Un uomo del XXI secolo può credere ancora alle reliquie?

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Un uomo del XXI secolo può credere ancora alle reliquie?

Pellegrinaggio quaresimale dell’Unità pastorale di San Martino-Madonna di Lourdes

La risposta è quasi scontata… si tratta di superstizioni, di retaggi del passato, eppure… Eppure un variopinto drappello di pellegrini parte da Sottomarina a metà marzo e va verso l’Abruzzo per incontrare una fede fatta carne proprio attraverso dei segni materiali che la fede dei nostri padri ci ha gelosamente tramandato. Siamo un gruppo di 80 persone, ben variegato: qualche famiglia al completo, alcuni ragazzi che mettono in Facebook il nostro resoconto fotografico in tempo reale, alcuni amici, persone più mature, un parroco, una superiora. Ci aspetta una mattina piuttosto umida e assonnata, ma mentre il giorno si fa avanti, una Madre, La Madre ci invita a casa sua, a Loreto e tra le pietre antiche, misteriosamente presenti in quel luogo di devozione, ci sentiamo amati e prediletti. Mettiamo nelle Sue mani le nostre domande, i nostri

dubbi, le nostre speranze. Non siamo soli: incontriamo i volontari dell’Unitalsi toscana, lì riuniti per l’accoglienza dei nuovi membri già al lavoro con alcuni disabili. Il sorriso di chi è soggetto e oggetto di carità è lo stesso, sereno e gioioso. Li guardiamo e vogliamo imitare il loro sguardo. E poi, di nuovo in pullman, l’autostrada si snoda tra le dolci colline dell’Abruzzo, ci fa compagnia il nostro mare Adriatico e intravvediamo stupiti le nevi del massiccio della Maiella. Arriviamo alla bella Ortona, un tempo fiorente città marinara che custodisce nella cattedrale il corpo quasi completo dell’apostolo Tommaso, sì, quello che non voleva credere e ha voluto toccare con mano prima di riconoscere Gesù risorto. Il parroco don Pino vuole renderci partecipi della presenza del santo e ci aggiorna sugli ultimi studi sulle reliquie. Nel museo ammiriamo stupiti un dipinto che illustra l’apparizione della Madonna della Navicella a Baldissera. La Chioggia raffigurata non è riconoscibile, ma Lei sì, la Madonna dal manto nero che porta sulle ginocchia il Cristo morto. È straordinario come possa essere arrivata la sua fama così lontano, ma molto di inaspettato è ancora preparato per noi. Finalmente il riposo in un accogliente albergo in cui possiamo godere dell’ospitalità di gente aperta e cordiale. La mattina un sole sfolgorante e un cielo terso illuminano il secondo giorno di viaggio. Lanciano è famosa perchè luogo del più antico miracolo eucaristico: nel VII secolo sotto gli occhi di un monaco dubbioso il pane si è fatto Carne e il vino Sangue e una teca preziosa li conserva ancora per noi; Caterina, la nostra guida, ci spiega che si tratta del tessuto di un cuore umano; ci vengono i brividi… è il cuore di Gesù che ci vuole così bene da aver voluto rimanere con noi dopo averci dato anche la sua vita. Quante volte ci avviciniamo all’Eucaristia distratti e abituati e il suo cuore è lì, pronto ad amarci ed accoglierci sempre. L’ultima tappa, Manoppello, completa il nostro cammino con un altro segno straordinario: possiamo vedere il Volto con ancora i segni della passione. Si tratta probabilmente del velo con cui la Veronica ha asciugato il volto sofferente di Cristo. Il volto dell’Uomo della Sindone è perfettamente sovrapponibile ad esso. Non siamo più quelli di prima, il cammino alla scoperta dei segni ci ha arricchiti e ci ha resi più coscienti. Certo, le pietre non dicono nulla se qualcuno non le fa parlare, ma la fede si nutre anche di segni. Ha bisogno di testimoni lontani e vicini che ci sostengano nel cammino. Il regalo di questi giorni ci chiede di essere segno vivente per i nostri fratelli uomini. (Susi Boscolo Mezzopan)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 14 del 7 aprile 2013