Vedendo Yacopo diacono

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L’emozione di Simone, suo compagno di Seminario

Vedendo Yacopo diacono

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L’affetto di molti parenti e amici, l’abbraccio delle molteplici comunità cristiane dove in questi anni ha prestato servizio pastorale, hanno reso particolarmente emozionante e carico di significato il Rito di ordinazione diaconale di Yacopo. L’ordinazione è avvenuta nel cammino quaresimale, nella domenica “Laetare”, ed ha visto il duomo di Cavarzere gremito di tanta gente proveniente un po’ da tutta la diocesi. Veramente una grande festa, partecipata ed attenta, dove gioia ed emozione erano i sentimenti che albergavano nell’animo di tutti. Con il sacramento dell’Ordine Yacopo, come Diacono, si è consacrato a Cristo ponendosi al servizio di tutta la comunità, soprattutto dei più poveri e degli ultimi. L’imposizione delle mani del Vescovo Adriano, insieme con la preghiera consacratoria, ha costituito il segno visibile di tale consacrazione. L’impegno di Yacopo, poi, a partecipare in una maniera particolare alla missione e alla grazia di Cristo, ha dato forma

concreta a questo prezioso dono dello Spirito Santo. Le ripetute risposte alle interrogazioni da parte del vescovo con un fermo e deciso “Sì, lo voglio”, ha fatto crescere nei cuori dei presenti la gioia della presenza viva di Cristo risorto. Il sacramento dell’Ordine imprime al diacono un sigillo, un “carattere”, che nulla potrà cancellare e che lo configura a Cristo, il quale, per primo, si è fatto “diacono” cioè servo di tutti. In una società come quella attuale, dove l’egoismo e il benessere personale sembrano regnare, la figura di un giovane che dona la sua vita, non può non farci riflettere sul fatto che “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!” (At 20,35). Caro Yacopo, proprio a te voglio rivolgermi ora, prendendo spunto dalle parole di Papa Francesco: “Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri”. Sì, Yacopo, incarna queste parole. La tua testimonianza di vita sia sempre a servizio dei più poveri, degli ultimi. Tra un mese anch’io sarò ordinato diacono. Vederti lì prostrato a terra in segno di fiduciosa sottomissione a Dio, durante il canto delle litanie dei santi, non solo mi ha fatto commuovere ed emozionare, ma mi ha fatto pensare a quel giorno, ormai vicino, nel quale anche su di me, scenderà unanime la preghiera celeste che si unisce a quella terreste. È veramente un grande dono, una grande grazia il diaconato. Sappiamo bene che il diaconato comporta una scelta, quella del celibato e della verginità per tutta la vita. Ma non si tratta semplicemente di una rinuncia: rinuncia ad avere una moglie, ad avere dei figli secondo il sangue, ad avere una propria famiglia o in definitiva una rinuncia alla realizzazione di sé. Tutt’altro: è la risposta alla chiamata ad un amore più grande, ad entrare nella vita stessa di Dio, che è amore infinito, amore che non si rinchiude in se stesso, ma si dona, si fa servizio, comunicazione, condivisione, prima di tutto all’interno di un presbiterio, significativamente rappresentato da molti sacerdoti, ma che abbraccia la Chiesa tutta. L’augurio che mi nasce spontaneo e che vuole essere motivo di riflessione anche per me è di perseverare e crescere nell’amore e nell’adesione di fede a Gesù. Il sacramento dell’Ordine dona e chiede un’intimità speciale di amore e di vita con Cristo Gesù, una sequela radicale e una totale condivisione dei suoi sentimenti e comportamenti. Coltiva la preghiera, quella personale e in particolare la preghiera ufficiale della Chiesa, la Liturgia delle Ore, che con l’ordinazione hai assunto come impegno. Grazie ad essa, alla preghiera, potrai conservare e maturare l’amicizia col Signore Gesù, così potrai gustare per primo la gioia della speranza viva che potrai comunicare alle persone che incontrerai nel tuo ministero diaconale con la parola e la testimonianza della stessa tua vita.   (Simone Doria)

 

 

(rassegna fotografica di G. Cassetta)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 12 del 24 marzo 2013