Le sfide odierne delle Chiese del Triveneto

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Le sfide odierne delle Chiese del Triveneto

VISITA AD LIMINA. Le prime impressioni dei vescovi, l’incontro con Papa Francesco

Giorni di grande fraternità e di pace, segnati anche visibilmente dalla bella comunione ecclesiale che lega il Papa, i vescovi e il popolo cristiano, la Chiesa universale e quella locale delle terre del Nordest italiano: sono le primissime impressioni dei pastori della Conferenza Episcopale Triveneto sulla visita “ad limina Apostolorum” che si è svolta a Roma dal 15 al 19 aprile. “È stata un’esperienza fortissima per noi vescovi – racconta mons. Giuseppe Pellegrini, titolare di Concordia-Pordenone e segretario della Cet -. Abbiamo avuto l’occasione di vivere insieme per parecchi giorni, pregando e celebrando tutti insieme, confrontandoci continuamente, anche in vista dei tanti incontri in programma. La visita ad limina ci ha permesso di vivere un momento di grande collegialità

episcopale ed ha favorito senz’altro il sentirci parte di una Chiesa universale, ben più ampia delle nostre realtà locali. Personalmente, è una delle esperienze più belle che abbia vissuto sinora”.

Un momento forte, per i vescovi, è stato il primo incontro diretto con Papa Francesco avvenuto la mattina di lunedì 15 aprile per il gruppo formato dal Patriarca Moraglia (Venezia) e dai vescovi Mattiazzo (Padova), Zenti (Verona), Soravito de Franceschi (Adria-Rovigo), Andrich (Belluno-Feltre), Pizziol (Vicenza) e Tessarollo (Chioggia). Il secondo gruppo – composto dai vescovi Gardin (Treviso), Pizziolo (Vittorio Veneto), Pellegrini (Concordia-Pordenone), Bressan (Trento), Muser (Bolzano), Mazzocato (Udine), Redaelli (Gorizia) e Crepaldi (Trieste) – ha quindi vissuto l’incontro con Papa Francesco giovedì 18 aprile. È stata l’occasione per presentargli, in un dialogo a più voci, la realtà dell’intera regione ecclesiastica triveneta ed in particolare quella delle singole diocesi, ad un anno esatto dalla conclusione del secondo convegno ecclesiale di Aquileia di cui sono riecheggiati spesso temi e snodi rilevanti: la nuova evangelizzazione in un contesto fortemente mutato, il dialogo con le culture del nostro tempo, l’impegno per il bene comune.

“Ho ringraziato il Santo Padre per l’accoglienza che ci ha riservato e per le prime parole del suo pontificato quando ha voluto ricordarci, attraverso le parole del Padre nostro e dell’Ave Maria, il primato di Dio. E tutti insieme lo abbiamo ringraziato per l’immagine profondamente evangelica, semplice ed essenziale che sta offrendo della Chiesa”, ha raccontato mons. Francesco Moraglia, da poco meno di un anno presidente della Conferenza Episcopale Triveneto. Davanti al Papa il Patriarca e gli altri vescovi hanno parlato del Triveneto come di “una terra di fede antica e profonda, impastata nel contesto della storia della gente e con una Chiesa molto vicina al popolo” che adesso “deve fare i conti con una secolarizzazione molto pronunciata e che rende difficile la proposta cristiana, soprattutto nei riguardi delle nuove generazioni”. Il Papa, memore certamente della realtà latinoamericana, ha manifestato ai vescovi una particolare cura da avere: che non prenda il soppravvento una dimensione solo “orizzontale” della vita, facendo attenzione ad evitare le varie forme di “psicologismi” e “sociologismi”. Tutto, comprese evidentemente le scienze umane, è di aiuto ma non va mai dimenticato che la proposta cristiana genera una fede capace di tradursi anche in scelte sociali, in un “vedere” ed affrontare la realtà non in modo astratto ma sempre a partire dal fatto di essere “discepoli del Signore, segnati dal battesimo e legati ad una fede”. Papa Francesco si è informato sul numero dei seminaristi presenti nelle varie diocesi e ha raccomandato l’impegno per le vocazioni che sono “da incrementare, non limitandosi a prendere atto che oggi sono poche”.

Fittissimo, poi, ed esteso lungo tutta la settimana è stato il calendario di appuntamenti svolti con i vari dicasteri della Curia Romana.

 

 

Attorno al Papa

1200 pellegrini (ben 300 da Chioggia) a Roma per l’udienza con papa Francesco e la messa a S. Paolo con i vescovi triveneti. Le riflessioni del patriarca Moraglia.

 

Mercoledì 17 aprile è stata la giornata con gli appuntamenti più di carattere pubblico della visita “ad limina”; per l’occasione sono giunti a Roma circa 1200 fedeli in rappresentanza di molte Diocesi del Triveneto (300 dalla diocesi clodiense, il gruppo più numeroso): alle ore 10.30 hanno partecipato tutti all’udienza generale con il Santo Padre e poi, alle ore 16, c’è stata la S. Messa con i Vescovi del Triveneto nella basilica di S. Paolo fuori le Mura.

“Gesù ha voluto legare in modo indissolubile la sua Chiesa alla fede del discepolo Pietro e di quanti gli sarebbero subentrati nel ministero o servizio del primato – ha affermato nell’omelia mons. Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia e presidente della Conferenza Episcopale Triveneto -. Per il fedele cattolico il ministero petrino appartiene alla realtà ecclesiale e, per quanto lo riguarda, la costituisce; il possibile rischio è che tale ministero finisca per diventare qualcosa di scontato, di ovvio, riducendosi il senso e la grandezza di questo servizio ecclesiale voluto dallo stesso Signore Gesù. Con questa visita ad limina intendiamo chiedere al Signore la grazia che le nostre Chiese del Triveneto vivano al meglio la comunione ecclesiale, a partire dalla paternità universale del Vescovo di Roma”. Riflettendo sulla figura del Papa, sulla sua recente elezione e sulla realtà della Chiesa mons. Moraglia ha quindi invitato a considerare che “Dio ha una logica che non è quella degli uomini e, tanto meno, quella del mondo. La Chiesa – l’abbiamo toccato con mano – è una realtà diversa da come la presentano i media; noi uomini di Chiesa non sempre ne siamo consapevoli e càpita, talvolta, che ci facciamo dire dai media che cosa è la Chiesa… Sarebbe bene ricavarne un insegnamento per il futuro. Le questioni ecclesiali, poi, non possono essere lette acriticamente secondo le prospettive del mondo, perché il Vangelo non ci insegna il buon senso del mondo ma la verità di Dio”. “Con semplicità disarmante – ha proseguito mons. Moraglia – Papa Francesco ci ha ricordato che camminare con la gente del nostro tempo, edificando la Chiesa sempre sulla Croce di Cristo, è evangelicamente necessario e lo è, particolarmente, oggi perché viviamo immersi in una cultura autoreferenziale e individualista. E, se viene meno la vigilanza evangelica, si finisce per porre il proprio io, il proprio appagamento e la propria volubilità al centro di tutto. Ma una Chiesa autoreferenziale è già radicalmente scristianizzata, in quanto non si riferisce più a Cristo di cui è il sacramento, ossia il segno efficace. E, a ben vedere, di una tale Chiesa lo stesso mondo non sa cosa farsene perché il mondo già perfettamente si possiede in quanto mondo. Al nostro carissimo Papa Francesco noi fedeli e pastori del Triveneto diciamo – insieme al poverello d’Assisi – che, oltre a volerGli bene, promettiamo l’obbedienza e la reverenza che si deve al Padre. E promettiamo effettiva comunione ecclesiale, nell’amore di Cristo”.

La mattina di giovedì 18 i vescovi del Triveneto hanno inoltre celebrato la messa presso l’altare della tomba di S. Pietro. Nell’omelia mons. Moraglia ha osservato tra l’altro: “Chiediamo al pescatore di Betsaida di Galilea, con la sua intercessione, di ottenerci la grazia di vivere il dono della comunione con la Chiesa di Roma e fra le nostre Chiese. Se nelle nostre Chiese porremo di più al centro la communio, esse giungeranno alla pienezza della cattolicità che è universalità declinata nella particolarità; universalità e particolarità definiscono esaurientemente la vita della cattolica Sposa di Cristo… La visita ad limina, ben prima degli aspetti giuridici e amministrativi, è chiamata a verificare la realtà di fede e di amore che è dimensione fondante la Chiesa e da cui ogni altra prospettiva, giuridica e amministrativa, consegue. Chiediamo, tramite l’intercessione dell’apostolo Pietro, di essere, in quanto vescovi, servitori umili e coraggiosi di questa comunione ecclesiale. Impegnamoci a trasmettere questa mutua immanenza fra Chiesa universale e particolare alle nostre comunità e, in modo tutto speciale, ai nostri presbiteri e nella formazione dei nostri seminaristi”.

 

 

da NUOVA SCINTILLA 16 del 21 aprile 2013