte del cardinale”, ha affermato in queste righe di ricordarlo “come grande evangelizzatore e comunicatore della Parola di Dio”. “Era animato – prosegue il messaggio letto da Tettamanzi – da un vero desiderio di annunciare Cristo con un linguaggio semplice e incisivo. Ma soprattutto testimoniava il Vangelo con la propria sobria vita”.

Un grande comunicatore. Un carisma, quello dell’arcivescovo emerito di Ravenna, ben sottolineato anche da mons. Ghizzoni nella sua omelia. Partendo dalla figura di san Pietro Crisologo, vescovo di Ravenna dal 425 al 451, l’arcivescovo ha definito Tonini “un po’ meno vicino al dotto teologo e più simile a san Francesco di Sales che è stato un anticipatore dei grandi comunicatori”. Se il primo ha fatto grande la sede metropolitana di Ravenna già nel 430, “l’altro ha sperimentato i modi per far arrivare il messaggio a tutti. E questa è stata la preoccupazione più vicina al cuore del card. Tonini”, ha proseguito. “Quante persone dopo i suoi interventi televisivi, le sue conferenze, le omelie, gli incontri parrocchiali o personali, hanno potuto dire come nel ritornello del Salmo: ‘La bocca del giusto medita la sapienza’. Con le sue parole giuste, il cardinale ha ammaestrato molti, con sapienza”.

I temi cari. Un altro punto di forza del card. Tonini, messo in luce nell’omelia, è stato il suo amore per la vita. “Gli piaceva riflettere sull’attualità – ha sottolineato ancora l’arcivescovo -. Si fermava volentieri sui temi esistenziali, quali la vita, la morte, la malattia, la povertà”. Altrettanto forte l’attenzione ai temi etici “come la famiglia e la stabilità delle scelte e degli affetti”. E, ancora, “il progresso dei popoli, la necessità del lavoro per i giovani e, più in generale, l’osservanza delle norme che garantiscono correttezza, giustizia e solidarietà in questo campo”. Al tempo stesso, ha osservato Ghizzoni, “era pronto a denunciare chi si approfittava dei più deboli, con esiti a volte anche tragici, come nel caso delle 13 vite di lavoratori perse nell’incendio della loro nave nel 1987, nel porto di Ravenna. O nelle terre dell’America Latina e dell’Africa, dove la povertà e le strutture ingiuste impedivano un vero progresso dei popoli”.

Un riconciliatore. Ma ancora prima che un grande comunicatore, ha concluso l’arcivescovo ravennate nell’omelia, “il cardinale è stato un prete e un vescovo, semplicemente”. Un “pacificatore provocante e un riconciliatore coraggioso, amato e capito dalla gente; anche da tanti lontani: almeno da quelli senza pregiudizi”.

a cura di Alessandra Leardini (Ravenna)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 31 del 4 agosto 2013